Ronin ha scritto:Per come la capisco io, la classe si sceglie prima.
Prima si decide che classe deve essere ottenuta (ad es. Per un nuovo edificio pubblico la minima e' la 2).
Poi si prende il tabellone e si segue la relativa colonna: Per ogni punto della tabella, nell'edificio va installato quello che c'è scritto alla riga a cui si incontra la X oppure una delle soluzioni che hanno un livello superiore.
Ad es per il punto 1.1 supponendo che tu debba raggiungere la classe II, F1C non andrebbe bene, mentre andrebbe bene se bastasse la classe I.
Non devi compilare tutte le righe della tabella, ma scegliere una riga per ogni titolo (1.1 1.2 1.3 ecc).
Ps: Mi sembra di aver capito che nella nuova 967 hanno tolto la tabella e rinviato direttamente alla 15232, qualcuno conferma o smentisce? Grazie
Ci sono arrivato. Mi traeva in inganno un mix di situazioni:
- Il fatto che la norma regionale abbia di fatto eliminato la classe D della norma europea
- Il fatto che la norma europea abbia "crocettato" non solo la classe di riferimento ma anche quelle inferiori e la norma regionale no
- Il fatto che nella relazione partorita dal software la tabella fosse senza croci....e questo mi lasciava nell'ambigua situazione di avere una tabella a doppia entrata quando in realtà non è così.
Capito il meccanismo è banale, ad ogni tipo di scelta corrisponde un livello. Ci sono campi in cui sono vere più situazioni, il mio approccio è di crocettare tutte le situazioni vere.
P.S. nella norma europea ci sono degli errori nelle corrispondenze tra i prospetti 1 e 2.
P.S. 2
Ronin secondo te la 15232 è nua buona norma? secondo me è spazzatura. Rientra di diritto in quella mazzetta di norme redatte probabilmente da tirapiedi di baroni che hanno ben poco senso pratico.
L'obiettivo dichiarato è uniformare verso l'alto anche i sistemi di regolazione, dopo averlo fatto per i materiali e i componenti degli impianti. Il risultato permettimi è almeno goffo.
La necessità di introdurre tutti quei termini "tecnici" che tecnici non sono (sanno molto di voglia d'America dove hanno un acronimo anche per le banane) è il primo punto critico.
L'approccio è molto pericoloso e segue quell'errore di fondo che il normatore ed il legislatore stanno perseguendo negli ultimi 15-20 anni: scrivere le norme e le leggi non come linee guida ma come vademecum per lattanti, stracolmi di dettagli vincolanti che spesso non sono nemmeno realistici e rendono tutto poco applicabile.
Sai bene quale sia la complessità delle situazioni impiantistiche, volerle ricomprendere
tutte* è folle.
Ad esempio l'1.5, o l'1.6, che da un lato penalizza le reti a temperatura maggiore e dell'altro se lavori con bassi delta T e portate elevate (esempio impianto a pannelli radianti) ti tagliano le gambe sui pompaggi. Ogni generatore lavora bene col proprio impianto...cose che non puoi mettere in una norma.
La burla totale però permettimi è il 3.6: "
La possibilità di evitare il riscaldamento ed il raffrescamento simultanei nello stesso ambiente dipende dal principio di funzionamento del sistema"
*Un approccio di questo tipo è indirizzato verso il
tutto o niente, una volta che spacchi il capello in 4 se lasci fuori delle situazoini metti in crisi il progettista e non ottieni nessun risultato qualitativamente utile.