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Quanto sia giusto o non giusto applicarla, dipende dai punti di vista; certo non ho voglia di assumermene io la responsabilità...
Moderatore: Edilclima
problema molto ricorrente! personalmente sono sempre riuscito a dimensionare in depressione anche nel caso di esistente... abbando la prevalenza del ventilatore caldaia ecc. ecc.mat ha scritto:Riprendo questo vecchio argomento per una domanda.
Premesso che concordo con la tesi che secondo il dlgs 152 sia vietato intubare in pressione positiva se il camino passa entro locali abitati o è incorporato nell'involucro edilizio, mi chiedo: ma se il tubo dimensionato per la depressione non sta fisicamente all'interno del vecchio camino che si fa? Temo che sia una situazione parecchio ricorrente al giorno d'oggi, con le caldaie a condensazione. Possibile che il legislatore intento a legiferare sull'obbligo o meno di scarico a tetto, ancora non si sia accorto di questo problema?
C'è chi dice che se smonti un orologio, metti i pezzi in una scatola e la scuoti esiste una probabilità su nnnnnnnnnn che quando riapri la scatola l'orologio si sia riassemblato....Marcus ha scritto:E voi vi prendereste queste responsabilità magari per 500-600 euro di parcella? Pazzi
Metti caso che poi si ostruisce lo spazio nella controcanna.. morte assicurata!Esa ha scritto:Forse sarebbe diverso se potessi garantire che lo spazio tra canna e controcanna fosse ventilato, cioè in depressione?
Prendo spunto solo per dire che da queste filippiche si arriva alla conclusione che nel nostro campo l'unico impianto sicuro è quello spento.Marcus ha scritto:Si potrebbe disquisire sul concetto di camino e canna intubata, ma i giudici non sono così sottili nè riflessivi nel cogliere la differenza tra i termini, quando ci scappa il morto stanno a caccia di qualcuno da condannare e la domanda che ti verrebbe fatta sarebbe solo una: è stato fatto tutto il possibile perchè l'evento calamitoso non si verificasse?....
quoto...redHat ha scritto:Prendo spunto solo per dire che da queste filippiche si arriva alla conclusione che nel nostro campo l'unico impianto sicuro è quello spento.Marcus ha scritto:Si potrebbe disquisire sul concetto di camino e canna intubata, ma i giudici non sono così sottili nè riflessivi nel cogliere la differenza tra i termini, quando ci scappa il morto stanno a caccia di qualcuno da condannare e la domanda che ti verrebbe fatta sarebbe solo una: è stato fatto tutto il possibile perchè l'evento calamitoso non si verificasse?....
Come tecnici professionisti dovremmo invece avere il coraggio di non nasconderci (senza offesa) dietro la "legge impone" ma dovremmo, almeno nelle questioni tecniche che affrontiamo ogni giorno, avere un proprio senso critico aprioristico.
Infatti è noto a tutti (in particolar modo a chi inizia ad avere qualche capello bianco) che le leggi sono per lo più fatte per interessi economici, soprattutto le leggi che anzichè dettare dei principi generali voglio scendere in dettagli tecnici (compito di organismi tecnici a questo preposti), dettagli che poi si rivelano astrusi (es. distanza camino 50metri, ecc..).
Le norme tecniche in fatto di regolamentazione tecnica valgono ben più di una legge, anche perchè le UNI hanno capacità e flessibilità ad adeguarsi molto più rapidamente ad ogni innovazione del mercato.
Il giorno che qualche giudice mi dirà contrariato che non ho rispettato questa o quella assurda legge avrò certamente modo di dimostrare che ho operato nell'interesse primario previsto dall'art. 1176 CC, riferimento che ogni professionista che si rispetti deve avere come metro di valutazione.
Tra l'altro modificare una legge per il cittadino è praticamente impossibile dato che l'art. 71 della Costituzione richiede non meno di 500.000 firme solo per presentare al Parlamento un progetto di legge che magari potrebbe non essere discusso (Grillo docet), figurarsi la difficoltà per i termotecnici, che a mala pena potrebbero raccogliere 5.000 firme.
L'inadeguatezza di una legge è evidente quando ciò diventa opinione diffusa, che che se ne dica.
RiquotoJerico ha scritto:quoto...redHat ha scritto:Prendo spunto solo per dire che da queste filippiche si arriva alla conclusione che nel nostro campo l'unico impianto sicuro è quello spento.Marcus ha scritto:Si potrebbe disquisire sul concetto di camino e canna intubata, ma i giudici non sono così sottili nè riflessivi nel cogliere la differenza tra i termini, quando ci scappa il morto stanno a caccia di qualcuno da condannare e la domanda che ti verrebbe fatta sarebbe solo una: è stato fatto tutto il possibile perchè l'evento calamitoso non si verificasse?....
Come tecnici professionisti dovremmo invece avere il coraggio di non nasconderci (senza offesa) dietro la "legge impone" ma dovremmo, almeno nelle questioni tecniche che affrontiamo ogni giorno, avere un proprio senso critico aprioristico.
Infatti è noto a tutti (in particolar modo a chi inizia ad avere qualche capello bianco) che le leggi sono per lo più fatte per interessi economici, soprattutto le leggi che anzichè dettare dei principi generali voglio scendere in dettagli tecnici (compito di organismi tecnici a questo preposti), dettagli che poi si rivelano astrusi (es. distanza camino 50metri, ecc..).
Le norme tecniche in fatto di regolamentazione tecnica valgono ben più di una legge, anche perchè le UNI hanno capacità e flessibilità ad adeguarsi molto più rapidamente ad ogni innovazione del mercato.
Il giorno che qualche giudice mi dirà contrariato che non ho rispettato questa o quella assurda legge avrò certamente modo di dimostrare che ho operato nell'interesse primario previsto dall'art. 1176 CC, riferimento che ogni professionista che si rispetti deve avere come metro di valutazione.
Tra l'altro modificare una legge per il cittadino è praticamente impossibile dato che l'art. 71 della Costituzione richiede non meno di 500.000 firme solo per presentare al Parlamento un progetto di legge che magari potrebbe non essere discusso (Grillo docet), figurarsi la difficoltà per i termotecnici, che a mala pena potrebbero raccogliere 5.000 firme.
L'inadeguatezza di una legge è evidente quando ciò diventa opinione diffusa, che che se ne dica.