Ho un contenzioso legale in cui un condomino dell'ultimo ha temperature che oscillano da 18°C (picco minimo con impianto spento) a 22°C (picco massimo con impianto acceso). L'impianto di riscaldamento è a vapore (Arghh!!) e funziona dalle 6 alle 10 e dalle 14 alle 22. E' stato sostituito il generatore riducendo la potenza da 350kW a 230kW.
Il condomino in questione ha avviato un contenzioso adducendo il fatto che con il nuovo impianto non si scalda.
A parte che il problema della ridotta temperatura notturna è riconducibile alla gestione dell'orario dell'impianto e non ad una insufficiente potenza del generatore, il ctp parte attrice sostiene che la temperatura minima di legge va riferita al singolo vano e non alla media dell'edificio, parere condiviso anche dal ctu del giudice.
Personalmente non condivido questa interpretazione dato che già nel vecchio art. 4 del DPR 412/93 si stabiliva che il valore di temperatura ambiente prescritto è definito come "media aritmetica dei singoli ambienti degli edifici" ed in modo analogo anche nel più recente art. 3 del DPR 74/2013 viene definita come "media ponderata delle temperature dell'aria, misurate nei singoli ambienti riscaldati di ciascuna unità immobiliare" .
Il problema è che dalla semplice "media aritmetica" si è passati alla "media ponderata" ma ponderata in che modo?
Ponderata con la superficie dell'alloggio? con la volumetria? con le superficie disperdenti? con il fabbisogno medio specifico? Con un numero x di misure giornaliere? Insomma che si debba considerare la temperatura media dell'edificio è chiaro ma "ponderata" in che modo?
Qualcuno ha già affrontato il problema o ci sono recenti sentenze su questo argomento?
temperatura ambiente: media ponderata delle unità immobiliari
Moderatore: Edilclima
Re: temperatura ambiente: media ponderata delle unità immobiliari
In attesa di qualche avvocato, un paio di osservazioni su cose che sembrano delle sviste:
1] l'art. 3 parla di temperature massime, non minime;
2] l'art. 3 impone temperature massime "Durante il funzionamento dell'impianto di climatizzazione invernale ...";
3] non risulta una temperatura minima richiesta quando si esce dal periodo giornaliero di attivazione dell'impianto centralizzato ;
4] un eventuale requisito di temperatura minima sta nell'art. 4 cm. 6, quando si offrono deroghe al periodo giornaliero di accensione:
"e) impianti termici al servizio di più unità immobiliari residenziali e assimilate dotati di gruppo termoregolatore pilotato da una sonda di rilevamento della temperatura esterna con programmatore che consenta la regolazione almeno su due livelli della temperatura ambiente nell'arco delle 24 ore; questi impianti possono essere condotti in esercizio continuo purché il programmatore giornaliero venga tarato e sigillato per il raggiungimento di una temperatura degli ambienti pari a 16°C + 2°C di tolleranza nelle ore al di fuori della durata giornaliera di attivazione di cui ..."
Quindi ci stai dicendo che:
"18°C (picco minimo con impianto spento)": rispettano il minimo di 16° fuori dalla durata giornaliera di attivazione.
"22°C (picco massimo con impianto acceso)": rispettano appena in tolleranza il massimo di 20°+2° durante il periodo di accensione; una volta concordata la definizione di media ponderata si è al limite per denunciare il condominio per illecito al contrario (anzi secondo me sta già avvenendo in qualche piano intermedio).
... un condomino dell'ultimo ha temperature che oscillano da 18°C (picco minimo con impianto spento) a 22°C (picco massimo con impianto acceso) ...
... Il condomino in questione ha avviato un contenzioso adducendo il fatto che con il nuovo impianto non si scalda. ...
Se entrambi i consulenti utilizzano il 74/13 come punto di partenza, allora non capisco dove stia il contenzioso:... già nel vecchio art. 4 del DPR 412/93 si stabiliva che il valore di temperatura ambiente prescritto è definito come "media aritmetica dei singoli ambienti degli edifici" ed in modo analogo anche nel più recente art. 3 del DPR 74/2013 viene definita come "media ponderata delle temperature dell'aria, misurate nei singoli ambienti riscaldati di ciascuna unità immobiliare" ....
1] l'art. 3 parla di temperature massime, non minime;
2] l'art. 3 impone temperature massime "Durante il funzionamento dell'impianto di climatizzazione invernale ...";
3] non risulta una temperatura minima richiesta quando si esce dal periodo giornaliero di attivazione dell'impianto centralizzato ;
4] un eventuale requisito di temperatura minima sta nell'art. 4 cm. 6, quando si offrono deroghe al periodo giornaliero di accensione:
"e) impianti termici al servizio di più unità immobiliari residenziali e assimilate dotati di gruppo termoregolatore pilotato da una sonda di rilevamento della temperatura esterna con programmatore che consenta la regolazione almeno su due livelli della temperatura ambiente nell'arco delle 24 ore; questi impianti possono essere condotti in esercizio continuo purché il programmatore giornaliero venga tarato e sigillato per il raggiungimento di una temperatura degli ambienti pari a 16°C + 2°C di tolleranza nelle ore al di fuori della durata giornaliera di attivazione di cui ..."
Quindi ci stai dicendo che:
"18°C (picco minimo con impianto spento)": rispettano il minimo di 16° fuori dalla durata giornaliera di attivazione.
"22°C (picco massimo con impianto acceso)": rispettano appena in tolleranza il massimo di 20°+2° durante il periodo di accensione; una volta concordata la definizione di media ponderata si è al limite per denunciare il condominio per illecito al contrario (anzi secondo me sta già avvenendo in qualche piano intermedio).
Re: temperatura ambiente: media ponderata delle unità immobiliari
Grazie Ibasa, condivido pienamente. Il problema sarà farlo capire al CTU.
Oggi ho inviato al collegio peritale questa email:
In merito al rilievo della temperatura ambiente, effettuata dal CTU nel locale maggiormente sfavorito posto nell'appartamento oggetto di causa, tengo a precisare che, come accennato nella riunione odierna, i valori registrati sono a mio parere sufficienti a dimostrare che l'esercizio dell'impianto (dalle 6 alle 10 e dalle 14 alle 22) consente di raggiungere 22°C nel locale più sfavorito. Se poi si ha una inesorabile caduta a 18°C della temperatura ambiente nelle ore notturne questa è a mio parere riconducibile allo spegnimento dell'impianto e alla naturale inerzia termica della struttura edilizia.
Tra l'altro tale misura è stata condotta ad esclusivo vantaggio della parte attrice dato che le modalità di verifica dei limiti di legge della temperatura ambiente sono da riferirsi all'intero contesto edificio-impianto, ovvero l'attestazione della temperatura ambiente di riferimento per legge (DPR 74/2013) non va fatta sul singolo appartamento con vano più sfavorito, ma effettuando la media dei valori rilevati in ciascuna unità immobiliare dell'edificio, giusto quanto previsto dall'art. 3 del DPR 74/2013 il quale recita:
"Durante il funzionamento dell'impianto di climatizzazione invernale, la media ponderata delle temperature dell'aria, misurate nei singoli ambienti riscaldati di ciascuna unità immobiliare, non deve superare:
a) 18°C + 2°C di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili;
b) 20°C + 2°C di tolleranza per tutti gli altri edifici."
Il criterio, già previsto dall'ex art. 4 del DPR 412/93, di riferirsi al valor medio di temperatura ambiente dell'intero edificio e non di un unico appartamento/vano più sfavorito e ovviamente quello di limitare il valore massimo di temperatura (nulla è previsto sui valori minimi dal DPR 74/2013) e tale criterio non deve meravigliare dato che scaturisce da norme di risparmio energetico che hanno la finalità di evitare il surriscaldamento nei locali più favoriti. Va inoltre evidenziato che è sempre possibile risolvere localmente qualsiasi insufficienza di temperatura nei locali più sfavoriti (ovvero con temperatura ambiente inferiore alla media dei valori dell'edificio) coibentando localmente in modo adeguato le strutture. Si tratta sostanzialmente di ridurre l'energia termica uscente dalle strutture adeguandola a quella disponibile localmente dall'impianto, nulla di impossibile e per tale motivo è il criterio base della attuale normativa sull'esercizio degli impianti termici.
Ho voluto puntualizzare quanto esposto a maggior conferma su quanto ho già anticipato oggi, dato che la lamentata insufficiente temperatura ambiente è stata motivo di causa. Risulta pertanto un punto cruciale adottare la corretta modalità di esecuzione del rilievo atto ad attestare la conformità della temperatura ambiente ai valori di legge imposti dal DPR 74/2013 per l'esercizio degli impianti termici, a meno che non si convenga fin da ora che le temperature già rilevate nel locale più sfavorito sono conformi alla normativa vigente.
Oggi ho inviato al collegio peritale questa email:
In merito al rilievo della temperatura ambiente, effettuata dal CTU nel locale maggiormente sfavorito posto nell'appartamento oggetto di causa, tengo a precisare che, come accennato nella riunione odierna, i valori registrati sono a mio parere sufficienti a dimostrare che l'esercizio dell'impianto (dalle 6 alle 10 e dalle 14 alle 22) consente di raggiungere 22°C nel locale più sfavorito. Se poi si ha una inesorabile caduta a 18°C della temperatura ambiente nelle ore notturne questa è a mio parere riconducibile allo spegnimento dell'impianto e alla naturale inerzia termica della struttura edilizia.
Tra l'altro tale misura è stata condotta ad esclusivo vantaggio della parte attrice dato che le modalità di verifica dei limiti di legge della temperatura ambiente sono da riferirsi all'intero contesto edificio-impianto, ovvero l'attestazione della temperatura ambiente di riferimento per legge (DPR 74/2013) non va fatta sul singolo appartamento con vano più sfavorito, ma effettuando la media dei valori rilevati in ciascuna unità immobiliare dell'edificio, giusto quanto previsto dall'art. 3 del DPR 74/2013 il quale recita:
"Durante il funzionamento dell'impianto di climatizzazione invernale, la media ponderata delle temperature dell'aria, misurate nei singoli ambienti riscaldati di ciascuna unità immobiliare, non deve superare:
a) 18°C + 2°C di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili;
b) 20°C + 2°C di tolleranza per tutti gli altri edifici."
Il criterio, già previsto dall'ex art. 4 del DPR 412/93, di riferirsi al valor medio di temperatura ambiente dell'intero edificio e non di un unico appartamento/vano più sfavorito e ovviamente quello di limitare il valore massimo di temperatura (nulla è previsto sui valori minimi dal DPR 74/2013) e tale criterio non deve meravigliare dato che scaturisce da norme di risparmio energetico che hanno la finalità di evitare il surriscaldamento nei locali più favoriti. Va inoltre evidenziato che è sempre possibile risolvere localmente qualsiasi insufficienza di temperatura nei locali più sfavoriti (ovvero con temperatura ambiente inferiore alla media dei valori dell'edificio) coibentando localmente in modo adeguato le strutture. Si tratta sostanzialmente di ridurre l'energia termica uscente dalle strutture adeguandola a quella disponibile localmente dall'impianto, nulla di impossibile e per tale motivo è il criterio base della attuale normativa sull'esercizio degli impianti termici.
Ho voluto puntualizzare quanto esposto a maggior conferma su quanto ho già anticipato oggi, dato che la lamentata insufficiente temperatura ambiente è stata motivo di causa. Risulta pertanto un punto cruciale adottare la corretta modalità di esecuzione del rilievo atto ad attestare la conformità della temperatura ambiente ai valori di legge imposti dal DPR 74/2013 per l'esercizio degli impianti termici, a meno che non si convenga fin da ora che le temperature già rilevate nel locale più sfavorito sono conformi alla normativa vigente.
Re: temperatura ambiente: media ponderata delle unità immobiliari
ci sono news sulla "ponderata" ?
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Re: temperatura ambiente: media ponderata delle unità immobiliari
E' evidente che se ho due vani, uno di 100m3 e uno di 1000m3, il primo a 20°C e il secondo a 16°C, la media non è 18°C.
Il metodo giusto sarebbe quello entalpico, calcolando l'energia necessaria per portare quel volume di aria a quella temperatura, partendo da una baseline di riferimento.
Se non ho sbagliato a far di conto (a parità di umidità assoluta non condensante) la temperatura media ponderata sarebbe di 16.2°C
Fare la media ponderata a m2 o m3, se i vani sono pressappoco tutti alti uguali non dovrebbe fare nessuna differenza
Il metodo giusto sarebbe quello entalpico, calcolando l'energia necessaria per portare quel volume di aria a quella temperatura, partendo da una baseline di riferimento.
Se non ho sbagliato a far di conto (a parità di umidità assoluta non condensante) la temperatura media ponderata sarebbe di 16.2°C
Fare la media ponderata a m2 o m3, se i vani sono pressappoco tutti alti uguali non dovrebbe fare nessuna differenza
"Discutere con certe persone è come giocare a scacchi con un piccione. Puoi essere anche il campione del mondo ma il piccione farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui.”
Re: temperatura ambiente: media ponderata delle unità immobiliari
cmq alla fine , vecchio discorso,
non c'è nulla se non credo regolamenti edilizi/ di igiene o regolamenti condominiali che dicono che l impianto deve granture 20° giusto?
grazie
non c'è nulla se non credo regolamenti edilizi/ di igiene o regolamenti condominiali che dicono che l impianto deve granture 20° giusto?
grazie