scusate, ma forse non ho capito bene la domanda: si chiede se sia meglio far funzionare l'impianto per 11 ore consecutive, o per 11 ore ripartite su 2 diverse fasce orarie....
Se è questa la scelta non vedo differenze, perchè sempre di funzionamento intermittente si tratta.
cosa cambia il fatto di accenderlo e spegnerlo 2 volte oppure 4 più ravvicinate se il tempo totale di funzionamento è sempre lo stesso? Considerando l'inerzia termica, cosa volete che cambi avere 20°C dalle 8 alle 19 oppure avere 20°C dalle 8 alle 12 e dalle 16 alle 22? Se anche analizzassimo il transitorio con metodi dinamici, credete vi sarebbe qualche differenza sull'arco di una giornata? Alla ripresa dopo un periodo di spegnimento la caldaia funzionerebbe comunuque alla massima potenza, a prescindere che sia rimasta spenta per un solo step di 13 ore o per due step di 6 e 7 ore.
Capirei se si chiedesse la differenza tra tenerlo acceso h24 a temperature variabili con attenuazioni oppure 11 ore ON e 13 OFF (forse lì varrebbe la pena di fare un'analisi dinamica a temperature variabili) ma non mi pare sia questo il caso, e non vedo cosa cambi il mantenimento di una sola o più fasce orarie (a parità di tempo totale di accensione della caldaia).
Quindi secondo me la scelta a questo punto dovrebbe optare su decidere quali fasce orarie mantenere in base agli orari di effettiva presenza dei condomini nelle loro case (ad esempio raccogliendo una sorta di tabella in cui ognuno indica le ore in cui si trova in casa e facendo una sorta di "media" Questo al fine di ridurre al minimo i disagi (non i consumi, che, ripeto, non credo cambiarebbero in modo "misurabile").