lbasa ha scritto:C'è chiarezza condivisibile in quello studio?
ma vedi che il problema non è l'approccio LCA, che anzi è correttissimo: le norme che citi definiscono lo LCA come analisi del ciclo di vita, che vuol dire semplicemente che un fenomeno va analizzato dalla culla alla tomba (es. il metano ha un effetto serra che va oltre quello della sola combustione, perchè le perdite che si hanno durante estrazione e trasporto hanno un effetto serra molto più alto della CO2: per dire in italia abbiamo l'1% di perdite dalla rete, che "vale" quasi il 20% in più in termini di CO2 equivalente).
ma in quelle norme non trovi un sistema di equiparazione tra gli effetti dell'eutrofizzazione, dell'acidificazione, delle emissioni dei composti serra, di quelli tossici, di quelli cancerogeni: è questo passaggio (la somma delle mele con le pere) che è opinabile, non l'analisi LCA in sè.
lbasa ha scritto:come se in discussione fosse l'obbligo di condurci in una strada piuttosto che in un'altra
giustamente siamo qui per confrontare idee, e non provocazioni.
spiegamelo tu come si fa, a sommare insieme le emissioni di CO2 (che se ci faranno male, ce lo faranno tra decenni, e non direttamente, ma per via degli sconvolgimenti naturali che
forse* causeranno), e le PM10 (che mandano regolarmente al creatore centinaia di migliaia di persone l'anno in UE, e ne abbiamo le
prove, non i modelli).
*e guarda che non lo dico per negazionismo. ma quello dell'impatto della CO2 è un meccanismo
a soglia, mentre i danni delle PM10 sono
proporzionali.
prova a dimostrarmi che evitando le emissioni di CO2 del metano della mia caldaia il pianeta si salverà. io credo che in ogni caso non sarà così, perchè l'europa conta per il 15% dei consumi mondiali, ed i consumi residenziali sono il 20% del totale, di cui l'80% è riscaldamento. quindi sostituendo il tossico metano con la salutare biomassa in tutto il settore residenziale europeo (compito che richiederà diverse decine d'anni), si otterrà una riduzione delle emissioni di CO2 del 0,15*0,2*0,8=2,4% del totale di una cosa che cresce dell'1,5% all'anno, cioè niente (non qualcosina,
niente: eliminando l'impiego di carbone si otterrebbe 10 volte di più spendendo 10 volte di meno in 1/10 del tempo).
quindi se ci salveremo non sarà certo perchè spegniamo le caldaie: occorre qualcosa di 1000 volte più "vivace" per salvarci dall'eventuale effetto nefasto della CO2: investire nella sostituzione delle caldaie per salvarci dalla CO2 vuol dire investire tempo, soldi e risorse per risultati trascurabili: non è neanche detto che non sia controproducente (magari investendo quelle stesse risorse in altri settori...). spegnendo la stufa del vicino, invece i polmoni di decine di persone che abitano nella zona ricevono un miglioramento immediato che avrà effetti sanitariamente tangibili.
come si fa a stabilire un metodo credibile che permetta di sommare le due cose in un unico indicatore? secondo me semplicemente non è possibile.
lbasa ha scritto:Mi aspetterò a giorni una proposta di legge del gruppo politico telecomandato dal blog .... A salvaguardia del vivere sostenibile
il presupposto della discussione è proprio l'opposto, ovvero come si fa ad abbattere le PM10 SENZA dover stravolgere le attività che stanno alla base dello stile di vita occidentale (perchè penso siamo tutti d'accordo che se stiamo al freddo ed al buio, spegnamo tutti i veicoli e fermiamo tutte le attività economiche agricole ed industriali, azzeriamo sia l'effetto serra che le pm10, no? il punto è che facendo così poi si vive in media 30 anni...).
non a caso quella quota di emissioni da PM10 che anche per l'arpa sono la maggioranza relativa non la aggrediamo: perchè sono di fonte NON da combustione, e quindi non ci possiamo fare niente (agirci contro significa appunto rinunciare al benessere che è la prima fonte di aumento della nostra salute, e quindi è controproducente rispetto all'obiettivo).
perciò la provocazione non coglie affatto nel segno: io sono d'accordo con il presupposto tecnico (la produzione delle proteine animali da alimentazione è drammaticamente più impattante di una equivalente produzione di calorie da vegetali); ma sono anche realista: io per primo NON sono disponibile a togliermi quella grigliata di carne che mediamente ci facciamo in famiglia una volta alla settimana, e che insieme a 1000 altre piccolezze rende lo stile della mia vita quantomeno sopportabile.
e so che vale lo stesso per milioni di altri, largamente maggioritari nei paesi occidentali (per tacere dei paesi che il nostro benessere lo sognano solamente, che sono comprensibilmente ANCORA MENO disposti a sacrifici).
saremo cinici, insensibili, miopi, senza rispetto per il futuro dei nostri figli, tutto quello che vuoi; ma io (e penso di non essere solo) sono perfettamente consapevole che la vera sfida è ottenere risultati SENZA rinunciare a quella fettina di benessere che ci siamo faticosamente conquistati, perchè al di là delle chiacchiere
nessuno è disposto a rinunciarvi (al massimo alcuni sono disposti a farci rinunciare gli altri).
lbasa ha scritto:Giusto?
sbagliato, per quanto mi riguarda. secondo me vedi una contrapposizione tra "tifosi del metano" e "tifosi della biomassa" che non c'è.
semplicemente, questa è una discussione sulla salvaguardia dei nostri polmoni: il modo giusto di salvaguardare i nostri polmoni è abbattere l'uso di biomassa (e di autovetture diesel). abbattendo l'uso di metano continuiamo ad ammalarci di tumore tanto quanto prima, e se sostituiamo il metano con la biomassa peggioriamo la situazione.
in una discussione sulla salvaguardia del pianeta dall'effetto serra, il modo giusto può includere (anche se come dimostrato non è prioritario) l'abbattere l'uso di metano per riscaldamento residenziale; ci sono modi per abbattere l'effetto serra molto di più, e modi di abbattere l'uso di metano molto più intelligenti e cost-effective del sostituirlo con la biomassa negli impianti individuali di riscaldamento. e ci sono modi di usare la biomassa che non causano ai nostri polmoni alcun danno (gassificandola nei digestori, e portando in città solo l'elettricità e il calore, ad esempio).
perciò le due cose sono perfettamente compatibili, e gli obiettivi possono e anzi dovrebbero essere perseguiti entrambi.
è solo questione di perseguire l'obiettivo giusto per ciascuno scopo.