più leggo questo thread e più mi fortifico nella convinzione che il mondo della professione e il mondo della finanza parlino due lingue diverse
SimoneBaldini ha scritto:Ci sono svariati trattati che spiegano perchè il 20% detiene l'80% della ricchezza. E' un po' una legge naturale
sì, in certo qual modo lo è (non a caso pareto è nato proprio da osservazioni sulla distribuzione della ricchezza, anche se oggi trova applicazione in tutte le relazioni causa-effetto).
tuttavia uscite dai confini europei e troverete vaste estensioni di mondo in cui le proporzioni sono 90%-10% ed anche 95%-5%. in passato (non molti secoli fa) in numerosi luoghi le proporzioni potevano raggiungere anche 99%-1%.
si tratta di una regola che, per quanto empiricamente in generale appropriata, dal punto di vista dei valori numerici non ha nulla di "regolare" ( valori 80 e 20 sono indicativi), e se le proporzioni possono incidentalmente essere quelle, occorre comunque tenere conto che oggi il tenore di vita dell'occidentale medio (quello che sta nel 5° percentile dell'80% insomma) è superiore a quello di re ed imperatori di anche solo 100 anni fa
NoNickName ha scritto:Il patrimonio degli itagliani è superiore solo per la casa in cui vivono.
Solo che adesso non vale più niente perchè l'offerta di immobili supera la domanda.
perché non vale più niente? la mia casa di proprietà non era in vendita neanche quando la domanda superava l'offerta, eppure non era certo priva di valore .
per tacere del comfort che garantisce alla mia famiglia (che comunque è anch'esso monetizzabile, con un po' di sforzo), vale almeno
la differenza tra pagare l'imu e pagare un affitto, cioè almeno 10k€ l'anno per ogni famiglia, valore mica da ridere in rapporto alla disponibilità media di fondi per i "consumi".
perciò essa continua ad essere un potente motore di benessere nella società: casomai sarà la seconda casa, che ha perso molto appeal, non certo la prima.
redHat ha scritto:a mio parere in economia, come in fisica, la materia non si ditrugge ma si trasforma: a fronte di un debitore c'è sempre un creditore.
Le risorse vengono semplicemente trasferite da tanti a pochi, in economia statistica è noto come "Principio di Pareto" o anche "Legge 80/20".... (il bilancio economico tra i singoli individui sarà sempre in pareggio)
parere completamente errato e smentito dai fatti
fin dal '400 con l'invenzione da parte dei banchieri fiorentini del concetto di riserva frazionaria, il denaro nella finanza non corrisponde alla quantità fisicamente stampata di moneta: ciò è insito nel meccanismo stesso della "banca" (riserva frazionaria, ovvero ho in cassa 1 quantità di denaro, ma ne presto 10 quantità, perchè copro solo i movimenti), ed è il motivo per cui i governi finanziano le banche e non direttamente le imprese: perchè grazie alla riserva frazionaria, le banche moltiplicano il finanziamento per 10 (o se preferisci, anche tenendosi il 90% per sè, il risultato è lo stesso che erogando i fondi direttamente).
i meccanismi finanziari attuali poi permettono di costruire operazioni sul valore futuro di merci che ancora non esistono (si stima che il totale delle operazioni esistenti, se monetizzato istantaneamente, porterebbe a una cifra pari a circa 1.000 volte il capitale realmente esistente).
tu stesso puoi applicare un moltiplicatore simile ai tuoi fondi quando ti iscrivi su una piattaforma di trading e chiedi un effetto-leva 10x (ciò significa che accetti anche un rischio 10 volte aumentato di perdere il capitale, si capisce).
se tutto ciò può apparire "mostruoso" agli occhi dell'uomo della strada, la realtà è che rinunciare alla leva bancaria e finanziaria significa rinunciare al 90% delle nostre possibilità di investire (e quindi di essere ricchi), ovvero significa condannarsi ad essere MOLTO più poveri di quanto non siano poveri oggi i poveri veri (quelli cioè sotto la soglia della povertà, che comunque sono ancora una minoranza, e vanno ripuliti dalla quota di evasori).
perciò non c'è altro modo che agire (come forse anche la bce sembra iniziare a fare) per far sì che le banche siano costrette a concedere prestiti: magari quando erano statali era meglio (guarda caso il grosso delle privatizzazioni bancarie parte negli anni '90, in concomitanza con la fine della crescita del paese), ma che si stia meglio con le banche che senza è un fatto sicuro.
redHat ha scritto:La vera rivoluzione è la ridistribuzione del denaro a cominciare dalle banche che sono strozzini legalizzati
ora, se hai compreso il concetto di riserva frazionaria, capisci che non c'è proprio niente da redistribuire
le casseforti delle banche non sono come il deposito di paperone (se non dal '400, almeno dagli anni '70, quando Nixon dovette sganciare il valore finanziario dalla riserva aurea: lo dovette fare perchè sennò sarebbe stata la fine della possibilità di investire).
SimoneBaldini ha scritto:Chi parla di fallimento lo fa senza cognizione di causa
ecco, su questo siamo sulla stessa lunghezza d'onda.
c'è un'enorme differenza tra "fallimento" e "mancata crescita": l'italia non riesce più ad offrire opportunità ai suoi giovani perchè non cresce più, e non cresce più per via di alcuni fattori che la condannano da vent'anni alla bassa produttività (che combinata con l'allungamento dell'età pensionabile ovviamente genera fenomeni devastanti per chi si affaccia sul mercato del lavoro), ma tra non crescere e fallire c'è una voragine.
io credo anche fermamente che siamo vittime di una propaganda che costruisce indicatori economici basati sul niente, e totalmente lontani da quel che rende un paese veramente ricco. perciò i dati congiunturali vanno letti con la dovuta attenzione: siamo in recessione perché i consumi di fonti energetiche per la produzione di energia elettrica sono crollati del 20% (al netto di questo calo, il PIL è in crescita di oltre 1 punto), siamo fuori vincoli di bilancio perché l'europa ci calcola la disoccupazione strutturale all'11% (se la calcolassimo al 6,5%, come era nel 2008, saremmo largamente nei parametri), siamo in deflazione perché i costi del gas (ma anche della borsa elettrica) sono calati del 15-25%, siamo in crisi dei consumi perché sono ai minimi storici l'acquisto di auto e i relativi consumi di benzina e gasolio, l'edilizia è in crisi perchè si è arrestato il consumo di suolo (mentre le ristrutturazioni galoppano a ritmi di crescita in doppia cifra)
come si vede, è facile per la propaganda travestire da catastrofi, quelle che se lette senza prosciutto sugli occhi sono indiscutibilmente BUONE notizie (anche se, simone, il tuo non è un cliente "tipico", penso che questo lo saprai da te
).
non ci serve altro che, in base al principio di pareto, correggere quel 20% di cause che fa sì che all'80% siamo un paese stagnante. non la rivoluzione, ma aggiustamenti mirati.
arkanoid ha scritto:noi possiamo invece fare, ed è questo che manca all'italia, gente con le p***e che voglia anche fare senza guardare il tornaconto personale. Ininziando dal piccolo, se tutti noi che abbiamo competenze iniziamo a supportare chi amministra la cosa pubblica le cose cambiano sicuramente. Se non lo vogliamo fare, allora poi lamentarsi diventa un esercizio di stile.
bravo arkanoid.
anch'io penso che la domanda principale che gli italiani debbono farsi sia "A cosa sono disposto a rinunciare perchè il paese si riprenda?"
Se la risposta è "A niente" (perchè c'è chi ha molto di più, perchè ce la faccio a malapena così, perchè c'è chi ha rubato molto e continua ancora, perchè vengono a chiedere sempre ai soliti, perchè bisognerebbe iniziare da qualcun altro, perchè non se ne può più di questa o quell'ingiustizia, perchè ci sono ben altri responsabili ben più di me, e per mille altri motivi giusti e condivisibili quanto si vuole), allora sì che la situazione è davvero grave.