Ciao a tutti, da tempo sto cercando di trovare un metodo univoco per la redazione delle relazioni L10 ma mi rimangono ancora molti dubbi.
Nel caso di immobile costituito da più appartamenti credo sia corretto interpretare la nozione di "edificio" come "unità immobiliare con impianto autonomo". Questo significa che le verifiche di legge ed in particolare il rapporto S/V riguardano il singolo appartamento (= impianto) e che nella definizione di S sia necessario comprendere anche le superfici a contatto con altre unità immobiliari confinanti, per tener conto della non contemporaneità di funzionamento degli impianti (orientamento confermato anche dal CENED). La mia domanda è questa: le dispersioni Ht con questi appartamenti vicini, necessarie per il calcolo di Qh (e quindi collegate alla determinazione dell' Epi e rendimento globale), vengono calcolate tenendo conto di quale fattore fi (o bu)?il mio programma mi permette di scegliere la temperatura del locale solo se non riscaldato, altrimenti impone fi 16,499 per appartamenti di altre unità immobiliari e fi 12,99 per altri edifici (suppongo intendano altri immobili)...non credo sia corretto considerare l''apartamento vicino come locale non riscaldato a tutti gli effetti.Forse mi sfugge qualcosa visto che non ho la norma UNI 12831?mi potreste aiutare? grazie
LOCALI ADIACENTI RISC E VERIFICHE DI LEGGE
Moderatore: Edilclima
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Patty
Punta sempre alla luna, male che vada avrai vagabondato fra le stelle..
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Re: LOCALI ADIACENTI RISC E VERIFICHE DI LEGGE
Per il 311/06 non ci sono dubbi. Le superfici disperdenti nel calcolo S/V devono essere esclusivamente quelle verso ambiente non dotati di impianto di riscaldamento. Le pareti e/o solaio verso i "vicini assenti" vanno considerate solo per il dimensionamento degli elementi scaldanti.kira ha scritto:Ciao a tutti, da tempo sto cercando di trovare un metodo univoco per la redazione delle relazioni L10 ma mi rimangono ancora molti dubbi.
Nel caso di immobile costituito da più appartamenti credo sia corretto interpretare la nozione di "edificio" come "unità immobiliare con impianto autonomo". Questo significa che le verifiche di legge ed in particolare il rapporto S/V riguardano il singolo appartamento (= impianto) e che nella definizione di S sia necessario comprendere anche le superfici a contatto con altre unità immobiliari confinanti, per tener conto della non contemporaneità di funzionamento degli impianti (orientamento confermato anche dal CENED). La mia domanda è questa: le dispersioni Ht con questi appartamenti vicini, necessarie per il calcolo di Qh (e quindi collegate alla determinazione dell' Epi e rendimento globale), vengono calcolate tenendo conto di quale fattore fi (o bu)?il mio programma mi permette di scegliere la temperatura del locale solo se non riscaldato, altrimenti impone fi 16,499 per appartamenti di altre unità immobiliari e fi 12,99 per altri edifici (suppongo intendano altri immobili)...non credo sia corretto considerare l''apartamento vicino come locale non riscaldato a tutti gli effetti.Forse mi sfugge qualcosa visto che non ho la norma UNI 12831?mi potreste aiutare? grazie
Se faccio un DL 311/06 in Lombardia faccio sempre così. Poi la certificazione energetica, che tanto non la può fare chi redige il 311, sarà un'altra cosa. A proposito: prima dei lavori si deve presentare la relazione in conformità alla legge 10-DL311 oppure deve essere in conformità al decreto lombardo?
Per me non è così pacifico come dici: l'edificio può confinare con l'esterno, il terreno o altri edifici.
Le verifiche vengono fatte per ogni volume riscaldato da un unico e quindi se non ci sono ambienti con temperature diverse la zona termica è unica e l'edificio coincide con l'appartamenton e non con l'intero immobile formato da più appartamenti com impianti autonomi: infatti anche il dlgs 311 parla di edificio, a cui riferire i calcoli e le verifiche (sia nel caso di L10, sia nel caso di certificazione), definendolo come intero immobile (nel caso di impianto centralizzato) o come parti dello stesso (unità immobiliari a sè stanti). Lo conferma anche la definizione di confine dello spazio riscaldato nella UNI 832 : è costituito dalle pareti, pavimenti e dai solai che lo separano dall'esterno, dagli spazi non riscaldati e dalle ZONE ADIACENTI.
Inoltre il rapporto S/V presuppone una superficie chiusa che delimita il volume, cioè lo spazio riscaldato. Se non consedero pareti, solai e muri a contatto con altri appartamenti riscaldati cambia di molto il limite da considerare.
So che ai fini del dimensionamento dell'impianto è corretto considerare i vicini assenti ma il mio programma non differenzia il calcolo del fabbisogno ai fini dell'impianto da quello per le verifiche di legge.Che ne dite?
Le verifiche vengono fatte per ogni volume riscaldato da un unico e quindi se non ci sono ambienti con temperature diverse la zona termica è unica e l'edificio coincide con l'appartamenton e non con l'intero immobile formato da più appartamenti com impianti autonomi: infatti anche il dlgs 311 parla di edificio, a cui riferire i calcoli e le verifiche (sia nel caso di L10, sia nel caso di certificazione), definendolo come intero immobile (nel caso di impianto centralizzato) o come parti dello stesso (unità immobiliari a sè stanti). Lo conferma anche la definizione di confine dello spazio riscaldato nella UNI 832 : è costituito dalle pareti, pavimenti e dai solai che lo separano dall'esterno, dagli spazi non riscaldati e dalle ZONE ADIACENTI.
Inoltre il rapporto S/V presuppone una superficie chiusa che delimita il volume, cioè lo spazio riscaldato. Se non consedero pareti, solai e muri a contatto con altri appartamenti riscaldati cambia di molto il limite da considerare.
So che ai fini del dimensionamento dell'impianto è corretto considerare i vicini assenti ma il mio programma non differenzia il calcolo del fabbisogno ai fini dell'impianto da quello per le verifiche di legge.Che ne dite?
Patty
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Abbi pazienza, leggiti la definzione di S (sup. disperdente lorda), nel DL 311/06. Mi sembra davvero chiara.kira ha scritto:Per me non è così pacifico come dici: l'edificio può confinare con l'esterno, il terreno o altri edifici.
Le verifiche vengono fatte per ogni volume riscaldato da un unico e quindi se non ci sono ambienti con temperature diverse la zona termica è unica e l'edificio coincide con l'appartamenton e non con l'intero immobile formato da più appartamenti com impianti autonomi: infatti anche il dlgs 311 parla di edificio, a cui riferire i calcoli e le verifiche (sia nel caso di L10, sia nel caso di certificazione), definendolo come intero immobile (nel caso di impianto centralizzato) o come parti dello stesso (unità immobiliari a sè stanti). Lo conferma anche la definizione di confine dello spazio riscaldato nella UNI 832 : è costituito dalle pareti, pavimenti e dai solai che lo separano dall'esterno, dagli spazi non riscaldati e dalle ZONE ADIACENTI.
Inoltre il rapporto S/V presuppone una superficie chiusa che delimita il volume, cioè lo spazio riscaldato. Se non consedero pareti, solai e muri a contatto con altri appartamenti riscaldati cambia di molto il limite da considerare.
So che ai fini del dimensionamento dell'impianto è corretto considerare i vicini assenti ma il mio programma non differenzia il calcolo del fabbisogno ai fini dell'impianto da quello per le verifiche di legge.Che ne dite?