Rendimento di regolazione secondo UNI 11300

Normativa Termotecnica, Impianti di riscaldamento, Legge 10/91, DLgs 192/05, ecc.

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Giuseppe_R
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Rendimento di regolazione secondo UNI 11300

Messaggio da Giuseppe_R »

Un saluto a tutti.
Vorrei condividere con voi un dubbio relativo al rendimento di regolazione secondo la UNI11300 nel caso di caldaie condominiali aventi solo regolazione climatiche,
A me vengono sempre valori molto bassi, circa 80%. Questo valore tende a falsare analisi finalizzate ad esempio alla Diagnosi Energetica. Infatti, sempre secondo la UNI 11300, basta installare le termostatiche passando ad una regolazione "per ambiente più climatica" per acquistare un 17% sul rendimento di regolazione, e quindi sui consumi.
Ora io leggo che valori plausibili sarebbero nell'ordine dell'85%-88% ma io valori del genere non li ho mai ottenuti. Questo poi è uno dei motivi, secondo me, per cui i consumi da modello mi risultano sempre maggiori rispetto a quelli reali, pur cercando di approssimare il più possibile il regime di funzionamento dell'impianto a quello reale. Chi si già confrontato con questa problematica? Io a volte cerco di agire sul "fattore correttivo dell'energia utile", ma un metodo abbastanza empirico.
a_brettyou
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Re: Rendimento di regolazione secondo UNI 11300

Messaggio da a_brettyou »

Mi interessa perchè anch'io ho il tuo problema.

Non me la sentirei di affermare ad un cliente che si può passare da un 80% - 85% (quando va bene) ad un 98% solo installando le valvole. Senza considerare tutte le incertezze dovute all'utilizzo delle valvole.

11300-2 paragrafo 6 dice che, per le diagnosi, "si può aumentare" (a seguito di interventi mediando tra locali favoriti e sfavoriti).
Ne parla Progetto2000 https://www.edilclima.it/assets/reposit ... azione.pdf dice che "si possono considerare valori più elevati"

Sono sicuro di aver letto da qualche parte, ma non ricordo dove, che aumentare del 5% il rendimento di regolazione basato su termostato di caldaia o solo climatica è una pratica ingegneristicamente accettabile. Chi sa, parli (o meglio scriva :wink: )
a_brettyou
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Re: Rendimento di regolazione secondo UNI 11300

Messaggio da a_brettyou »

Mi rivolgo a Giuseppe, ma se qualcun'altro contribuisce nessuno si offende :wink:
(per inciso il discorso non è teorico. In questo periodo ha una importa pratica maledetta)

Parliamo di diagnosi energetiche, regolazione con termostato di caldaia o sonda esterna.
- Il rendimento di regolazione dipende solo dagli apporti. In soldoni, è basso perchè non si interviene automaticamente (ma nulla vieta di farlo manualmente) sulla circolazione se il locale è già in temperatura o si surriscalda, grazie agli apporti.
- supponiamo un condominio dove si accende solo un po' al mattino e un po' alla sera, quando non c'è il sole, dovrei considerare il rendimento di regolazione quando verosimilmente gli apporti solari sono praticamente nulli.
- se allora brutalmente non considero gli apporti solari, ma solo quelli interni, in un caso pratico, ma non particolare, passo da ηrg 0,78 a 0,93.

Ci sarebbe però una certa inerzia termica per cui, sempre in soldoni, l'edificio si scalda quando è soleggiato e questo un po' (ma poco poco) aiuta quando alla sera (non al mattino) accendo.

Cappello qualcosa ovveri che limiti ha il ragionamento?
mat
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Iscritto il: lun gen 26, 2009 17:07

Re: Rendimento di regolazione secondo UNI 11300

Messaggio da mat »

a_brettyou ha scritto:Cappello qualcosa ovveri che limiti ha il ragionamento?
I grossi limiti sostanzialmente sono due: tutti i dati climatici che vengono utilizzati, apporti solari inclusi, sono medi mensili (ma fossero medi giornalieri cambierebbe poco) per cui gli orari di funzionamento giornalieri incidono solo come durata complessiva del periodo di accensione/spegnimento. In assenza di dati medi orari anche un programma di calcolo dinamico serve a poco; nel senso, permette di valutare meglio l'effetto dell'inerzia termica delle strutture e degli impianti, ma non altro.

D'altronde gli apporti solari sono troppo variabili per poter ricostruire un profilo standard che sia realistico: si potrebbe sì considerare l'irraggiamento orario medio per ogni mese, ma poi la presenza o meno di cielo nuvoloso manderebbe tutto a pallino.
Giuseppe_R
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Iscritto il: gio feb 18, 2016 09:02

Re: Rendimento di regolazione secondo UNI 11300

Messaggio da Giuseppe_R »

a_brettyou ha scritto:Cappello qualcosa ovveri che limiti ha il ragionamento?
In effetti, il basso rendimento di regolazione come calcolato da UNI11300, da quello che capisco, si basa sull'assunto che gli apporti solari non vengono gestiti dal sistema di regolazione perché questo si basa non sulla temperatura ambiente ma su quella esterna. Se un impianto è spento proprio nelle ore a maggiore insolazione media mi pare logico ipotizzare che questo rendimento aumenti. Valori generalmente riconosciuti per il regolamento di regolazione erano compresi tra l'85% e l'88%. Io personalmente, quando ho impianti che funzionano a temperature di mandata basse (la stragrande maggioranza ormai), in cui la temperatura interna senza apporti solari è presumibile sia al di sotto dei 20°C, considero un valore di prima approssimazione pari a 88%, nelle valutazioni di tipo A3. Il caso che citi tu in effetti dovrebbe dare un valore superiore all'88%, ma di quanto superiore non saprei. Il 93% che citi da dove lo hai ricavato?

Non trascurerei però l'effetto inerzia cui accennavi. Con uno sfasamento anche di 7-8 ore, l'effetto del surriscaldamento interno te lo ritrovi la sera, quando l'impianto funziona, quindi, sempre qualitativamente, secondo me non è trascurabile l'effetto. E' chiaro che quantificarlo è quasi impossibile.
Giuseppe_R
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Re: Rendimento di regolazione secondo UNI 11300

Messaggio da Giuseppe_R »

mat ha scritto: I grossi limiti sostanzialmente sono due: tutti i dati climatici che vengono utilizzati, apporti solari inclusi, sono medi mensili (ma fossero medi giornalieri cambierebbe poco) per cui gli orari di funzionamento giornalieri incidono solo come durata complessiva del periodo di accensione/spegnimento. In assenza di dati medi orari anche un programma di calcolo dinamico serve a poco; nel senso, permette di valutare meglio l'effetto dell'inerzia termica delle strutture e degli impianti, ma non altro.

D'altronde gli apporti solari sono troppo variabili per poter ricostruire un profilo standard che sia realistico: si potrebbe sì considerare l'irraggiamento orario medio per ogni mese, ma poi la presenza o meno di cielo nuvoloso manderebbe tutto a pallino.
Capisco il punto, ma direi che in questa fase mi interessava confrontarmi solo sulle ragioni qualitative che portano a valori calcolati così bassi del rendimento di regolazione. In pratica i fattori che citi tu non possono essere pesati e la norma impone un valore solitamente intorno all'80% (calcolo sugli ambienti più sfavoriti), ma volendo forzare un valore diverso da quello di calcolo quali ragioni si possono addurre e su quali valori è corretto convergere (io ho fornito una mia ipotesi a cui sono arrivato ragionandoci un pò per conto mio)?
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