CENED Eph appartamenti in condominio con impianto autonomo.
Inviato: mer ott 15, 2008 19:01
Egr. Colleghi vi sottopongo la seguente questione per capire come vi comportereste,
In Lombardia, in un edificio di nuova costruzione, costituito da più appartamenti, ciascuno dotato di impianto autonomo, devo procedere alla verifica dei parametri energetici per stabilire se lo stesso soddisfa ai requisiti imposti dalla DGR 5773 e s.m.i.
Supponendo che l'edificio sia costituito da più di 2 piani e che ciascun piano sia costituito da più appartamenti, accade che alcuni appartamenti abbiano un solo fronte esposto verso l'esterno, mentre gli altri fronti (le pareti perimetrali ed i solai) sono rivolti verso appartamenti riscaldati da altro impianto. Nel calcolo della superficie S per il calcolo del rapporto S/V funzionale al calcolo del fabbisogno limite, la direttiva di calcolo così come il manuale del software CENED, impone di considerare le sole strutture rivolte verso l'esterno ovvero verso ambienti non riscaldati (vani scala, cantine, sottotetti, ecc.).
Per gli appartamenti aventi un solo fronte esposto risulta un valore si S molto inferiore rispetto agli appartamenti d'angolo ovvero verso quelli che hanno anche strutture rivolte verso cantine e/o sottotetti.
Per il calcolo del fabbisogno di energia primaria la normativa sopracitata impone invece di considerare, seppur con coefficienti correttivi, tutte le strutture, anche quelle rivolte verso ambienti riscaldati da altro impianto e pertanto risulta che:
1) appartamenti appartenenti ad un unico edificio hanno diversi limiti da rispettare e quindi diverse tipologie di coibentazione e/o impianto da implementare;
2) nei casi in cui le superfici rivolte verso l'esterno sono esigue, il limite da rispettare è veramente molto basso e quindi difficilmente rispettabile.
Aggiungo inoltre che diversi colleghi da me interpellati sulla base di queste mie considerazioni (in rapporto anche alla possibilità di scorporo della volumetria delle strutture disperdenti a fronte di una riduzione del fabbisogno di energia primaria di almeno un 10% rispetto al limite imposto dalla normativa) hanno dato risposte diverse e talvolta, a mio avviso, incoerenti con quanto disposto dalla normativa.
Gradirei una vostra interpretazione in merito in modo da poter tenere una linea concorde con quanto imposto dalla normativa vigente.
In Lombardia, in un edificio di nuova costruzione, costituito da più appartamenti, ciascuno dotato di impianto autonomo, devo procedere alla verifica dei parametri energetici per stabilire se lo stesso soddisfa ai requisiti imposti dalla DGR 5773 e s.m.i.
Supponendo che l'edificio sia costituito da più di 2 piani e che ciascun piano sia costituito da più appartamenti, accade che alcuni appartamenti abbiano un solo fronte esposto verso l'esterno, mentre gli altri fronti (le pareti perimetrali ed i solai) sono rivolti verso appartamenti riscaldati da altro impianto. Nel calcolo della superficie S per il calcolo del rapporto S/V funzionale al calcolo del fabbisogno limite, la direttiva di calcolo così come il manuale del software CENED, impone di considerare le sole strutture rivolte verso l'esterno ovvero verso ambienti non riscaldati (vani scala, cantine, sottotetti, ecc.).
Per gli appartamenti aventi un solo fronte esposto risulta un valore si S molto inferiore rispetto agli appartamenti d'angolo ovvero verso quelli che hanno anche strutture rivolte verso cantine e/o sottotetti.
Per il calcolo del fabbisogno di energia primaria la normativa sopracitata impone invece di considerare, seppur con coefficienti correttivi, tutte le strutture, anche quelle rivolte verso ambienti riscaldati da altro impianto e pertanto risulta che:
1) appartamenti appartenenti ad un unico edificio hanno diversi limiti da rispettare e quindi diverse tipologie di coibentazione e/o impianto da implementare;
2) nei casi in cui le superfici rivolte verso l'esterno sono esigue, il limite da rispettare è veramente molto basso e quindi difficilmente rispettabile.
Aggiungo inoltre che diversi colleghi da me interpellati sulla base di queste mie considerazioni (in rapporto anche alla possibilità di scorporo della volumetria delle strutture disperdenti a fronte di una riduzione del fabbisogno di energia primaria di almeno un 10% rispetto al limite imposto dalla normativa) hanno dato risposte diverse e talvolta, a mio avviso, incoerenti con quanto disposto dalla normativa.
Gradirei una vostra interpretazione in merito in modo da poter tenere una linea concorde con quanto imposto dalla normativa vigente.