20-20-20
Inviato: dom dic 14, 2008 20:19
Voglio chiedere il sostegno di tutti voi per dare la maggiore diffusione possibile al seguente concetto:
diffondere in rete un movimento di "protesta" nei confronti della politica energetica del Governo che abbia come obiettivo una critica costruttiva ma soprattutto un forte stimolo alla nostra classe dirigente perchè faccia qualcosa di concreto a sostegno del piano U.E. 20-20-20 sottoscritto venerdì da Berlusconi.
L'idea di base che spero tutti possiamo condividere, al di là delle opinioni politiche e al di là del contenuto della mia lettera è questa: non basta predicare bene (sottoscrivere l'accordo) e razzolare male (azzerare l'operazione 55%).
Non va bene dire "aderiamo al piano però aspettiamo di vedere cosa succede a Copenhagen" (marzo 2010!!!).
Sul forum si discute tra tecnici del settore ma è fuori dal forum che dobbiamo dare divulgazione alle nostre ragioni.
La cosa più importante non è chiedere che lascino il 55% com'era, sappiamo tutti che si può fare anche qualcosa di diverso, purchè si faccia.
Se Tremonti ha fatto dietro front sulla retroattività sicuramente è stato anche per le numerose e forti proteste ricevute.
Solitamente non mi faccio promotore di catene in rete e non amo contribuire a diffonderle, ma ora credo che sia un momento cruciale per sollecitare il Governo.
Per questo vi chiedo di mandare una mail a tutti gli indirizzi che avete in rubrica, ai media locali e nazionali, alle associazioni, alle casalinghe, ecc. per cercare di sommergere il MSE con migliaia di messaggi che chiedano semplicemente: SOSTEGNO CONCRETO AL PIANO U.E. 20-20-20 NON SOLO PAROLE
Segreteria.ministro@sviluppoeconomico.gov.it
Io ho già inoltrato la richiesta a tutti gli indirizzi della mia rubrica ed ho inviato il messaggio oltre che al MSE anche al presidente della Camera.
Se pensate possa essere utile fate la stessa cosa, divulgate questo messaggio e inviate l'e-mail al MSE.
Se avete altri indirizzi significativi (per es. la presidenza del conisglio dei ministri, il ministero dell'ambiente il ministero dell'economia, ecc.) condivideteli e diamoci dentro, possiamo farci sentire.
Gian Luigi Zanetti
Corte Franca
Riporto di seguito il contenuto della lettera che ho inviato a tutti gli indirizzi:
Il piano 20-20-20, dalla logica del consumo a quella del risparmio
Si è da poco concluso il vertice tra i capi di governo europei con un compromesso sul pacchetto clima, l'Italia ed altri paesi hanno ottenuto alcuni sconti e soprattutto si sono garantiti tutte le vie di fuga possibili, ma il piano 20-20-20 è stato sostanzialmente confermato e tutti si dicono soddisfatti.
L’Unione Europea quindi ribadisce l’impegno a raggiungere i seguenti obiettivi entro l’anno 2020:
• migliorare l’efficienza energetica del 20%
• ridurre del 20% le emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra
• coprire il 20% del fabbisogno globale di energia dell’Unione da fonti rinnovabili.
Ma, al di la delle dichiarazioni ufficiali dai toni trionfalistici, quali sono le reali intenzioni del Governo italiano in campo energetico ?
L’Italia ha sottoscritto l’accordo, ma Berlusconi si è affrettato a precisare che ora bisognerà aspettare il risultato della conferenza Onu che si svolgerà a Copenhagen tra un anno per capire le intenzioni degli altri grandi paesi industrializzati.
Alcune settimane fa il Governo italiano aveva preparato il campo inviando il Ministro Prestigiacomo a Bruxelles per sostenere che il piano 20-20-20 doveva essere modificato perché sarebbe stato troppo costoso per il nostro Paese.
Contemporaneamente il Ministro Frattini era stato inviato negli Emirati Arabi per procacciare investimenti nel nostro Paese.
Si tratta di due eventi occorsi del tutto casualmente negli stessi giorni ?
Non lasciamoci confondere dal fumo negli occhi delle notizie inutili che campeggiano nei telegiornali (le battute su Obama abbronzato o l’iva di Sky), ragioniamo su cosa sta succedendo a livello di politica energetica in Italia.
Secondo la nostra classe dirigente in questo momento all’Italia non converrebbe investire sul risparmio energetico.
Tuttavia tutti convengono sul fatto che serve un piano di grandi investimenti per rilanciare l’economia.
Possibile che la nostra classe dirigente non sappia fare due più due ?
Il futuro dell’Italia, dell’Europa e di tutti i grandi paesi industrializzati non è il consumismo.
Se non si cambia mentalità andremo incontro ad una crisi cronica.
La ripresa ci sarà, i consumi ripartiranno e allora il prezzo del petrolio tornerà a galoppare fino a raggiungere nuovi record a cui seguiranno nuovi tonfi fragorosi dell’economia.
E’ fondamentale spezzare questo ciclo vizioso che ci trascinerà sempre più in basso.
Non serve una laurea in economia per capire che l’analisi seria di un investimento non si può limitare alla sola valutazione dei costi, ma deve estendersi anche a quella dei benefici.
Sappiamo bene quanto pesi la voce energia nel bilancio del nostro Paese.
Il deficit energetico viaggia intorno a 50 miliardi di euro l’anno con tassi di crescita dell’ordine dei 10 miliardi ogni anno.
(Fonte Enea: nel 2006 il deficit energetico è stato pari al 3,4% del PIL nazionale).
Sappiamo bene che, tra i grandi paesi industrializzati, l’Italia è quello che maggiormente dipende dall’estero per l’approvvigionamento energetico (importiamo oltre l’85% del nostro fabbisogno).
Prendiamo atto della valutazione dell’Unione Petrolifera che stima in 180 miliardi di euro i costi che l’Italia dovrà sostenere per raggiungere gli obiettivi dell’U.E., ma rendiamoci anche conto che da qui al 2020 l’Italia potrebbe spendere oltre 1.000 miliardi in approvvigionamenti energetici (basta fare il calcolo su una base di partenza di 50 miliardi anno con un tasso di crescita del costo dell’energia del 7,5% anno).
Non a caso la pronta risposta di Bruxelles al Ministro Prestigiacomo è stata la semplice considerazione che è proprio il nostro Paese, quello che trarrebbe i maggiori benefici dall’applicazione del piano 20-20-20.
Certamente non è possibile raggiungere l’obiettivo dell’U.E. senza fare sacrifici.
Eppure io sono convinto che l’obiettivo non sia affatto ambizioso e che si debba pensare fin da subito di fare meglio.
Il solo futuro possibile per i grandi paesi industrializzati è lo sviluppo sostenibile.
La sfida del secolo è quella energetica, come scrivono Piero Angela e Lorenzo Pinna.
La nostra classe dirigente vorrebbe convincerci che, vista la crisi, ci conviene toglierci questi grilli dalla testa.
Ci conviene quindi continuare a riversare 10 miliardi di dollari al giorno nelle casse dei paesi produttori di petrolio, sperando che questi decidano, bontà loro, di reinvestire nei nostri paesi, comprandosi le nostre banche e le nostre aziende migliori a prezzi stracciati, vista la situazione del mercato azionario mondiale.
Ad indignarmi non è solo la mancanza di lungimiranza della nostra classe dirigente, e forse il sospetto che pretenda di trattarci da stupidi, ma è soprattutto la mancanza di coraggio.
Eppure io non mi rassegno ad accettare passivamente questa situazione e spero che la gente prenda coscienza della grande importanza e delle enormi potenzialità legate alla sfida energetica.
Oltre un quarto dell’energia in Italia viene utilizzata per la climatizzazione degli edifici (riscaldamento e condizionamento).
La quasi totalità degli edifici costruiti prima del 2005 nella maggior parte del territorio nazionale è caratterizzata da consumi termici molto elevati, mediamente superiori a 20 metri cubi di metano all’anno per ogni metro quadrato riscaldato (2000 metri cubi di metano per riscaldare un alloggio di 100 mq).
Proprio in virtù della pessima situazione energetica del parco edilizio esistente, i margini di miglioramento sono enormi.
Forse i consiglieri energetici del Governo non hanno abbastanza esperienza sul campo per sapere che bastano investimenti dell’ordine di 3.500-5.000 euro per ridurre del 30% i consumi termici della quasi totalità degli edifici esistenti fino a 250-300 metri quadrati di superficie riscaldata.
Con un investimento dell’ordine di 20-30 mila euro si possono ridurre di oltre il 60% i consumi termici di un alloggio esistente di circa 100 mq.
Con un investimento dello stesso ordine di grandezza si possono ridurre fortemente i consumi e azzerare le emissioni di anidride carbonica di una casa edificata in aperta campagna o in nuclei di case sparse al di fuori delle aree urbane comunali, in zone spesso non metanizzate dove l’alternativa al costoso e inquinante gasolio è il meno inquinante ma altrettanto costoso gas g.p.l.
A partire dal 2005 sono state emanate nuove leggi molto più restrittive delle precedenti in materia di risparmio energetico in edilizia.
Io mi auguro che le nuove regole non rimangano solo sulla carta e vengano applicate con rigore.
Ma limitare fortemente i consumi dei nuovi edifici non basterà a risolvere il problema energetico.
Bisogna intervenire in maniera massiccia sul parco edilizio esistente se vogliamo veramente incidere sulla bolletta energetica nazionale e ridurre consistentemente le emissioni inquinanti.
In questo l’aiuto pubblico non può venire meno alle famiglie e alle aziende.
Evidentemente però il Governo non la pensa allo stesso modo, infatti un articolo del decreto "salvacrisi", pubblicato in Gazzetta Ufficiale Domenica 30 Novembre 2008, pone fortissime limitazioni alle detrazioni fiscali del 55% a favore delle famiglie e delle aziende che investono sulla riqualificazione energetica degli edifici esistenti.
Se il decreto sarà approvato entro 60 giorni dalla pubblicazione si tratterà di un vero e proprio colpo di spugna che cancellerà i benefici previsti.
In seguito alla valanga di proteste ricevute il Ministro Tremonti ha già chiarito pubblicamente che il provvedimento non potrà avere valore retroattivo al 1 gennaio 2008.
Dunque gli investimenti già eseguiti saranno salvaguardati.
Tuttavia per il biennio 2009-2010 le associazioni dei consumatori avevano previsto investimenti dell’ordine di 5 miliardi di euro in prospettiva dell’accesso al 55%.
Al danno si unisce la beffa di inserire questa decisione in un pacchetto di operazioni rivolte a contrastare la crisi economica.
Dato che quello dell'efficienza energetica è forse il solo settore in forte espansione in un'economia in grave crisi, si è pensato bene di soffocarlo.
E’ forse più utile dedicare risorse a sostenere il settore automobilistico ?
Credete che concedere incentivi per la rottamazione delle auto possa servire a risolvere la crisi economica ?
Credete che mettere in cassa integrazione decine di migliaia di persone sia l’unica soluzione possibile ?
Io invece credo che una famiglia che investa 25 mila euro per ridurre i consumi energetici della propria abitazione sia di maggiore aiuto all’economia rispetto a chi investe nella sostituzione dell’automobile.
Io credo che pagare decine di migliaia di persone perché se ne stiano a casa ad aspettare che le cose migliorino sia un male minore del licenziamento, ma sia decisamente un cattivo affare per tutti.
Io sono convinto che la grande capacità produttiva del nostro Paese debba in buona parte riconvertirsi dai beni di consumo ai beni di risparmio.
Non serve produrre 7 mila auto al giorno quando se ne vendono 6 mila.
Produciamo 6 mila auto e 3 mila impianti solari al giorno.
Non prendetemi per visionario, so bene di cosa parlo.
Scrivo impianti solari perché tutti possano capire, ma non mi riferisco solo alla produzione su vasta scala di pannelli solari termici (per produrre calore) e fotovoltaici (per produrre energia elettrica), mi riferisco anche alle caldaie a condensazione, alle pompe di calore ad alta efficienza, ai materiali termoisolanti per edilizia, ai serramenti con vetri basso emissivi, ai recuperatori di calore, ai pannelli radianti a bassa temperatura, alle valvole termostatiche e a molte altre diavolerie.
Mi riferisco alle caldaie a biomassa, ma anche al notevole indotto con produzione di macchine cippatrici e per la produzione del pellet, e con la valorizzazione del grande patrimonio boschivo nazionale.
Parlo di migliaia di piccole e piccolissime imprese che operano capillarmente sul nostro territorio.
Parlo della creazione di decine di migliaia di posti di lavoro.
Parlo di un ciclo virtuoso che spezzi quello vizioso del consumo sempre più alto di combustibili fossili, che qualifichi gli operatori e le aziende, che preservi quel poco che ci resta del territorio, puntando a migliorare gli edifici esistenti piuttosto che continuare a costruirne nuovi scadenti, che rilanci l’economia oggi e dia enormi benefici al Paese e ai nostri figli domani.
Credetemi non è affatto vero che non ce la possiamo fare.
Chi lo sostiene non conosce a fondo la situazione.
Non sarà una passeggiata ma bisogna farcela.
La tecnologia ci offre quello che ci serve.
Con investimenti relativamente limitati possiamo facilmente ridurre del 50% i consumi degli edifici esistenti e, se c’è la volontà politica, possiamo raggiungere questo obiettivo entro i prossimi 3-5 anni.
Questo risultato significherebbe migliorare del 13% l’efficienza energetica globale del nostro Paese e ridurre i gas serra almeno del 10%, cioè ci consentirebbe di avvicinarci con largo anticipo a due dei tre obiettivi del piano 20-20-20, ma soprattutto ci garantirebbe un risparmio di oltre 6 miliardi di euro ogni anno (sarebbe meglio scrivere 6 miliardi di oggi che potrebbero essere 9 miliardi entro un paio d’anni in funzione dei tassi di crescita del costo dell’energia cioè del costo del petrolio); soldi da reinvestire nelle energie rinnovabili in modo da puntare con forza anche al terzo obiettivo.
Ricordo a questo proposito che l’Italia, grazie soprattutto al settore idroelettrico, parte già da quota 6% di produzione energetica da fonti rinnovabili (il 16% dell’energia elettrica complessivamente consumata nel nostro Paese è infatti prodotta dalle centrali idroelettriche).
Il tema è vastissimo e io mi sono soffermato solo sull’ambito che conosco più a fondo, ma è chiaro che anche nel settore dei trasporti (che assorbe un terzo dei consumi energetici) quanto in quello industriale (che assorbe un altro terzo) sono possibili ampi miglioramenti.
Basti pensare solamente alle opportunità legate all’uso del gas metano per autotrazione che garantirebbe enormi abbattimenti di emissioni inquinanti oltre a grandi risparmi economici.
I distributori di gas metano per autotrazione stanno crescendo rapidamente in numero e in fatturato, ma forse non coprono ancora il territorio in modo sufficientemente capillare, però sono in pochi a sapere che esistono in commercio minicompressori per il rifornimento degli autoveicoli che possono essere alimentati dall’impianto domestico del gas metano.
Si rientra a casa la sera, si mette l’auto “in carica” e al mattino si riparte con il pieno.
Potrei aggiungere altro, per una visone globale del problema energetico bisognerebbe affrontare anche il tema del nucleare, ma l’ho già fatta troppo lunga e non voglio rischiare di uscire fuori tema.
Quello che mi preme sottolineare e ciò che conta veramente adesso è il coraggio di affrontare in modo serio questi temi e di pretendere che il nostro Governo sostenga da subito con i fatti il piano 20-20-20 dell’Unione Europea, senza aspettare Copenhagen.
Mi vengono in mente le grandi rimonte compiute dall’Italia nel corso della sua Storia, mi viene in mente la disfatta di Caporetto durante la grande guerra e coloro che in parlamento, ricevuta notizia dell’entità del disastro, chiedevano la ritirata dell’esercito sotto la linea del Po.
L’Italia avrebbe perso la guerra e forse l’esito dell’intero conflitto mondiale sarebbe stato diverso.
Fortunatamente il buon senso prevalse e nello spirito dei soldati qualcosa mutò radicalmente; come scriveva il giovane ufficiale Rommel nel suo diario, i soldati italiani catturati dopo Caporetto avevano un atteggiamento più fiero.
Sappiamo tutti come è andata a finire, non sono stati i soldati austriaci, che scrivevano Mailand sui loro elmetti, ad entrare a Milano.
Un anno dopo Caporetto furono gli alpini ad entrare a Innsbruck.
Se vogliamo essere un grande Paese dobbiamo pensare in grande, dobbiamo avere fiducia nelle nostre capacità e prendere coscienza della nostra forza, dobbiamo smettere di piagnucolare e iniziare ad agire.
Facciamo sentire la nostra voce contro l’assurda politica energetica del nostro Governo, sosteniamo il piano 20-20-20 dell’Unione Europea.
Gian Luigi Zanetti
Via Roma 86
Corte Franca BS
Tel 030 988 46 42
Se sei d’accordo manda una e-mail al Ministro dello Sviluppo Economico con la richiesta di SOSTEGNO CONCRETO AL PIANO U.E. 20-20-20 NON SOLO PAROLE
Segreteria.ministro@sviluppoeconomico.gov.it
diffondere in rete un movimento di "protesta" nei confronti della politica energetica del Governo che abbia come obiettivo una critica costruttiva ma soprattutto un forte stimolo alla nostra classe dirigente perchè faccia qualcosa di concreto a sostegno del piano U.E. 20-20-20 sottoscritto venerdì da Berlusconi.
L'idea di base che spero tutti possiamo condividere, al di là delle opinioni politiche e al di là del contenuto della mia lettera è questa: non basta predicare bene (sottoscrivere l'accordo) e razzolare male (azzerare l'operazione 55%).
Non va bene dire "aderiamo al piano però aspettiamo di vedere cosa succede a Copenhagen" (marzo 2010!!!).
Sul forum si discute tra tecnici del settore ma è fuori dal forum che dobbiamo dare divulgazione alle nostre ragioni.
La cosa più importante non è chiedere che lascino il 55% com'era, sappiamo tutti che si può fare anche qualcosa di diverso, purchè si faccia.
Se Tremonti ha fatto dietro front sulla retroattività sicuramente è stato anche per le numerose e forti proteste ricevute.
Solitamente non mi faccio promotore di catene in rete e non amo contribuire a diffonderle, ma ora credo che sia un momento cruciale per sollecitare il Governo.
Per questo vi chiedo di mandare una mail a tutti gli indirizzi che avete in rubrica, ai media locali e nazionali, alle associazioni, alle casalinghe, ecc. per cercare di sommergere il MSE con migliaia di messaggi che chiedano semplicemente: SOSTEGNO CONCRETO AL PIANO U.E. 20-20-20 NON SOLO PAROLE
Segreteria.ministro@sviluppoeconomico.gov.it
Io ho già inoltrato la richiesta a tutti gli indirizzi della mia rubrica ed ho inviato il messaggio oltre che al MSE anche al presidente della Camera.
Se pensate possa essere utile fate la stessa cosa, divulgate questo messaggio e inviate l'e-mail al MSE.
Se avete altri indirizzi significativi (per es. la presidenza del conisglio dei ministri, il ministero dell'ambiente il ministero dell'economia, ecc.) condivideteli e diamoci dentro, possiamo farci sentire.
Gian Luigi Zanetti
Corte Franca
Riporto di seguito il contenuto della lettera che ho inviato a tutti gli indirizzi:
Il piano 20-20-20, dalla logica del consumo a quella del risparmio
Si è da poco concluso il vertice tra i capi di governo europei con un compromesso sul pacchetto clima, l'Italia ed altri paesi hanno ottenuto alcuni sconti e soprattutto si sono garantiti tutte le vie di fuga possibili, ma il piano 20-20-20 è stato sostanzialmente confermato e tutti si dicono soddisfatti.
L’Unione Europea quindi ribadisce l’impegno a raggiungere i seguenti obiettivi entro l’anno 2020:
• migliorare l’efficienza energetica del 20%
• ridurre del 20% le emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra
• coprire il 20% del fabbisogno globale di energia dell’Unione da fonti rinnovabili.
Ma, al di la delle dichiarazioni ufficiali dai toni trionfalistici, quali sono le reali intenzioni del Governo italiano in campo energetico ?
L’Italia ha sottoscritto l’accordo, ma Berlusconi si è affrettato a precisare che ora bisognerà aspettare il risultato della conferenza Onu che si svolgerà a Copenhagen tra un anno per capire le intenzioni degli altri grandi paesi industrializzati.
Alcune settimane fa il Governo italiano aveva preparato il campo inviando il Ministro Prestigiacomo a Bruxelles per sostenere che il piano 20-20-20 doveva essere modificato perché sarebbe stato troppo costoso per il nostro Paese.
Contemporaneamente il Ministro Frattini era stato inviato negli Emirati Arabi per procacciare investimenti nel nostro Paese.
Si tratta di due eventi occorsi del tutto casualmente negli stessi giorni ?
Non lasciamoci confondere dal fumo negli occhi delle notizie inutili che campeggiano nei telegiornali (le battute su Obama abbronzato o l’iva di Sky), ragioniamo su cosa sta succedendo a livello di politica energetica in Italia.
Secondo la nostra classe dirigente in questo momento all’Italia non converrebbe investire sul risparmio energetico.
Tuttavia tutti convengono sul fatto che serve un piano di grandi investimenti per rilanciare l’economia.
Possibile che la nostra classe dirigente non sappia fare due più due ?
Il futuro dell’Italia, dell’Europa e di tutti i grandi paesi industrializzati non è il consumismo.
Se non si cambia mentalità andremo incontro ad una crisi cronica.
La ripresa ci sarà, i consumi ripartiranno e allora il prezzo del petrolio tornerà a galoppare fino a raggiungere nuovi record a cui seguiranno nuovi tonfi fragorosi dell’economia.
E’ fondamentale spezzare questo ciclo vizioso che ci trascinerà sempre più in basso.
Non serve una laurea in economia per capire che l’analisi seria di un investimento non si può limitare alla sola valutazione dei costi, ma deve estendersi anche a quella dei benefici.
Sappiamo bene quanto pesi la voce energia nel bilancio del nostro Paese.
Il deficit energetico viaggia intorno a 50 miliardi di euro l’anno con tassi di crescita dell’ordine dei 10 miliardi ogni anno.
(Fonte Enea: nel 2006 il deficit energetico è stato pari al 3,4% del PIL nazionale).
Sappiamo bene che, tra i grandi paesi industrializzati, l’Italia è quello che maggiormente dipende dall’estero per l’approvvigionamento energetico (importiamo oltre l’85% del nostro fabbisogno).
Prendiamo atto della valutazione dell’Unione Petrolifera che stima in 180 miliardi di euro i costi che l’Italia dovrà sostenere per raggiungere gli obiettivi dell’U.E., ma rendiamoci anche conto che da qui al 2020 l’Italia potrebbe spendere oltre 1.000 miliardi in approvvigionamenti energetici (basta fare il calcolo su una base di partenza di 50 miliardi anno con un tasso di crescita del costo dell’energia del 7,5% anno).
Non a caso la pronta risposta di Bruxelles al Ministro Prestigiacomo è stata la semplice considerazione che è proprio il nostro Paese, quello che trarrebbe i maggiori benefici dall’applicazione del piano 20-20-20.
Certamente non è possibile raggiungere l’obiettivo dell’U.E. senza fare sacrifici.
Eppure io sono convinto che l’obiettivo non sia affatto ambizioso e che si debba pensare fin da subito di fare meglio.
Il solo futuro possibile per i grandi paesi industrializzati è lo sviluppo sostenibile.
La sfida del secolo è quella energetica, come scrivono Piero Angela e Lorenzo Pinna.
La nostra classe dirigente vorrebbe convincerci che, vista la crisi, ci conviene toglierci questi grilli dalla testa.
Ci conviene quindi continuare a riversare 10 miliardi di dollari al giorno nelle casse dei paesi produttori di petrolio, sperando che questi decidano, bontà loro, di reinvestire nei nostri paesi, comprandosi le nostre banche e le nostre aziende migliori a prezzi stracciati, vista la situazione del mercato azionario mondiale.
Ad indignarmi non è solo la mancanza di lungimiranza della nostra classe dirigente, e forse il sospetto che pretenda di trattarci da stupidi, ma è soprattutto la mancanza di coraggio.
Eppure io non mi rassegno ad accettare passivamente questa situazione e spero che la gente prenda coscienza della grande importanza e delle enormi potenzialità legate alla sfida energetica.
Oltre un quarto dell’energia in Italia viene utilizzata per la climatizzazione degli edifici (riscaldamento e condizionamento).
La quasi totalità degli edifici costruiti prima del 2005 nella maggior parte del territorio nazionale è caratterizzata da consumi termici molto elevati, mediamente superiori a 20 metri cubi di metano all’anno per ogni metro quadrato riscaldato (2000 metri cubi di metano per riscaldare un alloggio di 100 mq).
Proprio in virtù della pessima situazione energetica del parco edilizio esistente, i margini di miglioramento sono enormi.
Forse i consiglieri energetici del Governo non hanno abbastanza esperienza sul campo per sapere che bastano investimenti dell’ordine di 3.500-5.000 euro per ridurre del 30% i consumi termici della quasi totalità degli edifici esistenti fino a 250-300 metri quadrati di superficie riscaldata.
Con un investimento dell’ordine di 20-30 mila euro si possono ridurre di oltre il 60% i consumi termici di un alloggio esistente di circa 100 mq.
Con un investimento dello stesso ordine di grandezza si possono ridurre fortemente i consumi e azzerare le emissioni di anidride carbonica di una casa edificata in aperta campagna o in nuclei di case sparse al di fuori delle aree urbane comunali, in zone spesso non metanizzate dove l’alternativa al costoso e inquinante gasolio è il meno inquinante ma altrettanto costoso gas g.p.l.
A partire dal 2005 sono state emanate nuove leggi molto più restrittive delle precedenti in materia di risparmio energetico in edilizia.
Io mi auguro che le nuove regole non rimangano solo sulla carta e vengano applicate con rigore.
Ma limitare fortemente i consumi dei nuovi edifici non basterà a risolvere il problema energetico.
Bisogna intervenire in maniera massiccia sul parco edilizio esistente se vogliamo veramente incidere sulla bolletta energetica nazionale e ridurre consistentemente le emissioni inquinanti.
In questo l’aiuto pubblico non può venire meno alle famiglie e alle aziende.
Evidentemente però il Governo non la pensa allo stesso modo, infatti un articolo del decreto "salvacrisi", pubblicato in Gazzetta Ufficiale Domenica 30 Novembre 2008, pone fortissime limitazioni alle detrazioni fiscali del 55% a favore delle famiglie e delle aziende che investono sulla riqualificazione energetica degli edifici esistenti.
Se il decreto sarà approvato entro 60 giorni dalla pubblicazione si tratterà di un vero e proprio colpo di spugna che cancellerà i benefici previsti.
In seguito alla valanga di proteste ricevute il Ministro Tremonti ha già chiarito pubblicamente che il provvedimento non potrà avere valore retroattivo al 1 gennaio 2008.
Dunque gli investimenti già eseguiti saranno salvaguardati.
Tuttavia per il biennio 2009-2010 le associazioni dei consumatori avevano previsto investimenti dell’ordine di 5 miliardi di euro in prospettiva dell’accesso al 55%.
Al danno si unisce la beffa di inserire questa decisione in un pacchetto di operazioni rivolte a contrastare la crisi economica.
Dato che quello dell'efficienza energetica è forse il solo settore in forte espansione in un'economia in grave crisi, si è pensato bene di soffocarlo.
E’ forse più utile dedicare risorse a sostenere il settore automobilistico ?
Credete che concedere incentivi per la rottamazione delle auto possa servire a risolvere la crisi economica ?
Credete che mettere in cassa integrazione decine di migliaia di persone sia l’unica soluzione possibile ?
Io invece credo che una famiglia che investa 25 mila euro per ridurre i consumi energetici della propria abitazione sia di maggiore aiuto all’economia rispetto a chi investe nella sostituzione dell’automobile.
Io credo che pagare decine di migliaia di persone perché se ne stiano a casa ad aspettare che le cose migliorino sia un male minore del licenziamento, ma sia decisamente un cattivo affare per tutti.
Io sono convinto che la grande capacità produttiva del nostro Paese debba in buona parte riconvertirsi dai beni di consumo ai beni di risparmio.
Non serve produrre 7 mila auto al giorno quando se ne vendono 6 mila.
Produciamo 6 mila auto e 3 mila impianti solari al giorno.
Non prendetemi per visionario, so bene di cosa parlo.
Scrivo impianti solari perché tutti possano capire, ma non mi riferisco solo alla produzione su vasta scala di pannelli solari termici (per produrre calore) e fotovoltaici (per produrre energia elettrica), mi riferisco anche alle caldaie a condensazione, alle pompe di calore ad alta efficienza, ai materiali termoisolanti per edilizia, ai serramenti con vetri basso emissivi, ai recuperatori di calore, ai pannelli radianti a bassa temperatura, alle valvole termostatiche e a molte altre diavolerie.
Mi riferisco alle caldaie a biomassa, ma anche al notevole indotto con produzione di macchine cippatrici e per la produzione del pellet, e con la valorizzazione del grande patrimonio boschivo nazionale.
Parlo di migliaia di piccole e piccolissime imprese che operano capillarmente sul nostro territorio.
Parlo della creazione di decine di migliaia di posti di lavoro.
Parlo di un ciclo virtuoso che spezzi quello vizioso del consumo sempre più alto di combustibili fossili, che qualifichi gli operatori e le aziende, che preservi quel poco che ci resta del territorio, puntando a migliorare gli edifici esistenti piuttosto che continuare a costruirne nuovi scadenti, che rilanci l’economia oggi e dia enormi benefici al Paese e ai nostri figli domani.
Credetemi non è affatto vero che non ce la possiamo fare.
Chi lo sostiene non conosce a fondo la situazione.
Non sarà una passeggiata ma bisogna farcela.
La tecnologia ci offre quello che ci serve.
Con investimenti relativamente limitati possiamo facilmente ridurre del 50% i consumi degli edifici esistenti e, se c’è la volontà politica, possiamo raggiungere questo obiettivo entro i prossimi 3-5 anni.
Questo risultato significherebbe migliorare del 13% l’efficienza energetica globale del nostro Paese e ridurre i gas serra almeno del 10%, cioè ci consentirebbe di avvicinarci con largo anticipo a due dei tre obiettivi del piano 20-20-20, ma soprattutto ci garantirebbe un risparmio di oltre 6 miliardi di euro ogni anno (sarebbe meglio scrivere 6 miliardi di oggi che potrebbero essere 9 miliardi entro un paio d’anni in funzione dei tassi di crescita del costo dell’energia cioè del costo del petrolio); soldi da reinvestire nelle energie rinnovabili in modo da puntare con forza anche al terzo obiettivo.
Ricordo a questo proposito che l’Italia, grazie soprattutto al settore idroelettrico, parte già da quota 6% di produzione energetica da fonti rinnovabili (il 16% dell’energia elettrica complessivamente consumata nel nostro Paese è infatti prodotta dalle centrali idroelettriche).
Il tema è vastissimo e io mi sono soffermato solo sull’ambito che conosco più a fondo, ma è chiaro che anche nel settore dei trasporti (che assorbe un terzo dei consumi energetici) quanto in quello industriale (che assorbe un altro terzo) sono possibili ampi miglioramenti.
Basti pensare solamente alle opportunità legate all’uso del gas metano per autotrazione che garantirebbe enormi abbattimenti di emissioni inquinanti oltre a grandi risparmi economici.
I distributori di gas metano per autotrazione stanno crescendo rapidamente in numero e in fatturato, ma forse non coprono ancora il territorio in modo sufficientemente capillare, però sono in pochi a sapere che esistono in commercio minicompressori per il rifornimento degli autoveicoli che possono essere alimentati dall’impianto domestico del gas metano.
Si rientra a casa la sera, si mette l’auto “in carica” e al mattino si riparte con il pieno.
Potrei aggiungere altro, per una visone globale del problema energetico bisognerebbe affrontare anche il tema del nucleare, ma l’ho già fatta troppo lunga e non voglio rischiare di uscire fuori tema.
Quello che mi preme sottolineare e ciò che conta veramente adesso è il coraggio di affrontare in modo serio questi temi e di pretendere che il nostro Governo sostenga da subito con i fatti il piano 20-20-20 dell’Unione Europea, senza aspettare Copenhagen.
Mi vengono in mente le grandi rimonte compiute dall’Italia nel corso della sua Storia, mi viene in mente la disfatta di Caporetto durante la grande guerra e coloro che in parlamento, ricevuta notizia dell’entità del disastro, chiedevano la ritirata dell’esercito sotto la linea del Po.
L’Italia avrebbe perso la guerra e forse l’esito dell’intero conflitto mondiale sarebbe stato diverso.
Fortunatamente il buon senso prevalse e nello spirito dei soldati qualcosa mutò radicalmente; come scriveva il giovane ufficiale Rommel nel suo diario, i soldati italiani catturati dopo Caporetto avevano un atteggiamento più fiero.
Sappiamo tutti come è andata a finire, non sono stati i soldati austriaci, che scrivevano Mailand sui loro elmetti, ad entrare a Milano.
Un anno dopo Caporetto furono gli alpini ad entrare a Innsbruck.
Se vogliamo essere un grande Paese dobbiamo pensare in grande, dobbiamo avere fiducia nelle nostre capacità e prendere coscienza della nostra forza, dobbiamo smettere di piagnucolare e iniziare ad agire.
Facciamo sentire la nostra voce contro l’assurda politica energetica del nostro Governo, sosteniamo il piano 20-20-20 dell’Unione Europea.
Gian Luigi Zanetti
Via Roma 86
Corte Franca BS
Tel 030 988 46 42
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