Ho letto un po' di cose relative alle stime dell'energia utile e la ratio che ci sta dietro....
in soldoni se un condominio ha deciso di ripartire nelle proporzioni 30% quota fissa e 70% quota variabile in teoria la delibera è impugnabile xè la ripartizione nn è stata fatta secondo norma UNI (almeno in Piemonte mi pare che la DGR dica questo...).
Mi sta capitando che i condomini sul piano piloty non isolato spendano ovviamente di più di quanto si ripartiva a millesimi; molti di questi sono abbastanza arrabbiati e "impugnano" la ripartizione e chiedono l'intervento di un tecnico.
Ora se io vado a fare la diagnosi energetica, rilevo le caratteristiche dei corpi scaldanti, stimo il rendimento di distribuzione, valuto la distanza tra radiatori e colonne, ossia applico alla lettera la norma UNI CTI 10200:2013 (spero che siate d'accordo nel riconoscere che la procedura e laboriosa e quindi il costo che noi termotecnici dovremmo richiedere non potrà essere molto contenuto) i risultati a cui si arriva con la valutazione possono "limare" in qualche modo le differenze di costo tra i vari alloggi (qualcuno parla di coefficienti correttivi)....
Non ho ancora fatto il calcolo rigoroso ma non vorrei dover andare a dire alla pensionata sul piano piloty che pagava 500 € di riscaldamento prima, saliti poi a 1.000 € con la contabilizzazione dell'energia termica deve ora pagarne 1.200 €
Che risultati ci si può aspettare da tale valutazione?
Sbaglierò ma sono delle opinione che se la norma UNI intende modellare al meglio il sistema edificio-impianto le differenze di isolamento degli alloggi non potranno che tradursi in una giusta penalizzazione delle performance energetiche con conseguente aggravio e divario di costo tra i condomini.....
Vale la pena cercarsi tante rogne....?