Si tratta di una ricerca universitaria pubblicata lo scorso 03/03/2016 su incarico n° 2/2015 dello stesso Comitato Tecnico Centrale del CTI.
L'articolo indaga sull' entità degli errori nel calcolo della potenza termica dei radiatori che si hanno utilizzando il metodo dimensionale previsto dalla ex appendice D della UNI10200 (nella versione in inchiesta pubblica 2016 divenuta ora appendice C).
Ciò che sorprende è che gli errori della potenza emessa risultante dal calcolo dimensionale UNI10200 sono ben oltre quello che abbiamo creduto fin ora, dato che questi oscillano tra un minimo del 10% e, per le tipologie di radiatori 11 e 12, fino ad oltre il 40%, come riportato nel grafico sottostante:


L'articolo poi calcola l'errore che si avrebbe nella ripartizione delle spese e, secondo questo studio, l'errore si ridurrebbe anche a meno del 3% come da grafico sottostante (tra l'altro mi sembra che le didascalie A e B siano state invertite):

A parte che non c'è una legenda che spieghi il significato di alcuni coefficienti utilizzati (rapp, res,..) e come questi siano stati determinati, non vi sono neppure riferimenti su come sia stata condotta la prova (durata delle misure, temperature operative del radiatore/ambiente, ecc..) ma quel che non capisco è come sia possibile che, ammesso vi sia un errore del 45% nella valutazione della potenza del radiatore, poi questa produca un errore inferiore al 3% (il ripartitore diverrebbe più preciso di un contabilizzatore in Classe 3 MID !) nella ripartizione delle spese?
Come è possibile che un documento così poco chiaro, con statistiche alla Trilussa, sia stato citato nella bibliografia di riferimento della UNI10200?
Chi di voi l'ha letto che cosa ne ha dedotto?