acqua calda e acciaio zincato

Normativa Termotecnica, Impianti di riscaldamento, Legge 10/91, DLgs 192/05, ecc.

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NoNickName
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Re: acqua calda e acciaio zincato

Messaggio da NoNickName »

La legionellosi è una malattia abbastanza infrequente, proprio data l'ubiquità del batterio stesso.
Tuttavia, va sempre sospettata nei casi di sintomi di infezione in ambito comunitario o nosocomiale, che sono gli unici ambiti in cui la probabilità di contrarla è più alta che altrove, anche in relazione ai fattori di rischio concomitante e alla suscettibilità individuale.

Nella mia modesta esperienza, la probabilità di infezione è molto più alta nelle acque fredde a pelo libero (condense, umidificazione adiabatica, condensatori evaporativi, con particolare attenzione agli spray) che non nelle acque calde di riscaldamento.
"Discutere con certe persone è come giocare a scacchi con un piccione. Puoi essere anche il campione del mondo ma il piccione farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui.”
Ronin
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Re: acqua calda e acciaio zincato

Messaggio da Ronin »

sì, beh, quelle non sono acque fredde ma tiepide (l'acqua in torre si fa evaporare intorno ai 30°C, in piscina la considereresti "calda").
i casi "aperti" sono ovviamente statisticamente più importanti perchè una torre evaporativa fuori controllo può irrorare con il getto di aerosol un'area di diversi km di raggio all'intorno (anche 4-5 a favor di vento), con migliaia di esposti potenziali, un'UTA con umidificatore a pacco bagnato espone centinaia di persone che passano all'interno dei locali, mentre un ramo senza ricircolo di un impianto idricosanitario può lasciare magari una mezza dozzina di terminali contaminati, solo alcuni dei quali saranno effettivamente utilizzati dagli utenti.

dal punto di vista di chi gli impianti li gestisce, però, non esiste che una ditta specializzata non ti risolva in breve tempo un problema di contaminazione sulle torri: le fermi, ci butti dentro 50 ppm di cloro libero per due giorni, ammazzi tutto, poi scarichi e si riparte puliti con un dosaggio alto di biocida. idem sugli umidificatori: se non sono a vapore*, li spegni e aspetti l'estate per sostituirli, se proprio li devi avere :mrgreen: . riprendere il controllo di un impianto ramificato e magari non interrompibile come il sanitario è molto più complicato.
e poi è anche vero, per carità, che i casi di contaminazione sono pochi e quelli mortali abbastanza rari: ma proprio per questo la cittadinanza non è disposta a tollerarli, e se non si è agito secondo le buone pratiche, le teste poi rotolano (ad ogni modo nelle LG è scritto, in EMR sicuramente e se ben ricordo anche in quelle nazionali, che si deve fare quello che è ragionevole per controllare il rischio, non sradicare il batterio ad ogni costo).

*o certificati VDI 6022 con acqua osmotizzata ad alta pressione, per gli amanti delle cose complicate :wink:
mat ha scritto: mar ott 08, 2019 17:03 - al punto sopra ho messo l'asterisco al termine eventuale perchè, se viene dosato un prodotto filmante all'interno dell'impianto (sempre a partire dall'inizio vita del medesimo) esso non dovrebbe impedire la formazione di incrostazioni e dunque di biofilm?
per riprendere e concludere il discorso, quindi, il biofilm non è "eventuale" ma certo: ripeto, non si tratta delle "incrostazioni" di calcare che hanno spessore dell'ordine dei millimetri e sono visibili ad occhio nudo (ed effettivamente sui nuovi impianti si può agire in modo tale che non si formino), si tratta di uno strato invisibile di spessore al massimo di poche decine di micron, la cui formazione è inevitabile (a meno di utilizzare acqua ultrafiltrata con passo inferiore a 0,5 micron appunto, la dimensione del singolo organismo è circa 1,5 micron) ed anzi è favorita dalla presenza di prodotti passivanti perchè questi aumentano la rugosità e quindi forniscono ai batteri più "cavità naturali" in cui installarsi.
secondo alcuni addirittura nel tempo i polifosfati degraderebbero a fosfati "semplici" che come noto sono il componente tipico dei fertilizzanti, e quindi fornirebbero anche proprio nutrimento; non sono molto convinto, ma è fuori dalle mie competenze; ad ogni modo i filmanti vanno usati con cautela e sempre nell'ottica di scelta sistemica coerente: tubazioni+trattamento+passivanti.
per combattere la formazione del biofilm andrebbero tenute velocità dell'acqua molto più alte nelle tubazioni, in modo da generare effetti abrasivi (ma le norme UNI prevedono un dimensionamento con portate di picco che sono 3-4 volte inferiori alle reali, nelle strutture collettive, e poi comunque gli effetti abrasivi ci sarebbero anche sulle tubazioni stesse, non solo sui batteri, come sapete meglio di me).

perciò l'esito sarà sempre un equilibrio di fattori contrastanti, con un risultato compromissorio (per definizione poco soddisfacente) tra rischi fatti correre ai pazienti, costi del trattamento e vita utile degli impianti. almeno questa è la nostra esperienza.
Ultima modifica di Ronin il mer ott 09, 2019 11:53, modificato 1 volta in totale.
mat
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Re: acqua calda e acciaio zincato

Messaggio da mat »

Ronin ha scritto: mar ott 08, 2019 19:04 legionella è un batterio che è capace di "infiltrarsi" (scusate il termine poco scientifico) all'interno dei protozoi (organismi troppo grossi per farsi "disinfettare", se non con concetrazioni shock), e come tale di "proteggersi" dal cloro
Acc! Mi ero perso questo passaggio.
Grazie per le delucidazioni sui filmanti.
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Re: acqua calda e acciaio zincato

Messaggio da NoNickName »

Da legionellaonline: La facilità con cui Legionella si riproduce nell’ambiente naturale, in contrasto con la difficoltà a crescere sui terreni di coltura artificiali, è in buona parte dovuta alla capacità di questo batterio di moltiplicarsi all’interno di protozoi ciliati (Tetrahymena ad esempio) ed amebe (Acanthamoeba, Naegleria, Hartmannella, ecc.), che costituiscono una fonte di nutrimento e di protezione dalle condizioni ambientali sfavorevoli (temperatura ed acidità elevate, presenza di biocidi, ecc.), grazie anche alla capacità delle amebe di produrre forme di resistenza come le cisti.
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