Soqquadro92 ha scritto: ↑ven gen 14, 2022 22:46
Grazie per le risposte @ing.caruso. La penao in maniera molto simile alla tua. Chiaramente prima di certificare voglio essere sicuro.
Se conosci l'eurocodice 2, parte fuoco, magari puoi darmi ancora un suggerimento. Leggo nell'eurocodice che le azioni di progetto sulla struttura, possono essere ridotte durante l'incendio moltiplicandole per un coefficiente pari a 0.7.
Al punto 4.2.4 vengono riportati dei coefficienti di riduzione della resistenza dei materiali in funzione della temperatura. In che modo posso sfruttarli per determinare la temperatura critica del cls e dei ferri?
Chiaramente mantenere questi coefficienti unitari, con l'uso di opportuni rivestimenti per mantenere la temperatura entro certi limiti, significherebbe mantenere inalterata la resistenza dei materiali, ma forse si tratta di un ipotesi troppo conservativa anche alla luce della riduzione delle azioni di progetto durante l'incendio di cui scrivevo prima.
Fino a quanto posso spingermi con le temperature?
Di nulla. Io sfrutto molto come testo il volume della EPC editore "Strutture Resistenti al fuoco" che si poggia praticamente sugli Eurocodici e copre in buona parte molti dei casi di verifica di resistenza analitica di strutture resistenti al fuoco.
In condizioni di incendio è come se l'acciaio consentisse di fare affidamento ad una tensione di snervamento maggiore rispetto a quella in condizioni ordinarie a freddo.
La verifica viene considerata valida nel momento in cui i valori di distanza dell'armatura longitudinale dalla superficie esposta sono tali da mantenere la temperatura nell'armatura al di sotto di un valore critico, fissato come Tmax = 500°C per acciaio laminato a caldo e Tmax = 350°C per acciaio armonico Per l'acciaio questi costituiscono il valore limite. Che poi è ciò che si verifica una volta mappata l'isoterma 500° all'interno dell'elemento.
Penso di aver compreso dove tu voglia andare a parare. In pratica, al netto di una carenza di informazioni dettagliate sul tipo di elemento oggetto della tua analisi, nota la sezione, il tipo di cemento e il tipo di barre presenti, l'obiettivo sarebbe quello di certificare, applicando opportuni rivestimenti, un elemento tale per cui tu sia in gradi di dimostrare, nei tempi minimi richiesti (REI 120 minuti) un non decadimento dello stesso (mantenendo Kc e Ks pari a 1,00). Corretto ?
Ti mostro quanto presente nel mio volume:
Come vedi per il calcestruzzo, che sia calcareo o siliceo, per non avere alcuna riduzione dovresti mantenerlo al di sotto dei 100°C, che è veramente un'ipotesi parecchio conservativa. Per carità applicabile e forse sarei d'accordo qualora il committente, il suo geometra o qualunque abbia le carte dell'edificio da te studiato, non sia in grado di fornirti alcuna informazione.
Per quanto riguarda l'acciaio, bisognerebbe conoscere almeno come si deforma al raggiungimento dello stato limite ultimo. Se tale deformazione supera il 2%, puoi sfruttare la curva di decadimento 1 dove se vedi a matita ti ho segnato una tratteggiata isoterma a 400°. Quel valore rappresenta il limite dove tu hai Ks =1,00 (nessun decadimento dell'acciaio).
Se invece le tue barre d'armature sono compresse o tese con deformazione minore del 2% allo SLU, allora devi andare con la curva 3, di cui la temperatura isoterma a cui corrisponde ks =1,00 è 100° C (altra tratteggiata).
La difficoltà casomai è conoscere, nel calcolo della capacità portante della struttura, la deformazione di queste barre. SI dovrebbe andare per iterazione. O anche per questi si tiene cautelativamente una T < 100°C...Ma ripeto siamo in una condizione molto conservativa. Di solito un acciaio sotto i 350°C mantiene buone caratteristiche di resistenza.