danilo2 ha scritto:Scusa redHat, non ho letto tutti i post e quindi non so se quello che dicoè già stato dibattuto, però una riflessione possiamo farla sull'uso delle parole "in proporzione all'uso che ciascuno può farne" e non "in proporzione all'uso che ciascuno ne fa". In quella affermazione di uso potenziale e non effettivo può stare la giustificazione ai millesimi energetici di fabbisogno per ripartire il consumo involontario.
Abbiamo versato fiumi di parole su questo argomento. Ripeto qualche punto fondamentale.
I millesimi di fabbisogno sono utilissimi per risolvere altre problematiche, come ad esempio quella di quantificare i consumi energetici in caso si presentassero contabilizzatori/ripartitori difettosi, oppure quella di avere un calcolo già predisposto per la certificazione energetica dell'immobile (peccato però che la norma UNI 10200 preveda l'edificio originario e non quello esistente), ma ciò nonostante impiegarlo per la ripartizione della quota involontaria è un grosso errore sia tecnico che giuridico. Perchè?
E' un errore tecnico perchè negli impianti di tipo centralizzato (ovvero in tutti gli impianti in cui si effettua la contabilizzazione) non è corretto legare le
dispersioni della rete di distribuzione (tecnicamente è questa la quota involontaria UNI10200) al fabbisogno energetico, purtroppo questo errato approccio è dovuto anche al fatto che la UNI10200 consente di calcolare le dispersioni di rete come frazione del fabbisogno energetico utile QH,nd (prospetto 10), ma nella realtà degli impianti termotecnici le perdite di rete non variano con il diminuire dei consumi, vale solo per le reti elettriche, (sigh ho il sospetto che l'equivoco nasca per colpa degli elettrotecnici), anzi nel campo termotecnico semmai il peso delle perdite aumenta con il diminuire dei fabbisogni. Non per nulla la nuova bozza UNI10200 ha introdotto un nuovo coefficiente fx,uso che farà aumentare fx,inv (l'attuale kinv) e tra l'altro non per nulla la UNI10200 impone di riferirsi all'edificio originario (quella della costruzione dell'impianto). Insomma tecnicamente si cerca di correlare il fabbisogno alle dispersioni di rete con tutta una serie di parametri correttivi che si eviterebbe di utilizzare se il calcolo delle perdite di distribuzione si effettuasse con il metodo analitico UNI11300-2.
E' anche un errore giuridico perchè la frase citata "in proporzione all'uso che ciascuno può farne" riportata nell'art. 1123 del CC è una frase di indirizzo generale per la ripartizione di costi di cui non è nota a priori l'entità di utilizzo da parte dei singoli (è una ipoteca sui futuri consumi) che vale come principio della ripartizione delle spese: pagherai quel che prenderai.
A rigor di testo già la contabilizzazione in sè soddisfa l'intento letterale dell'art. 1123 del CC. "l'uso che ciascuno può farne".
Ma negli impianti complessi, come quelli di climatizzazione, non tutti i costi possono essere attributi al solo prelievo, infatti oltre alla quota prelevata volontariamente, si ha anche una ulteriore quota "non volontaria" dovuta alla gestione ed inefficienza dell'impianto che non è affatto legata ai consumi, anzi sono praticamente inversamente proporzionali, l'incidenza di questi, come già detto, aumenta con il diminuire dei consumi.
Come dovrebbero essere allora ripartiti questi costi che non sono legati al fabbisogno? Semplicemente pensando a quale sia la quota di potenza installata in ciascuna unità immobiliare e sulla quale è stato realizzato l'impianto termico centralizzato, potenza tra l'altro in grado di costituire un limite alla potenziale sottrazione di calore dall'impianto centralizzato.
Concludo con la solita affermazione: bene che vi si siano i millesimi di fabbisogno, giusto prevederli nella UNI 10200 ma questi vanno utilizzati per risolvere altre problematiche non certo per ripartire la quota involontaria dovuta alle dispersioni di rete. Per questa quota il riferimento più idoneo a mio parere è dato dalla effettiva potenza installata nelle singole u.i.
Ci sono decine di motivazioni del perchè i millesimi di potenza siano da preferirsi ai millesimi di fabbisogno, motivazioni che ora sarebbe lungo elencare ma ne abbiamo già discusso ripetutamente. Ostinarsi ad utilizzare i millesimi di fabbisogno per la ripartizione della quota involontaria sarà solo fonte di problemi non solo per noi tecnici ma soprattutto per i condomini che desiderano una rispettosa convivenza condominiale.