Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Moderatore: Edilclima
Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Leggendo un altro topic qui nel forum termotecnica, mi è venuto in mente di proporre un dibattito sulle vostre tecniche di "dimensionamento" di un impianto a PdC aria/acqua, sia nuovo che per ristrutturazione.
Io spesso - per le classiche villette - tendo a sottodimensionare la pdc, perché parto da un approccio cautelativo del calcolo dei fabbisogni e perché - vivendo in aree rurali del centro-sud, mi trovo spesso ad avere altri generatori (es. camini) in giro per casa e una suddivisione in zona giorno/notte.
edit.
Aggiungo. Con i fancoil uso puffer di piccole dimensioni, di quelli spesso forniti insieme alla macchina (40-80-100 litri), anche per una questione di utilizzo degli spazi.
Io spesso - per le classiche villette - tendo a sottodimensionare la pdc, perché parto da un approccio cautelativo del calcolo dei fabbisogni e perché - vivendo in aree rurali del centro-sud, mi trovo spesso ad avere altri generatori (es. camini) in giro per casa e una suddivisione in zona giorno/notte.
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Aggiungo. Con i fancoil uso puffer di piccole dimensioni, di quelli spesso forniti insieme alla macchina (40-80-100 litri), anche per una questione di utilizzo degli spazi.
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Frank2 ha scritto: ↑mar set 20, 2022 13:09 Leggendo un altro topic qui nel forum termotecnica, mi è venuto in mente di proporre un dibattito sulle vostre tecniche di "dimensionamento" di un impianto a PdC aria/acqua, sia nuovo che per ristrutturazione.
Io spesso - per le classiche villette - tendo a sottodimensionare la pdc, perché parto da un approccio cautelativo del calcolo dei fabbisogni e perché - vivendo in aree rurali del centro-sud, mi trovo spesso ad avere altri generatori (es. camini) in giro per casa e una suddivisione in zona giorno/notte.
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Aggiungo. Con i fancoil uso puffer di piccole dimensioni, di quelli spesso forniti insieme alla macchina (40-80-100 litri), anche per una questione di utilizzo degli spazi.
Si, non vanno mai sovradimensionate (c'ho fatto anche un corso sui sovradimensionamenti).
Spesso va a finire che pendolano un casino lavorando sempre a FC <25% (vedi qui ad esempio https://www.naturalnzeb.it/moduli/da-ca ... radiatori/)
Io uso spesso il dinamico orario per progettare la potenza del generatore
Se posso abbondo con i terminali per ridurre pendolamenti.
Sull'inerziale... anche qui se ne può parlare per ore. Conta quel che conta, ma soprattutto conta in INVERNO per dare alla pdc l'energia minima per sbrinare. Salvo volumi grossi e spillamenti, non hai grossi vantaggi nel piccolo residenziale a mettere un inerziale molto maggiore del minimo richiesto dal costruttore.
I miei corsi e libri su involucro, termotecnica e VMC https://www.paolosavoia.com/corso-online
Il blog delle curiosità https://www.paolosavoia.com/blog
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Ciao, ho guardato il video, complimenti sei un ottimo tecnico!SuperP ha scritto: ↑mar set 20, 2022 17:24Frank2 ha scritto: ↑mar set 20, 2022 13:09 Leggendo un altro topic qui nel forum termotecnica, mi è venuto in mente di proporre un dibattito sulle vostre tecniche di "dimensionamento" di un impianto a PdC aria/acqua, sia nuovo che per ristrutturazione.
Io spesso - per le classiche villette - tendo a sottodimensionare la pdc, perché parto da un approccio cautelativo del calcolo dei fabbisogni e perché - vivendo in aree rurali del centro-sud, mi trovo spesso ad avere altri generatori (es. camini) in giro per casa e una suddivisione in zona giorno/notte.
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Aggiungo. Con i fancoil uso puffer di piccole dimensioni, di quelli spesso forniti insieme alla macchina (40-80-100 litri), anche per una questione di utilizzo degli spazi.
Si, non vanno mai sovradimensionate (c'ho fatto anche un corso sui sovradimensionamenti).
Spesso va a finire che pendolano un casino lavorando sempre a FC <25% (vedi qui ad esempio https://www.naturalnzeb.it/moduli/da-ca ... radiatori/)
Io uso spesso il dinamico orario per progettare la potenza del generatore
Se posso abbondo con i terminali per ridurre pendolamenti.
Sull'inerziale... anche qui se ne può parlare per ore. Conta quel che conta, ma soprattutto conta in INVERNO per dare alla pdc l'energia minima per sbrinare. Salvo volumi grossi e spillamenti, non hai grossi vantaggi nel piccolo residenziale a mettere un inerziale molto maggiore del minimo richiesto dal costruttore.
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Probabilmente, per dimensionare correttamente la PdC, sarebbe necessario valutare con competenza il carico termico necessario,. Solo così si potrà scegliere se e quando sottodimensionare (per me, mai!).
Se si utilizza la UNI 12831, esistono molti margini di manovra lasciati al progettista.
Consideriamo la T minima esterna: quella della norma o quella reale, corretta da vari fattori (diversa altezza rispetto al valore slm del Comune, versante di esposizione della valle, ventosità della zona, casa isolata o in centro abitato, ecc. ecc.)?
Valutiamo il fattore di ripresa: quello della normativa di legge (che cambia spesso), oppure quello reale (casa abitata da pensionati 24 ore, oppure da famiglia che si assenta per molte ore, oppure si tratta di una casa di vacanza, ecc.)?
Calore viene prodotto in casa dalle varie apparecchiature presenti: cucina, elettrodomestici, ecc. Possono variare di molto in base agli abitanti, che si alternano anche negli anni. I valori della norma (validi solo per le verifiche di legge) o quelli reali?
Quindi, restando con i piedi per terra: ci sono troppe incertezze che hanno spinto, nei decenni scorsi, ad essere cauti nel sotto dimensionare. Anche perché una caldaia da 10 kW costava come una caldaia da 35 kW.
Calcolo dinamico: richiede troppe informazioni, troppo tempo (ore ed ore, per una simulazione corretta: che nessuno paga) e software costosi (a parte quelli pressoché inutili che si trovano gratuitamente: tanto vale fare i calcoli a "sensazione"). Poi non tutti concordano con il metodo utilizzato (sono parecchi e tutti validi, se applicati correttamente). In sintesi: un metodo troppo aleatorio in edifici di abitazione. Può andare bene, forse, in grandi edifici (uffici, ecc.), anche se è stato soggetto a critiche pesanti, legate, soprattutto, all'incertezza dei dati e al comportamento reale delle persone, che "non ha rispettato" le previsioni del termotecnico (o il termotecnico non ha avuto modo di accertarsi sul reale comportamento degli impiegati).
Resa della PdC: chi la garantisce? Il produttore, certo, ma chi la misura in realtà? Per farlo servono apparecchiature sofisticate e costose, che controllino il ciclo termodinamico (pressioni, temperature del refrigerante), l'assorbimento elettrico, ecc. E personale specializzato. Quindi, altra zona di incertezza.
Infine: se la resa è calcolata, ad esempio, a -5°C e poi arriva un inverno particolarmente rigido (settimane a -10°C o anche meno), che succede?
La PdC risulterà "naturalmente" sottodimensionata.
In sintesi: attenzione alla valutazione del carico necessario, non fidarsi della resa e garantire una fonte di produzione integrativa che copra gli errori e le sottovalutazioni.
Essere cioè progettisti, non seguire gli slogan ("sotto dimensionare le PdC") per non essere uffici di transito dei venditori o produttori di PdC.
Se si utilizza la UNI 12831, esistono molti margini di manovra lasciati al progettista.
Consideriamo la T minima esterna: quella della norma o quella reale, corretta da vari fattori (diversa altezza rispetto al valore slm del Comune, versante di esposizione della valle, ventosità della zona, casa isolata o in centro abitato, ecc. ecc.)?
Valutiamo il fattore di ripresa: quello della normativa di legge (che cambia spesso), oppure quello reale (casa abitata da pensionati 24 ore, oppure da famiglia che si assenta per molte ore, oppure si tratta di una casa di vacanza, ecc.)?
Calore viene prodotto in casa dalle varie apparecchiature presenti: cucina, elettrodomestici, ecc. Possono variare di molto in base agli abitanti, che si alternano anche negli anni. I valori della norma (validi solo per le verifiche di legge) o quelli reali?
Quindi, restando con i piedi per terra: ci sono troppe incertezze che hanno spinto, nei decenni scorsi, ad essere cauti nel sotto dimensionare. Anche perché una caldaia da 10 kW costava come una caldaia da 35 kW.
Calcolo dinamico: richiede troppe informazioni, troppo tempo (ore ed ore, per una simulazione corretta: che nessuno paga) e software costosi (a parte quelli pressoché inutili che si trovano gratuitamente: tanto vale fare i calcoli a "sensazione"). Poi non tutti concordano con il metodo utilizzato (sono parecchi e tutti validi, se applicati correttamente). In sintesi: un metodo troppo aleatorio in edifici di abitazione. Può andare bene, forse, in grandi edifici (uffici, ecc.), anche se è stato soggetto a critiche pesanti, legate, soprattutto, all'incertezza dei dati e al comportamento reale delle persone, che "non ha rispettato" le previsioni del termotecnico (o il termotecnico non ha avuto modo di accertarsi sul reale comportamento degli impiegati).
Resa della PdC: chi la garantisce? Il produttore, certo, ma chi la misura in realtà? Per farlo servono apparecchiature sofisticate e costose, che controllino il ciclo termodinamico (pressioni, temperature del refrigerante), l'assorbimento elettrico, ecc. E personale specializzato. Quindi, altra zona di incertezza.
Infine: se la resa è calcolata, ad esempio, a -5°C e poi arriva un inverno particolarmente rigido (settimane a -10°C o anche meno), che succede?
La PdC risulterà "naturalmente" sottodimensionata.
In sintesi: attenzione alla valutazione del carico necessario, non fidarsi della resa e garantire una fonte di produzione integrativa che copra gli errori e le sottovalutazioni.
Essere cioè progettisti, non seguire gli slogan ("sotto dimensionare le PdC") per non essere uffici di transito dei venditori o produttori di PdC.
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Quoto completamente ESA, aggiungo un altro termine di incertezza: La legge 10 impone giustamente di realizzare coibentazioni estremamente importanti e quindi le modalità di posa influiscono pesantemente sul risultato finale e di conseguenza anche sulle dispersioni. Certo una macchina abbondante ha un'efficienza media ridotta però se non scalda vallo a spiegare al committente. Spazio permettendo è opportuno inserire un volano termico generoso e collegato idraulicamente in modo da essere sfruttato al meglio senza ricircolazioni parassite.
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Non è neppure più così, come dimostrano i prodotti in mostra (in questi giorni) a Chillventa ...... Certo una macchina abbondante ha un'efficienza media ridotta ...
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
quotoEsa ha scritto: ↑gio ott 13, 2022 09:41 Probabilmente, per dimensionare correttamente la PdC, sarebbe necessario valutare con competenza il carico termico necessario,. Solo così si potrà scegliere se e quando sottodimensionare (per me, mai!).
Se si utilizza la UNI 12831, esistono molti margini di manovra lasciati al progettista.
Consideriamo la T minima esterna: quella della norma o quella reale, corretta da vari fattori (diversa altezza rispetto al valore slm del Comune, versante di esposizione della valle, ventosità della zona, casa isolata o in centro abitato, ecc. ecc.)?
Valutiamo il fattore di ripresa: quello della normativa di legge (che cambia spesso), oppure quello reale (casa abitata da pensionati 24 ore, oppure da famiglia che si assenta per molte ore, oppure si tratta di una casa di vacanza, ecc.)?
Calore viene prodotto in casa dalle varie apparecchiature presenti: cucina, elettrodomestici, ecc. Possono variare di molto in base agli abitanti, che si alternano anche negli anni. I valori della norma (validi solo per le verifiche di legge) o quelli reali?
Quindi, restando con i piedi per terra: ci sono troppe incertezze che hanno spinto, nei decenni scorsi, ad essere cauti nel sotto dimensionare. Anche perché una caldaia da 10 kW costava come una caldaia da 35 kW.
Calcolo dinamico: richiede troppe informazioni, troppo tempo (ore ed ore, per una simulazione corretta: che nessuno paga) e software costosi (a parte quelli pressoché inutili che si trovano gratuitamente: tanto vale fare i calcoli a "sensazione"). Poi non tutti concordano con il metodo utilizzato (sono parecchi e tutti validi, se applicati correttamente). In sintesi: un metodo troppo aleatorio in edifici di abitazione. Può andare bene, forse, in grandi edifici (uffici, ecc.), anche se è stato soggetto a critiche pesanti, legate, soprattutto, all'incertezza dei dati e al comportamento reale delle persone, che "non ha rispettato" le previsioni del termotecnico (o il termotecnico non ha avuto modo di accertarsi sul reale comportamento degli impiegati).
Resa della PdC: chi la garantisce? Il produttore, certo, ma chi la misura in realtà? Per farlo servono apparecchiature sofisticate e costose, che controllino il ciclo termodinamico (pressioni, temperature del refrigerante), l'assorbimento elettrico, ecc. E personale specializzato. Quindi, altra zona di incertezza.
Infine: se la resa è calcolata, ad esempio, a -5°C e poi arriva un inverno particolarmente rigido (settimane a -10°C o anche meno), che succede?
La PdC risulterà "naturalmente" sottodimensionata.
In sintesi: attenzione alla valutazione del carico necessario, non fidarsi della resa e garantire una fonte di produzione integrativa che copra gli errori e le sottovalutazioni.
Essere cioè progettisti, non seguire gli slogan ("sotto dimensionare le PdC") per non essere uffici di transito dei venditori o produttori di PdC.
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
concordo un po' con tutti, anche se sono state dette cose diverse
da una parte la pdc non va sovradimensionata per evitare on/off
dall'altra:
- se un inverno viene neve e gelo?
- se il cliente sta 45 minuti sotto la doccia?
- se in corso d'opera un isolante non viene posato come da progetto?
- i dati delle pdc spesso sono un po' ingannevoli, sicuri che certe pdc abbiano sempre le rese dichiarate?
- gli sbrinamenti quanto impattano sui dati dichiarati?
perchè evitare di sovradimensionare equivale anche a prendersi un rischio
in 15 anni di lavoro nessuno si è mai lamentato che radiatori e caldaia erano scarsi..
con le pdc invece (temo) si rischia che al primo inverno rigido qualcuno si lamenti
alla luce di quanto sopra, andando nel merito della questione opterei per un calcolo da uni 12831 senza fattore di ripresa (hai la pdc, immagino che nei mesi freddi tu la faccia andare) ed evitando fattori di sicurezza (la 12831 se non sbaglio prevedeva una maggiorazione del 20%), evitando di considerare ricambi d'aria oltre 0.5 a prescindere dalla destinazione dei locali (almeno per residenziale e uffici), ma cercando di fare un calcolo abbastanza preciso con calcolo dei ponti termici e coprendo il fabbisogno termico alla temperatura di progetto della località.
da una parte la pdc non va sovradimensionata per evitare on/off
dall'altra:
- se un inverno viene neve e gelo?
- se il cliente sta 45 minuti sotto la doccia?
- se in corso d'opera un isolante non viene posato come da progetto?
- i dati delle pdc spesso sono un po' ingannevoli, sicuri che certe pdc abbiano sempre le rese dichiarate?
- gli sbrinamenti quanto impattano sui dati dichiarati?
perchè evitare di sovradimensionare equivale anche a prendersi un rischio
in 15 anni di lavoro nessuno si è mai lamentato che radiatori e caldaia erano scarsi..
con le pdc invece (temo) si rischia che al primo inverno rigido qualcuno si lamenti
alla luce di quanto sopra, andando nel merito della questione opterei per un calcolo da uni 12831 senza fattore di ripresa (hai la pdc, immagino che nei mesi freddi tu la faccia andare) ed evitando fattori di sicurezza (la 12831 se non sbaglio prevedeva una maggiorazione del 20%), evitando di considerare ricambi d'aria oltre 0.5 a prescindere dalla destinazione dei locali (almeno per residenziale e uffici), ma cercando di fare un calcolo abbastanza preciso con calcolo dei ponti termici e coprendo il fabbisogno termico alla temperatura di progetto della località.
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
magari sarebbe utile una norma uni dedicata
o una revisione della 12831 che ci dia dei riferimenti tecnici aggiornati e condivisi
o una revisione della 12831 che ci dia dei riferimenti tecnici aggiornati e condivisi
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Oggi non è più così. Nessuna PdC (o quasi) lavora ON/OFF. Non è grave il sovra dimensionamento di per sé.la pdc non va sovradimensionata per evitare on/off
Il problema è la regolazione della macchina e la gestione degli impianti (richiesta delle utenze). Troppo spesso li si controlla con sistemi adatti a mono generatori a gas. Oggi si deve invece pensare a multi generatori (PdC + resistenze, più PdC, ecc.), che vanno gestiti in maniera completamente diversa.
Parlo delle abitazioni mono famigliari. Per i grandi edifici (condomini, uffici, ecc.) non ci sono problemi: la PdC va benissimo, anche sovradimensionata in maniera elevata. Basta regolarla bene o installare PdC in batteria (più PdC).
Ma il progettista, sa fornire indicazioni/prescrizioni per la regolazione?
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Troppo spesso le norme fanno danni: invitano i tecnici alla delega e ostacolano la formazione ...magari sarebbe utile una norma uni dedicata
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
stavo pensando che in questa situazione aumenta il rischio che un cliente possa contestare l'impianto
e il termotecnico come dimostra di aver svolto correttamente il suo lavoro?
per questo avevo pensato ad una norma uni o ad un riferimento normativo che "autorizzi" il tecnico a non considerare i fattori di sicurezza, il fattore di ripresa e altri riferimenti che vengono dalla 12831
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
vero
infatti la regola dell arte è ancora lei la 12831
infatti la regola dell arte è ancora lei la 12831
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Grazie, probabilmente però sono immeritati.ingpignolo ha scritto: ↑gio ott 13, 2022 07:50 Ciao, ho guardato il video, complimenti sei un ottimo tecnico!
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Esistono calcoli dinamici "semplificati" secondo EN 52016. Niente di così complesso e particolare. EC li implementa.
Poi saper interpretare i dati di output è altro.
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
quindi, a parte informare e provare ad istruire il committente, quale criterio suggerite per il dimensionamento della pdc?
mi sembra di aver capito che ci sono 3 strade:
- metodo dinamico (+ preciso ma rischioso se ci sono imprecisioni su posa, DL e progetto)
- metodo uni 12831 standard (sovradimensioniamo la pdc ma siamo coperti su eventuali difetti e condizioni + rigide)
- metodo uni 12831 "ridotto" (eliminiamo alcune maggiorazioni, ma il successo dipende molto dalla "sensibilità" del progettista nell'andare a determinare dove si può tagliare tra temperatura di progetto, fattore di ripresa, ricambio orario)
mi sembra di aver capito che ci sono 3 strade:
- metodo dinamico (+ preciso ma rischioso se ci sono imprecisioni su posa, DL e progetto)
- metodo uni 12831 standard (sovradimensioniamo la pdc ma siamo coperti su eventuali difetti e condizioni + rigide)
- metodo uni 12831 "ridotto" (eliminiamo alcune maggiorazioni, ma il successo dipende molto dalla "sensibilità" del progettista nell'andare a determinare dove si può tagliare tra temperatura di progetto, fattore di ripresa, ricambio orario)
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Al di là di tutte le disquisizioni tecniche, è evidente che l'obiettivo è e rimane sempre il solito: il comfort degli occupanti.
Quindi ognuno in scienza e coscienza prende le sue decisioni, ma se poi aumenta la frequenza del discomfort fino al punto che arrivano lamentele, significa che qualcosa è stato sbagliato.
Per questo credo che spingere la progettazione su metodi più complessi debba essere fatto solo da chi è in grado sul serio di padroneggiare sia la modellazione che i risultati (non basta che tutto diventi verde) e che abbia verificato il successo reale dei lavori svolti.
Personalmente sto approfondendo sempre più questi temi, ho cambiato nel corso degli ultimi anni l'approccio verso le pompe di calore, ma continuo sempre a prendermi un po' di margine.
Forse sto per dire una castroneria, ma secondo me dovrebbe diventare un fatto culturale che le pompe di calore debbano lavorare h24, in maniera analoga ai pavimenti radianti, per i quali è ormai un fatto risaputo intendo dagli utenti finali. Ammesso che abbia detto un concetto valido (però sul quale credo a conti fatti), verrebbe meno una delle più grandi incertezze, cioè l'uso che l'utente ne fa dell'impianto. Io posso mettermi d'accordo con l'attuale proprietario, ma se poi vende cosa succede? Se i nuovi proprietari intendono usare l'impianto a pompa di calore come fosse una caldaia e dunque questa non ha il tempo di portare in temperatura, e mi fanno causa io rischio di trovarmi nei casini? Temo di sì anche se spero di sbagliarmi.
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Mi era sembrato di leggere un intervento di Tom: è sparito oppure ho letto male?
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Più la firma energetica, che è il giusto compromesso.ponca ha scritto: ↑ven ott 14, 2022 12:02 quindi, a parte informare e provare ad istruire il committente, quale criterio suggerite per il dimensionamento della pdc?
mi sembra di aver capito che ci sono 3 strade:
- metodo dinamico (+ preciso ma rischioso se ci sono imprecisioni su posa, DL e progetto)
- metodo uni 12831 standard (sovradimensioniamo la pdc ma siamo coperti su eventuali difetti e condizioni + rigide)
- metodo uni 12831 "ridotto" (eliminiamo alcune maggiorazioni, ma il successo dipende molto dalla "sensibilità" del progettista nell'andare a determinare dove si può tagliare tra temperatura di progetto, fattore di ripresa, ricambio orario)
Di fatto nei vari corsi, anche di edilclima di Gozzi o Silvera, è presa come riferimento per la taglia della PdC.
Incrociando la temperatura di progetto sulle ascisse e la retta di regressione della firma energetica con impianto accesso sulle 24 h, si ottine sull'asse delle ordinate la potenza della PdC, tale potenza è un'indicazione da cui ci si può un po' discostare a seconda dei casi.
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Chi mi ha insegnato il mestiere diceva sempre che il cliente si lamenta del freddo (e ha facili strumenti di misura per documentarlo), mai del consumo (e non può documentare il “risparmio” ottenuto con altre potenze di generatore). Al massimo paragona il consumo della sua casa con quella dell’amico: ma che strumenti ha per dimostrare che poteva spendere meno? Ed è facile ribattere che la sua casa: è meno isolata (o l’isolamento è stato eseguito male), viene usata diversamente da come previsto, c’è il vento, ecc.
La norma di “buona tecnica” perfetta non esiste. Ogni Paese ha la sua e tutte sono valide. Esistono anche le regole tecniche di Ashrae, ecc. Quanto alla UNI EV 12831, siamo in presenza di una traduzione, tardiva, di una norma tedesca vecchia di decine d’anni. Andava bene con case in muratura e pietra, non con le case moderne. D’altra parte, ha talmente tante possibilità di variazioni, che ciascuno può ricavare il dato che vuole.
I metodi dinamici, di fatto o sono poco attendibili, o sono applicati malamente. Spesso i dati sono inseriti da persone alle prime armi ed è pressoché impossibile un’analisi critica dei risultati. I dati sono assunti così come escono dal SW, senza capacità di analisi e di scoprire gli errori, anche macroscopici, che sono presenti.
E’ chiaro da sempre che, se l’impianto lavora 24 ore di seguito, che la potenza che serve diminuisce, ma il consumo aumenta.
Il problema del sovradimensionamento, non esiste più con le moderne PdC. Esisteva quando le macchine erano ON/Off, multi compressore.
La norma di “buona tecnica” perfetta non esiste. Ogni Paese ha la sua e tutte sono valide. Esistono anche le regole tecniche di Ashrae, ecc. Quanto alla UNI EV 12831, siamo in presenza di una traduzione, tardiva, di una norma tedesca vecchia di decine d’anni. Andava bene con case in muratura e pietra, non con le case moderne. D’altra parte, ha talmente tante possibilità di variazioni, che ciascuno può ricavare il dato che vuole.
I metodi dinamici, di fatto o sono poco attendibili, o sono applicati malamente. Spesso i dati sono inseriti da persone alle prime armi ed è pressoché impossibile un’analisi critica dei risultati. I dati sono assunti così come escono dal SW, senza capacità di analisi e di scoprire gli errori, anche macroscopici, che sono presenti.
E’ chiaro da sempre che, se l’impianto lavora 24 ore di seguito, che la potenza che serve diminuisce, ma il consumo aumenta.
Il problema del sovradimensionamento, non esiste più con le moderne PdC. Esisteva quando le macchine erano ON/Off, multi compressore.
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
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Non solo, ma tale problema esiste solo nella testa del progettista, che pensa che lo scopo nella sua vita sia quello di abbassare la classe degli immobili o ridurre il consumo energetico tout-court.
L'obiettivo deve essere invece il comfort del suo cliente-committente.
"Discutere con certe persone è come giocare a scacchi con un piccione. Puoi essere anche il campione del mondo ma il piccione farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui.”
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Ok ma alla luce di questo qual è il tuo criterio per dimensionare la pdc?Esa ha scritto: ↑sab ott 15, 2022 00:20 Chi mi ha insegnato il mestiere diceva sempre che il cliente si lamenta del freddo (e ha facili strumenti di misura per documentarlo), mai del consumo (e non può documentare il “risparmio” ottenuto con altre potenze di generatore). Al massimo paragona il consumo della sua casa con quella dell’amico: ma che strumenti ha per dimostrare che poteva spendere meno? Ed è facile ribattere che la sua casa: è meno isolata (o l’isolamento è stato eseguito male), viene usata diversamente da come previsto, c’è il vento, ecc.
La norma di “buona tecnica” perfetta non esiste. Ogni Paese ha la sua e tutte sono valide. Esistono anche le regole tecniche di Ashrae, ecc. Quanto alla UNI EV 12831, siamo in presenza di una traduzione, tardiva, di una norma tedesca vecchia di decine d’anni. Andava bene con case in muratura e pietra, non con le case moderne. D’altra parte, ha talmente tante possibilità di variazioni, che ciascuno può ricavare il dato che vuole.
I metodi dinamici, di fatto o sono poco attendibili, o sono applicati malamente. Spesso i dati sono inseriti da persone alle prime armi ed è pressoché impossibile un’analisi critica dei risultati. I dati sono assunti così come escono dal SW, senza capacità di analisi e di scoprire gli errori, anche macroscopici, che sono presenti.
E’ chiaro da sempre che, se l’impianto lavora 24 ore di seguito, che la potenza che serve diminuisce, ma il consumo aumenta.
Il problema del sovradimensionamento, non esiste più con le moderne PdC. Esisteva quando le macchine erano ON/Off, multi compressore.
Condivido diversi punti di quello che hai scritto, soprattutto la questione che poi è la più importante che il cliente se ha freddo si lamenta e se ha un impianto sovradimensionato non se ne accorge neppure. Lo scrivo senza ironia, siamo umani e vogliamo evitare contestazioni prima di tutto.
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Il consumo energetico elettrico di una pdc è primariamente proporzionale al fabbisogno, e non alla sua potenza nominale.
La pdc giusta è quella che fa fronte al fabbisogno alle condizioni di progetto, e dispone di un minimo fattore di sicurezza per sopperire:
1) condizioni reali peggiorative rispetto al progetto, sia sistematiche (installazione non perfetta) sia accidentali (condizioni meteo).
2) diminuzione dell'efficienza al passare del tempo
3) manutenzione ordinaria insufficiente
Fatta X la potenza termica necessaria per sopperire al fabbisogno istantaneo massimo, la potenza della pdc dovrebbe essere 1.05-1.15 X
Per quanto riguarda invece il volano termico, il volume dell'impianto deve essere almeno garantire 360 secondi di funzionamento ininterrotto alla massima potenza.
Ad esempio 10kWt con deltaT 5K => 0.477 litri al secondo x 360 secondi = 172 litri. Se l'impianto contiene meno di 172, deve essere aggiunto un volano di volume pari alla differenza, collegato in SERIE alla pdc sul ritorno impianto.
"Discutere con certe persone è come giocare a scacchi con un piccione. Puoi essere anche il campione del mondo ma il piccione farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui.”
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Non con i moderni compressori inverter dove il contenuto si può ridurre tranquillamente a 1/4 di quello che hai stimato.NoNickName ha scritto: ↑sab ott 15, 2022 13:34 Per quanto riguarda invece il volano termico, il volume dell'impianto deve essere almeno garantire 360 secondi di funzionamento ininterrotto alla massima potenza.
Ad esempio 10kWt con deltaT 5K => 0.477 litri al secondo x 360 secondi = 172 litri. Se l'impianto contiene meno di 172, deve essere aggiunto un volano di volume pari alla differenza, collegato in SERIE alla pdc sul ritorno impianto.
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Dobbiamo intenderci su cosa pensiamo che gli inverter servano.Tom Bishop ha scritto: ↑sab ott 15, 2022 15:09 Non con i moderni compressori inverter dove il contenuto si può ridurre tranquillamente a 1/4 di quello che hai stimato.
Gli inverter servono per adeguare la potenza espressa al carico termico, oppure servono a ridurre il consumo energetico di picco.
Ed è pur vero che le due cose vanno (quasi) di pari passo.
Tuttavia il volano termico introduce dei positivi ritardi di fase che aumentano il carico medio al compressore, riducendone la frequenza degli spunti.
Siccome un maggior carico al compressore, e un minore coinvolgimento nella conversione di potenza a carico dell'inverter, sono entrambi modi per ridurre il consumo energetico, non c'è una controindicazione nell'utilizzare volani termici grandi o comunque più grandi del minimo indispensabile.
L'inverter viene sempre visto come una panacea, miracoloso toccasana per risolvere qualsiasi problema di dimensionamento.
L'inverter è tuttavia anche un dispositivo che consuma potenza, e neanche poca, fino a quasi il 5-10% della potenza resa.
Ne teniamo conto?
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Eccome se c'è. Più grande è e più disperde. La maggior parte dei volani in circolazione è classe B e fai presto a farti fuori il bel COP della PDC. Bisogna trovare il giusto compromesso e metterlo il più piccolo e il più isolato possibile.NoNickName ha scritto: ↑sab ott 15, 2022 15:19 non c'è una controindicazione nell'utilizzare volani termici grandi o comunque più grandi del
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Tra questa osservazione, quella della perdita dell'inverter e del calo di resa per invecchiamento (usura e fouling factor), ecc. ecc., ecco perché il COP medio si riduce drasticamente.La maggior parte dei volani in circolazione è classe B e fai presto a farti fuori il bel COP della PDC.
Tanto, chi è in grado di misurarlo?
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Dimmi che il problema della dissipazione energetica riguarda il volano e non i tubi dell'impianto.Tom Bishop ha scritto: ↑sab ott 15, 2022 15:30 Eccome se c'è. Più grande è e più disperde. La maggior parte dei volani in circolazione è classe B e fai presto a farti fuori il bel COP della PDC. Bisogna trovare il giusto compromesso e metterlo il più piccolo e il più isolato possibile.
Quando si parla di volume dell'impianto si intende che tale volume (tubi + volano) devono trovarsi alla stessa temperatura. E non l'impianto freddo e il volano caldo, altrimenti l'impianto non può essere considerato parte del volume inerziale.
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Certo, vale anche per l'impianto. Spesso però l'impianto è diviso in primario e secondario per la variabilità della portata del secondario.NoNickName ha scritto: ↑sab ott 15, 2022 18:02 Dimmi che il problema della dissipazione energetica riguarda il volano e non i tubi dell'impianto.
Quando si parla di volume dell'impianto si intende che tale volume (tubi + volano) devono trovarsi alla stessa temperatura. E non l'impianto freddo e il volano caldo, altrimenti l'impianto non può essere considerato parte del volume inerziale.
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Provo a sintetizzare quanto ho capito (potenza PdC):
- calcolare la potenza usando le "vecchie" regole, senza eccessivi margini per intermittenza (5% ?)
- attenzione alle perdite di rete e dei serbatoi, che possono essere cospicue
- il COP non diminuisce troppo se la PdC ha l'inverter (dal 5% al 10% ?).
Se poi la PdC serve anche come generatore di freddo e per produrre ACS, allora, addio a queste regole!
Si riapre il confronto!
- calcolare la potenza usando le "vecchie" regole, senza eccessivi margini per intermittenza (5% ?)
- attenzione alle perdite di rete e dei serbatoi, che possono essere cospicue
- il COP non diminuisce troppo se la PdC ha l'inverter (dal 5% al 10% ?).
Se poi la PdC serve anche come generatore di freddo e per produrre ACS, allora, addio a queste regole!
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Riprendo da qui: è noto che siccome la superficie di un solido di rotazione aumenta meno che il suo volume, all'aumentare del raggio, un certo volume di tubi dissiperà sempre e comunque più di un serbatoio di accumulo di pari volume.Tom Bishop ha scritto: ↑dom ott 16, 2022 06:45 Certo, vale anche per l'impianto. Spesso però l'impianto è diviso in primario e secondario per la variabilità della portata del secondario.
Porsi il problema sull'efficienza dei serbatoi, ma non porselo mai (o poco) su quella dei tubi, mi sembra assurdo.
Inoltre il serbatoio può essere messo in un locale climatizzato, azzerandone le perdite (completamente recuperate).
Per quanto riguarda il primario-secondario non ho capito cosa c'entra...
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Sto parlando di piccoli impianti nel residenziale dove solitamente il serbatoio è nel locale tecnico e la distribuzione è sotto traccia in locali climatizzati. Il serbatoio ha un peso enorme nei calcoli energetici e chi non se ne accorge vuol dire che non li inserisce.NoNickName ha scritto: ↑mar ott 18, 2022 09:51
Riprendo da qui: è noto che siccome la superficie di un solido di rotazione aumenta meno che il suo volume, all'aumentare del raggio, un certo volume di tubi dissiperà sempre e comunque più di un serbatoio di accumulo di pari volume.
Porsi il problema sull'efficienza dei serbatoi, ma non porselo mai (o poco) su quella dei tubi, mi sembra assurdo.
Inoltre il serbatoio può essere messo in un locale climatizzato, azzerandone le perdite (completamente recuperate).
Volevo dire che di solito hai sempre bisogno di un inerziale, perché il contenuto d'acqua dell'impianto non è sempre disponibile.NoNickName ha scritto: ↑mar ott 18, 2022 09:51
Per quanto riguarda il primario-secondario non ho capito cosa c'entra...
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
riassumo e provo a dire la mia opinione in base a quanto detto
- il carico termico va comunque coperto, altrimenti poi il cliente si lamenterà
- il calcolo del carico termico va eseguito piuttosto precisamente
- vanno comunque presi dei margini di sicurezza in quanto possono esserci condizioni impreviste diverse da quelle di progetto, tuttavia evitando maggiorazioni iper cautelative a cui magari eravamo abituati con i vecchi impianti. In questa ottica il fattore di ripresa lo considerate?
- un certo sovradimensionamento è comunque tollerabile e non comporta gravi conseguenze con le pdc inverter di oggi
- il carico termico va comunque coperto, altrimenti poi il cliente si lamenterà
- il calcolo del carico termico va eseguito piuttosto precisamente
- vanno comunque presi dei margini di sicurezza in quanto possono esserci condizioni impreviste diverse da quelle di progetto, tuttavia evitando maggiorazioni iper cautelative a cui magari eravamo abituati con i vecchi impianti. In questa ottica il fattore di ripresa lo considerate?
- un certo sovradimensionamento è comunque tollerabile e non comporta gravi conseguenze con le pdc inverter di oggi
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
allego una pagina della brochure Daikin Altherma in cui Daikin tende a ribadire di non sovradimensionare le pdc
Daikin dà anche alcune indicazioni che ovviamente sono di massima e da prendere con le pinze
tuttavia si seguissero queste indicazioni si avrebbero macchine molto molto piccole come taglia
per quanto riguarda il contenuto d'acqua chiedono pochissimi litri (variabile secondo la taglia ma comunque sempre < 10 lt)
Daikin dà anche alcune indicazioni che ovviamente sono di massima e da prendere con le pinze
tuttavia si seguissero queste indicazioni si avrebbero macchine molto molto piccole come taglia
per quanto riguarda il contenuto d'acqua chiedono pochissimi litri (variabile secondo la taglia ma comunque sempre < 10 lt)
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Io il materiale marketing non lo guardo mai. Ma quando lo leggo, mi corre la mano alla fondina.
Se leggo frasi come "La potenza non ha influenza sulla resa di sanitario"... mi cadono i gioielli.
"La potenza della pompa di calore ha una debole influenza sulla capacità di scambio" (certo, perché la capacità di scambio dipende dalla superficie di scambio, è ovvio che se scambi 2kW@dt5K puoi avere anche una pdc da 1MW, ma scambierai sempre 2kW) e nel grafico si vedono 90 minuti di funzionamento per scaldare 180 litri d'acqua.
EDIT: poniamo 15kWt / 3 (COP) x 1.5h = 7.5kWh. 180 l x dt40K = 7200kCal = 8.3kWh
Praticamente rende come una resistenza ad effetto joule.
Che trash.
Se leggo frasi come "La potenza non ha influenza sulla resa di sanitario"... mi cadono i gioielli.
"La potenza della pompa di calore ha una debole influenza sulla capacità di scambio" (certo, perché la capacità di scambio dipende dalla superficie di scambio, è ovvio che se scambi 2kW@dt5K puoi avere anche una pdc da 1MW, ma scambierai sempre 2kW) e nel grafico si vedono 90 minuti di funzionamento per scaldare 180 litri d'acqua.
EDIT: poniamo 15kWt / 3 (COP) x 1.5h = 7.5kWh. 180 l x dt40K = 7200kCal = 8.3kWh
Praticamente rende come una resistenza ad effetto joule.
Che trash.
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Non riesco a capire dove hai preso questo dato o come l'hai battezzatoEDIT: poniamo 15kWt
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Potenza di una pdc aria/acqua media per una monofamiliare da 140-160mq con fabbisogno in classe E (la più diffusa).Stefano LL ha scritto: ↑sab ott 22, 2022 12:45 Non riesco a capire dove hai preso questo dato o come l'hai battezzato
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Quelle indicazioni di Daikin esistevano già 10 anni fa. Io in un caso le presi alla lettera e alla prima stagione invernale dovetti far affiancare alla PDC una bella caldaia a gas. Da allora mi fido solo dei miei di calcoli.
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Secondo me la selezione non può prescindere da altre considerazioni indipendenti dalla potenza da UNI12831 e dalle prestazioni dichiarate dal costruttore.
1) Costante di tempo dell'edificio
2) Tipologia di sistema di emissione
3) Cicli di utilizzo dell'acqua calda sanitaria
4) Località di installazione, valutazione di temperature e umidità relativa media esterna invernale.
Così come il contenuto minimo dell'impianto, secondo me, non va valutato esclusivamente sul minimo per evitare che la macchina vada in blocco. È fondamentale il sistema di emissione. Se hai un radiante a pavimento 10 litri possono andare bene, se hai dei ventilconvettori o dei radiatori in alluminio, sempre secondo me, lo devi aumentare indipendentemente da quanto dichiarato in scheda tecnica.
Il cambiamento climatico comunque aiuta. Con la metà di ottobre nel mio territorio iniziavano le nebbie che duravano fitte per tutto l'inverno. Recentemente la nebbia la si vede qualche giorno all'anno, la media stagionale delle temperature è sempre più alta e il problema è notevolmente ridotto.
1) Costante di tempo dell'edificio
2) Tipologia di sistema di emissione
3) Cicli di utilizzo dell'acqua calda sanitaria
4) Località di installazione, valutazione di temperature e umidità relativa media esterna invernale.
Così come il contenuto minimo dell'impianto, secondo me, non va valutato esclusivamente sul minimo per evitare che la macchina vada in blocco. È fondamentale il sistema di emissione. Se hai un radiante a pavimento 10 litri possono andare bene, se hai dei ventilconvettori o dei radiatori in alluminio, sempre secondo me, lo devi aumentare indipendentemente da quanto dichiarato in scheda tecnica.
Il cambiamento climatico comunque aiuta. Con la metà di ottobre nel mio territorio iniziavano le nebbie che duravano fitte per tutto l'inverno. Recentemente la nebbia la si vede qualche giorno all'anno, la media stagionale delle temperature è sempre più alta e il problema è notevolmente ridotto.
Tom Bishop
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
1) D'accordo1) Costante di tempo dell'edificio
2) Tipologia di sistema di emissione
3) Cicli di utilizzo dell'acqua calda sanitaria
4) Località di installazione, valutazione di temperature e umidità relativa media esterna invernale.
2) Non incidono molto sulla potenza; non potresti anche cambiarli, per mille motivi, in fase di realizzazione?
3) Credo si parlasse di potenza legata al riscaldamento. Certo, se ci sono altre motivazioni (vasche idromassaggio, esigenze specifiche non legate al riscaldamento standard, case di vacanza, ecc.), le cose possono cambiare, e non di poco
4) Credo siano elementi già considerati nella 12831.
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Intendevo per valutare l'influenza negativa degli sbrinamenti.
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Personalmente, come già detto in un altra discussione, per la taglia delle pompe di calore utilizzo la "EN 12831 attenuata", ovvero con le seguenti condizioni al contorno
- potenza per ripresa nulla
- temperatura ovunque pari a 20 °C (niente 24 °C dei bagni)*
- ricambi pari a 0,5 vol/h ovunque (niente 1,5 vol/h per cucine e 2 vol/h per i bagni)*
- coefficienti di esposizione pari a 1
Sarà il procedimento giusto? Speriamo di sì
*Solo queste due condizioni, con le temperature tipiche delle mie latitudini, ho circa 1000 W in meno richiesti
- potenza per ripresa nulla
- temperatura ovunque pari a 20 °C (niente 24 °C dei bagni)*
- ricambi pari a 0,5 vol/h ovunque (niente 1,5 vol/h per cucine e 2 vol/h per i bagni)*
- coefficienti di esposizione pari a 1
Sarà il procedimento giusto? Speriamo di sì
*Solo queste due condizioni, con le temperature tipiche delle mie latitudini, ho circa 1000 W in meno richiesti
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
condivido più o meno il tuo approccio, a cui mi permetto di fare qualche osservazioneMimmo_510859D ha scritto: ↑dom ott 23, 2022 18:52 Personalmente, come già detto in un altra discussione, per la taglia delle pompe di calore utilizzo la "EN 12831 attenuata", ovvero con le seguenti condizioni al contorno
- potenza per ripresa nulla
- temperatura ovunque pari a 20 °C (niente 24 °C dei bagni)*
- ricambi pari a 0,5 vol/h ovunque (niente 1,5 vol/h per cucine e 2 vol/h per i bagni)*
- coefficienti di esposizione pari a 1
Sarà il procedimento giusto? Speriamo di sì
*Solo queste due condizioni, con le temperature tipiche delle mie latitudini, ho circa 1000 W in meno richiesti
trascurare il fattore di ripresa (11w/mq) ok, quanto meno in presenza di impianti a pannelli radianti, con radiatori e fancoil lo manterrei
temperatura ovunque 20 °C ok (ma attenzione alla temperatura nei wc se il termoarredo è a bassa temperatura)
ricambi max 0.5 vol/h condivido
i coefficienti di esposizione li manterrei
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Tra margine per gli sbrinamenti (10/15 minuti ogni ora nei periodi peggiori?), perdite per gli avviamenti (per quanti minuti la PdC rende quasi zero all'avviamento?), inaffidabilità della resa dichiarata e tutto il resto, per evitare di essere costretti a ricorrere alla caldaia (dopo le proteste del cliente: vedi esperienza Tom -> non isolata), mi sembra di capire che pochi condividano l'idea di sottodimensionare la potenza della PdC.
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
... o di non avere una adeguata riserva (= resistenze elettriche, caldaia, stufe, ecc.).
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Premesso che al cliente ribadisco mille e mille volte che una PdC deve lavorare in continuo... non proporrò mai un tal sistema di generazione in una abitazione energivora che non sia riscaldata da pannelli radianti. Quindi, di fatto, nei miei casi la ripresa è un problema che non si poneponca ha scritto: ↑dom ott 23, 2022 19:30condivido più o meno il tuo approccio, a cui mi permetto di fare qualche osservazioneMimmo_510859D ha scritto: ↑dom ott 23, 2022 18:52 Personalmente, come già detto in un altra discussione, per la taglia delle pompe di calore utilizzo la "EN 12831 attenuata", ovvero con le seguenti condizioni al contorno
- potenza per ripresa nulla
- temperatura ovunque pari a 20 °C (niente 24 °C dei bagni)*
- ricambi pari a 0,5 vol/h ovunque (niente 1,5 vol/h per cucine e 2 vol/h per i bagni)*
- coefficienti di esposizione pari a 1
Sarà il procedimento giusto? Speriamo di sì
*Solo queste due condizioni, con le temperature tipiche delle mie latitudini, ho circa 1000 W in meno richiesti
trascurare il fattore di ripresa (11w/mq) ok, quanto meno in presenza di impianti a pannelli radianti, con radiatori e fancoil lo manterrei
temperatura ovunque 20 °C ok (ma attenzione alla temperatura nei wc se il termoarredo è a bassa temperatura)
ricambi max 0.5 vol/h condivido
i coefficienti di esposizione li manterrei
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
https://idraulica.caleffi.com/articolo/ ... 20%C2%B0C).
Non ho capito quando dicono di considerare i dati comprensivi degli sbrinamenti.. e chi li ha a disposizione questi dati?
Non ho capito quando dicono di considerare i dati comprensivi degli sbrinamenti.. e chi li ha a disposizione questi dati?
Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Li ricavi da Meteonorm, ad esempio. In maniera molto facile, ricavi le ore con pericolo di brina.e chi li ha a disposizione questi dati?
Sono dati statistici, basati su periodi da te definiti: ultimi anni, ultimi decenni, ecc.
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Re: Il vostro approccio per il dimensionamento di PdC
Veramente, i giorni con pericolo di brina e il numero degli sbrinamenti della pdc non sono correlati neanche statisticamente.
Questa è una panzana vera e propria. E di conseguenza esce una affermazione quale questa:Inoltre, come si nota dai grafici, le PDC con gas R410A presentano un’erogazione della potenza termica molto più influenzata dalla temperatura esterna e da quella di mandata rispetto a quelle caricate a R32, nelle quali la potenza emessa risulta stabile fino ad una temperatura di -7 °C.
Signori, il gas refrigerante non influenza il fabbisogno lato cliente. Il calcolo della potenza richiesta è indipendente dalla tecnologia usata nel generatore. Si è mai sentito che una caldaia a GPL riduce il fabbisogno rispetto ad una a metano o a gasolio.I medesimi dati di progetto abbinati ad una pompa di calore che utilizza R32 (fig. 30) consentono di selezionare una macchina con potenza nominale pari a 7 kW, di taglia inferiore rispetto a quella selezionata con R410A.
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