DEPOSITO CELLA FRIGO DM 10/03/1998 GIA' SCIATO MA CON DEI PROBLEMI
Moderatore: Edilclima
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DEPOSITO CELLA FRIGO DM 10/03/1998 GIA' SCIATO MA CON DEI PROBLEMI
Ho un deposito che ha ottenuto il CPI (cat. C, tramite sopralluogo) alcuni anni addietro con DM 10/03/1998 dopo un iter tormentatissimo pieno di pasticci progettuali e dispute/tira e molla con i VVF su cui bisogna ora fare un progetto di variante (sempre con DM 10/03/1998). Ci sono delle cose che non mi tornano:
1 - IDRANTI: sono state date prescrizioni scritte dei VV.F. di rispettare le coperture richieste e necessarie ma al termine il CPI è stato dato comunque nonostante:
- gli idranti interni non rispettino, in alcuni punti, l'indicazione dei 20 m di distanza reciproca (richiesta da tutte le norme UNI 10779), quindi non ho la copertura corretta
- per gli idranti esterni in 2 punti sono stati installati DN45 sulla facciata esterna (a quanto sembra per colmare alcune aree esterne non coperte), quindi ho una protezione non ottimale in questi 2 punti (meno portata/pressione + maggior rischio nel dovermi avvicinare alla parete)
2 - VIE DI ESODO: le vie di esodo (rischio medio) sono più lunghe di 45 m. E' vero che il DM permette di allungarsi grazie alle misure alternative (ad esempio rivelazione incendi, che infatti c'è), tuttavia è anche vero che questo punto è sempre stato controverso... Allungarsi fino a quanto? Non mi pare sia scritto da nessuna parte.
3 - CONTROLLO FUMI E CALORE: come noto il DM 10/03/1998 non affronta questo tema e all'epoca le superfici da adottare erano di fatto quelle dei regolamenti edilizi. Un'area del deposito è però una grossa cella frigo (2.700 mq) alta 8 m (pannelli sandwich), in pratica una scatola dentro il capannone in cemento armato. Di conseguenza questa cella frigo non può usufruire dei lucernari in policarbonato del capannone ma solo dei portoni delle ribalte (baie di carico) che danno su questa cella frigo. Anche considerando tutte le ribalte aperte (ma dovrei tralasciare che non hanno alimentazioni elettriche di sicurezza e comunque non sono agevoli da aprire dall'esterno neanche per i VVF) non arrivo ad 1/40 della superficie della cella frigo. Ci sono altri portoni che danno sulla restante parte del capannone ma evacuare i prodotti della combustione in un altra zona al chiuso non mi sembra una buona idea. Sembrerebbe che nessuno si sia mai posto il problema... Ma d'altra parte è stato approvato ed ha il CPI così, però non mi sembra funzioni molto... Che si fa? Si accetta che non ci sono aperture a sufficienza? Si attende che l'incendio distrugga i pannelli sandwich (cadendo in testa ai soccorritori) e che liberi i lucernari sul tetto?
4 - CARICO INCENDIO CELLA FRIGO: la cella frigo è delimitata da pannelli sandwich con isolante interno (non so cosa, devo indagare, forse poliuretano o materiale similare schiumato). Voi inserireste questo materiale isolante nel calcolo del carico d'incendio o si può evitare? Ho timore però che sarebbe davvero troppo e mi impedirebbe di stoccare il materiale vero e proprio all'interno. Anche qui questo non è mai stato considerato nei progetti precedenti e nessuno ha mai detto niente.
Grazie.
1 - IDRANTI: sono state date prescrizioni scritte dei VV.F. di rispettare le coperture richieste e necessarie ma al termine il CPI è stato dato comunque nonostante:
- gli idranti interni non rispettino, in alcuni punti, l'indicazione dei 20 m di distanza reciproca (richiesta da tutte le norme UNI 10779), quindi non ho la copertura corretta
- per gli idranti esterni in 2 punti sono stati installati DN45 sulla facciata esterna (a quanto sembra per colmare alcune aree esterne non coperte), quindi ho una protezione non ottimale in questi 2 punti (meno portata/pressione + maggior rischio nel dovermi avvicinare alla parete)
2 - VIE DI ESODO: le vie di esodo (rischio medio) sono più lunghe di 45 m. E' vero che il DM permette di allungarsi grazie alle misure alternative (ad esempio rivelazione incendi, che infatti c'è), tuttavia è anche vero che questo punto è sempre stato controverso... Allungarsi fino a quanto? Non mi pare sia scritto da nessuna parte.
3 - CONTROLLO FUMI E CALORE: come noto il DM 10/03/1998 non affronta questo tema e all'epoca le superfici da adottare erano di fatto quelle dei regolamenti edilizi. Un'area del deposito è però una grossa cella frigo (2.700 mq) alta 8 m (pannelli sandwich), in pratica una scatola dentro il capannone in cemento armato. Di conseguenza questa cella frigo non può usufruire dei lucernari in policarbonato del capannone ma solo dei portoni delle ribalte (baie di carico) che danno su questa cella frigo. Anche considerando tutte le ribalte aperte (ma dovrei tralasciare che non hanno alimentazioni elettriche di sicurezza e comunque non sono agevoli da aprire dall'esterno neanche per i VVF) non arrivo ad 1/40 della superficie della cella frigo. Ci sono altri portoni che danno sulla restante parte del capannone ma evacuare i prodotti della combustione in un altra zona al chiuso non mi sembra una buona idea. Sembrerebbe che nessuno si sia mai posto il problema... Ma d'altra parte è stato approvato ed ha il CPI così, però non mi sembra funzioni molto... Che si fa? Si accetta che non ci sono aperture a sufficienza? Si attende che l'incendio distrugga i pannelli sandwich (cadendo in testa ai soccorritori) e che liberi i lucernari sul tetto?
4 - CARICO INCENDIO CELLA FRIGO: la cella frigo è delimitata da pannelli sandwich con isolante interno (non so cosa, devo indagare, forse poliuretano o materiale similare schiumato). Voi inserireste questo materiale isolante nel calcolo del carico d'incendio o si può evitare? Ho timore però che sarebbe davvero troppo e mi impedirebbe di stoccare il materiale vero e proprio all'interno. Anche qui questo non è mai stato considerato nei progetti precedenti e nessuno ha mai detto niente.
Grazie.
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Re: DEPOSITO CELLA FRIGO DM 10/03/1998 GIA' SCIATO MA CON DEI PROBLEMI
Anche a me è capitato un caso simile. Difformità non rilevato in fase di rilascio CPI. E mi è capitato parecchie volte. Con il Comando, che aveva le sue responsabilità dovute a clientelismi passati tra alcuni funzionati e alcuni tecnici, ho concordato di sanare progressivamente gli errori del passato. Per fortuna il cliente ha capito e mi ha ascoltato. Al termine ho fatto una SCIA senza aggravio giusto per sistemare la documentazione in archivio.
Tom Bishop
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Re: DEPOSITO CELLA FRIGO DM 10/03/1998 GIA' SCIATO MA CON DEI PROBLEMI
Mi ritrovo nelle tue parole perchè è la stessa cosa che è successa in questo caso. Anche io sarei propenso per risolvere i vari punti. Ma per il 3 e 4 cosa mi dici? Hai qualche idea/esperienza?
Grazie.
Grazie.
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Re: DEPOSITO CELLA FRIGO DM 10/03/1998 GIA' SCIATO MA CON DEI PROBLEMI
Punto 3) vado avanti con le valutazioni del DM 10/03/1998
Punto 4) non considero l'isolante delle pareti
Punto 4) non considero l'isolante delle pareti
Tom Bishop
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Re: DEPOSITO CELLA FRIGO DM 10/03/1998 GIA' SCIATO MA CON DEI PROBLEMI
Visto che ti stai occupando di celle frigo ti segnalo questa circolare che magari ti può essere utile. Riguarda le uscite di sicurezza.
https://drive.google.com/file/d/1FFE1fX ... sp=sharing
https://drive.google.com/file/d/1FFE1fX ... sp=sharing
Tom Bishop
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Re: DEPOSITO CELLA FRIGO DM 10/03/1998 GIA' SCIATO MA CON DEI PROBLEMI
Eh... Allora...
2 - VIE DI ESODO: grazie per la circolare che mi hai girato, che in definitiva dice che se la cella frigo è luogo di lavoro (di solito lo è visto che i lavoratori ci entrano) bisogna prevedere vie di esodo (=anche le porte) conformi ai normali requisiti... Mi trovo ad esempio in un caso dove tra le varie celle frigo ne ho una, seppur piccola (200 mq), dove l'unico accesso è costituito dal portoncino classico da cella frigo (simile alla foto qui sotto) che non mi pare sia idoneo per essere usato come porta lungo la via di esodo Come se ne esce? Io vedo 2 soluzioni:
- se la cella frigo è utilizzata come frigo e quindi il portoncino deve essere tenuto chiuso, non ci sono scappatoie, la porta tradizionale va fatta
- se la cella frigo non è utilizzata come frigo ma come deposito generico (il committente sta valutando anche questo) dovrebbe essere possibile, tramite dichiarazione del titolare, dichiarare che il varco è permanentemente aperto (portoncino bloccato in posizione di aperto).
3 - CONTROLLO FUMI E CALORE: se ho capito bene dal momento che il DM 10/03/1998 non affrontava la tematica delle aperture di smaltimento non solleveresti il tema? Però scusami, DM o no, a mio modo di vedere il problema c'è. Se da un lato è normale che una cella frigo debba essere sigillata il più possibile, dall'altro in caso d'incendio come vengono fatti uscire fumo e calore? Senza contare che esiste anche la possibilità, come dicevo prima, che le celle non vengano più refrigerate ma usate come depositi generici (questa di cui sto parlando, in particolare, è di circa 3.000 mq).
Come la vedi?
2 - VIE DI ESODO: grazie per la circolare che mi hai girato, che in definitiva dice che se la cella frigo è luogo di lavoro (di solito lo è visto che i lavoratori ci entrano) bisogna prevedere vie di esodo (=anche le porte) conformi ai normali requisiti... Mi trovo ad esempio in un caso dove tra le varie celle frigo ne ho una, seppur piccola (200 mq), dove l'unico accesso è costituito dal portoncino classico da cella frigo (simile alla foto qui sotto) che non mi pare sia idoneo per essere usato come porta lungo la via di esodo Come se ne esce? Io vedo 2 soluzioni:
- se la cella frigo è utilizzata come frigo e quindi il portoncino deve essere tenuto chiuso, non ci sono scappatoie, la porta tradizionale va fatta
- se la cella frigo non è utilizzata come frigo ma come deposito generico (il committente sta valutando anche questo) dovrebbe essere possibile, tramite dichiarazione del titolare, dichiarare che il varco è permanentemente aperto (portoncino bloccato in posizione di aperto).
3 - CONTROLLO FUMI E CALORE: se ho capito bene dal momento che il DM 10/03/1998 non affrontava la tematica delle aperture di smaltimento non solleveresti il tema? Però scusami, DM o no, a mio modo di vedere il problema c'è. Se da un lato è normale che una cella frigo debba essere sigillata il più possibile, dall'altro in caso d'incendio come vengono fatti uscire fumo e calore? Senza contare che esiste anche la possibilità, come dicevo prima, che le celle non vengano più refrigerate ma usate come depositi generici (questa di cui sto parlando, in particolare, è di circa 3.000 mq).
Come la vedi?
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Re: DEPOSITO CELLA FRIGO DM 10/03/1998 GIA' SCIATO MA CON DEI PROBLEMI
Marco, il problema delle mancanze "lasciate passare" nei CPI è abbastanza frequente...
Dipende dalla sensibilità del Funzionario e da cosa devi fare in modifica.
Le modifiche impattano su queste mancanze? se sì, allora occorre parlare col Funzionario e trovare insieme una soluzione che in genere è l'adeguamento (non sempre).
Per le porte, corretto come dici tu.
L'isolante poliuretanico dei pannelli sandwich lo devi considerare indubbiamente nel carico di incendio, ma solo se le modifiche che fai impattano su tale carico d'incenido...se l'attività non ha cambiato i quantitativi, perchè devi rimettere in discussione il tutto?
PS: i pannelli coibentati bruciano...prova a cercare su internet, troverai casi di incendio di celle frigo dovuti anche innesco dei pannelli da parte di evaporatori o altri macchinari.
Per l'aerazione, proverei a considerare la cella frigo come un locale inserito nel compartimento...te fai l'aerazione del compartimento, mica dei locali interni...quante celle frigo hai visto che EFC? e oltretutto dovrebbero poi essere collegati alla copertura, perchè immagino che la cella non arrivi a battere a filo copertura, no?
Dipende dalla sensibilità del Funzionario e da cosa devi fare in modifica.
Le modifiche impattano su queste mancanze? se sì, allora occorre parlare col Funzionario e trovare insieme una soluzione che in genere è l'adeguamento (non sempre).
Per le porte, corretto come dici tu.
L'isolante poliuretanico dei pannelli sandwich lo devi considerare indubbiamente nel carico di incendio, ma solo se le modifiche che fai impattano su tale carico d'incenido...se l'attività non ha cambiato i quantitativi, perchè devi rimettere in discussione il tutto?
PS: i pannelli coibentati bruciano...prova a cercare su internet, troverai casi di incendio di celle frigo dovuti anche innesco dei pannelli da parte di evaporatori o altri macchinari.
Per l'aerazione, proverei a considerare la cella frigo come un locale inserito nel compartimento...te fai l'aerazione del compartimento, mica dei locali interni...quante celle frigo hai visto che EFC? e oltretutto dovrebbero poi essere collegati alla copertura, perchè immagino che la cella non arrivi a battere a filo copertura, no?
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- Iscritto il: mer mag 05, 2010 16:15
Re: DEPOSITO CELLA FRIGO DM 10/03/1998 GIA' SCIATO MA CON DEI PROBLEMI
Trovi coerente, nel caso la cella frigo non fosse usata come frigo e quindi non necessitante di essere chiusa, far rilasciare dichiarazione al titolare che il varco rimanga permanentemente aperto?Per le porte, corretto come dici tu.
Purtroppo dobbiamo ricalcolare il carico d'incendio in quanto i materiali variano e quindi... Uhm... Le celle sono molto grosse, quindi c'è molto poliuretano dentro i pannelli... Tu hai qualche riferimento sui quantitativi di poliuretano (nel caso non riuscissi a reperire schede tecniche)?L'isolante poliuretanico dei pannelli sandwich lo devi considerare indubbiamente nel carico di incendio, ma solo se le modifiche che fai impattano su tale carico d'incenido...se l'attività non ha cambiato i quantitativi, perchè devi rimettere in discussione il tutto?
PS: i pannelli coibentati bruciano...prova a cercare su internet, troverai casi di incendio di celle frigo dovuti anche innesco dei pannelli da parte di evaporatori o altri macchinari.
Purtroppo le celle sono invece a filo compartimento (sia pareti sia soffitto). In pratica battono contro le strutture separanti/portanti e mi trovo anche con una cella di 3.000 mq alta 8 m. Da cui in caso d'incendio non esistono aperture di smaltimento se non solo 6 baie di carico per i camion, su un solo lato ed ovviamente a quota bassa... Nessuno ci ha mai pensato a quanto pare ma in caso d'incendio che succederebbe...? Come si potrebbe risolvere secondo te?Per l'aerazione, proverei a considerare la cella frigo come un locale inserito nel compartimento...te fai l'aerazione del compartimento, mica dei locali interni...quante celle frigo hai visto che EFC? e oltretutto dovrebbero poi essere collegati alla copertura, perchè immagino che la cella non arrivi a battere a filo copertura, no?
Re: DEPOSITO CELLA FRIGO DM 10/03/1998 GIA' SCIATO MA CON DEI PROBLEMI
Simmaarrccoo ha scritto: ↑ven ago 27, 2021 11:12 Trovi coerente, nel caso la cella frigo non fosse usata come frigo e quindi non necessitante di essere chiusa, far rilasciare dichiarazione al titolare che il varco rimanga permanentemente aperto?
Il poliuretano per celle frigo ha una densità di circa 40 kg/mc (vedi su internet , trovi vari produttori di celle che indicano questo valore, più o meno)Purtroppo dobbiamo ricalcolare il carico d'incendio in quanto i materiali variano e quindi... Uhm... Le celle sono molto grosse, quindi c'è molto poliuretano dentro i pannelli... Tu hai qualche riferimento sui quantitativi di poliuretano (nel caso non riuscissi a reperire schede tecniche)?
questo, a mio parere, è un problema. Fai un colloquio con il locale Comando VVF. Stai aumentando il carico di incendio? se no, potresti sostenere il fatto che non hai aggravato il rischio per l'aerazionePurtroppo le celle sono invece a filo compartimento (sia pareti sia soffitto). In pratica battono contro le strutture separanti/portanti e mi trovo anche con una cella di 3.000 mq alta 8 m. Da cui in caso d'incendio non esistono aperture di smaltimento se non solo 6 baie di carico per i camion, su un solo lato ed ovviamente a quota bassa... Nessuno ci ha mai pensato a quanto pare ma in caso d'incendio che succederebbe...? Come si potrebbe risolvere secondo te?
Re: DEPOSITO CELLA FRIGO DM 10/03/1998 GIA' SCIATO MA CON DEI PROBLEMI
Ma la distanza tra gli idranti perchè 20 metri? Sono 20 metri di lancia, quindi 40 metri tra gli idranti (con la spezzata)
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