Rendimento impianto

Normativa Termotecnica, Impianti di riscaldamento, Legge 10/91, DLgs 192/05, ecc.

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tutor7
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Rendimento impianto

Messaggio da tutor7 »

Buongiorno,
chiedo lumi agli esperti: è possibile avere un rendimento globale stagionale dell 11000 % (calcolato con EC)

L'ho visto in una Legge 10 per una nuova opera pubblica... (naturalmente classificata in A+)

:)

p.s. anche gli altri erano sballati, emissione 100%, regolazione 96% con sonda ambiente+ climatica PID, distribuzione 100% e generazione 0%
argonauta
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da argonauta »

Ma certo! Si tratta dei nuovi edifici iperspaziali dotati di motore a curvatura! :lol:

PS: se il documento è pubblico metti il link che son curioso di vedere da dove salta fuori quel numero...
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gararic
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da gararic »

con le 11.300 e le pompe di calore non sai mai cosa aspettarti . . . sto cercando di far rientrare nei ranghi un calcolo con rendim generazione zero e rendim globale 5600
sigh
con le care vecchie caldaie ste cose non succedevano
riccardo - affetto da superbonus
Ronin
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da Ronin »

in linea teorica non ci sono limiti. un edificio con fabbisogno da 10.000 kWh, dotato di abbastanza FV da produrre 9.990 kWh nei mesi della stagione di riscaldamento, avrebbe un rendimento globale di 10.000/10*0,46=46.000% anche se riscaldato solamente da resistenze elettriche :mrgreen:
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tutor7
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da tutor7 »

Ronin ha scritto:in linea teorica non ci sono limiti. un edificio con fabbisogno da 10.000 kWh, dotato di abbastanza FV da produrre 9.990 kWh nei mesi della stagione di riscaldamento, avrebbe un rendimento globale di 10.000/10*0,46=46.000% anche se riscaldato solamente da resistenze elettriche :mrgreen:

L'allegato 3 del DL 28 2011 non specifica che non si può far mangiare alla pompa di calore la produzione fotovoltaica?

:)
Ronin
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da Ronin »

tutor7 ha scritto:L'allegato 3 del DL 28 2011 non specifica che non si può far mangiare alla pompa di calore la produzione fotovoltaica?
no. o meglio sì, ma ciò non si applica nel calcolo del rendimento.
confondi anche tu il rendimento dell'impianto con la quota di produzione da fonti rinnovabili.
per la quota rinnovabile il FV non vale, ma per il rendimento dell'impianto sì.
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tutor7
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da tutor7 »

Ronin ha scritto:
tutor7 ha scritto:L'allegato 3 del DL 28 2011 non specifica che non si può far mangiare alla pompa di calore la produzione fotovoltaica?
no. o meglio sì, ma ciò non si applica nel calcolo del rendimento.
confondi anche tu il rendimento dell'impianto con la quota di produzione da fonti rinnovabili.
per la quota rinnovabile il FV non vale, ma per il rendimento dell'impianto sì.

Capisco: ma il software è in grado di discernere le due cose?

Inoltre il calcolo ha poco senso: la produzione fotovoltaica ha il suo massimo quando la richiesta di calore è minima (più o meno) quindi in realtà si pesca dalla rete la notte e si immette di giorno...
Ronin
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da Ronin »

se il software rispetta le norme uni, esso permetterà di inserire (o calcolare) la produzione FV mese per mese.
le norme prevedono che la produzione FV dei mesi in cui il riscaldamento è acceso possa coprire il fabbisogno elettrico di quel mese (ovviamente degli ausiliari, e anche del generatore, se il riscaldamento è elettrico), fino ad azzerarlo, ed ecco che il risultato è ottenibile.
raramente il problema si pone, perché di solito l'edificio consuma di più di quello che il FV può produrre anche coprendolo interamente; il caso tipico in cui avvengono le follie è infatti l'asilo, che è tipicamente monopiano, con basso fabbisogno teorico, ma con un tetto molto ampio e libero da ombre, perché intorno ha tanto giardino.
quindi tu ci metti sopra 20 kWp di FV per coprire i consumi elettrici (reali, dovuti agli usi elettrici obbligati) e poi le norme ti ringraziano facendoti venire delle classi energetiche altissime.

quanto al senso, io non faccio né le norme né i software: TUTTA la normativa sull'efficienza energetica e le rinnovabili negli edifici ha poco senso, se confrontata con la realtà, perché essa (la normativa, intendo) è creata con il preciso intento di distorcerla (la realtà :wink: ), per convincere volente o nolente il cittadino a passare al vettore energetico elettricità nella maniera più massiccia possibile, in modo da porre almeno in parte rimedio (a proprie spese, naturalmente) ai casini fatti dalle politiche ambientali ed energetiche dell'ultimo decennio.

in alcuni casi si sono creati spazi in cui ci si può incuneare e salvarsi, in altri casi le maglie della rete sono talmente strette che per il pesce (cioè noi) è inutile opporsi.
ma ce ne sarebbe abbastanza per una rivolta dei termotecnici, in effetti.
mat
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da mat »

Ronin ha scritto:in modo da porre almeno in parte rimedio (a proprie spese, naturalmente) ai casini fatti dalle politiche ambientali ed energetiche dell'ultimo decennio.
Ho seguito recentemente un intervento di uno dei fondatori di Casaclima (ora come ora non ricordo il nome, era un madrelingua tedesco) su questo tema; aldilà di certe ( a mio parere) forzature catasatrofiste volte ad enfatizzare alcuni concetti, devo dire che è stata un'esposizione vibrante che mi ha fatto vedere sotto una luce migliore alcune scelte operate con le direttive europee...
ketenegh
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da ketenegh »

mat ha scritto:Ho seguito recentemente un intervento di uno dei fondatori di Casaclima
Norbert Lantschner a Villa Sassi? Eccezionale.
mat
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da mat »

ketenegh ha scritto:Norbert Lantschner a Villa Sassi? Eccezionale
Proprio lui! C'eri anche tu? Azz a saperlo facevamo un brindisi col vinaccio del buffet :)
Ronin
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da Ronin »

parliamone (se ne abbiamo voglia, si capisce).
la sostanza della politica energetica europea dell'ultimo decennio è che si è spesa una valanga di miliardi (anche a carico di futuri debiti) per installare nuova capacità di generazione elettrica in un sistema energetico che non aveva ancora finito di pagare quella vecchia già in esercizio, mentre i consumi calavano.

questo se in germania aveva un senso preciso (avere una sovrapproduzione tale da poter progressivamente spegnere impianti nucleari obsoleti su cui nessuno aveva voglia di investire un centesimo, e contemporaneamente creare una nuova industria tecnologicamente avanzata di produzione di impianti rinnovabili), in italia è stato solamente un suicidio, in cui si era appena incentivata la trasformazione dei vecchi cicli a vapore in CCGT combinati (aumentando l'efficienza di oltre 15 punti percentuali e quindi creando una forte quota di nuova potenza produttiva praticamente dal nulla; tra parentesi, nel farlo le emissioni si sono ridotte del doppio di quanto ottenuto da FV+eolico+biomasse insieme, e senza un euro a carico dei cittadini), e subito dopo si ripartiva nuovamente ad incentivare altra potenza, in uno scenario di consumi calanti (che poi si è aggravato dopo il 2008 per via della crisi, in un circolo che si autoalimenta).

alla fine del giro di giostra, la germania si trova ad aver ottenuto solo in parte i risultati voluti (è nelle condizioni di spegnere gli impianti nucleari, ma solo per sostituirli con il carbone, e tutte le sue industrie fotovoltaiche ed eoliche di grande dimensione sono fallite, o sono state acquisite da competitor esteri, tanto che nei primi 10 big del FV c'è un solo player europeo, e non è tedesco ma norvegese, ed è norvegese solo di nome, visto che le fabbriche ce le ha a singapore). tanto è vero che nel 2011 come nel 2012 (e tutto lascia pensare anche nel 2013), le emissioni di francia, germania ed Inghilterra sono aumentate, non calate, a causa del maggiore ricorso al carbone operato per dare corso allo switch off nucleare.

e l'italia? in italia abbiamo tre volte la potenza installata che ci serve (130 GW contro 50 di picco di consumi, con oltre 20 GW di interconnessioni con francia, svizzera, slovenia e grecia), tutte le utility hanno bruciato in borsa un valore paragonabile a quello delle incentivazioni erogate, la produzione industriale ha fatto un balzo indietro che ci ha riportati a trent'anni fa, e nonostante il prezzo di produzione dell'elettricità sia il più basso di sempre i prezzi al consumo sono talmente alti che c'è una fuga generalizzata (sia dalla rete elettrica, per chi autoproduce, sia dal paese proprio, per chi delocalizza).
la desertificazione del sistema industriale è almeno servita ad ottenere risultati ambientali significativi? assolutamente no, giacchè complessivamente (sommando lo sforzo combinato di tutti i paesi europei) si è ottenuta una riduzione delle emissioni dell'ordine del 3% del totale mondiale. emissioni che però negli ultimi 10 anni (mentre noi ci svenavamo per ridurle del 3%) a livello mondiale aumentavano del 12%, con il risultato finale che non solo non si è invertito il trend, ma non si è neppure intaccato l'ordine di grandezza del trend stesso, che è rimasto praticamente uguale.

il fallimento è ancora più fragoroso se si considera che non abbiamo nemmeno ridotto la dipendenza dall'estero: se si va a guardare il carico fiscale e i vari ricarichi che subiscono nei loro numerosi passaggi, più dell'80% del valore delle fonti fossili rimane in italia, e genera benessere qui da noi; per le rinnovabili, considerato che i generatori vengono importati, questa percentuale è molto inferiore, e spesso al di sotto del 50%.
perciò il disastro è completo, sotto tutti gli indicatori: sicurezza (degli approvvigionamenti, intendo), ambiente, economia, industria, società.

oggi come oggi ci troviamo a fronteggiare un quadro di regole europee che obbliga (sostanzialmente) gli edifici ad utilizzare il vettore elettrico spendendo circa 3x rispetto a prima per l'impiantistica dedicata alla climatizzazione (per tacere di quello che si spende per il sovraisolamento: ma fingiamo che quella sia una spesa sensata), salvo poi scoprire che i nuovi impianti super-efficienti hanno un costo di esercizio SUPERIORE a quello della vecchia scalcinata caldaia.
come avrò modo di spiegare il 28 a bologna al convegno robur (messaggio pubblicitario :mrgreen: ), appena abbandoniamo il confortevole recinto del residenziale, ad es. in un piccolo albergo, la pompa di calore elettrica aria/acqua per costare meno della cara vecchia caldaia (quella a resa 94%, non 111%) dovrebbe avere un COP medio stagionale pari almeno a 5,3 quando nella realtà è già tanto se va sopra 3,5.

qual è la medicina che si è trovato per attenuare il problema della sovracapacità? è quella di spingere con tutte le forze possibili verso il cosiddetto fuel switching, cioè la sostituzione di parte dei consumi di combustibili con consumi di elettricità, senza riguardo per la sostenibilità economica dell'operazione. in questo modo si prelevano forzosamente dalle tasche di chi costruisce nuovi edifici ingenti risorse economiche, che vanno a ripianare il disastro fatto in precedenza, che ha alterato i valori di mercato in modo oramai irreversibile, mettendoci di fronte all'alternativa tra far fallire le utility, vedi il caso sorgenia, o taglieggiare i cittadini per tenerle in vita artificialmente (e poi qualcuno si stupisce che l'edilizia entra in crisi a propria volta: ma questa è un'altra storia).

sono ovviamente in buona parte sogni ad occhi aperti (dall'auto elettrica alle pompe di calore elettriche nel terziario: tutte follie suicide, che fanno numeri pari a 1/100 delle care vecchie caldaie e automobili endotermiche, perché l'utente finale non è stupido): gli unici che da sogni sono diventati realtà sono quelli imposti coercitivamente, o con imposizioni fiscali esagerate, o con obblighi normativi cogenti, o con entrambe le cose.
il che è ovvio, giacchè il decennio ci lascia caricati di centinaia di miliardi di debiti, stipulati per produrre una cosa di cui c'è straordinaria sovrabbondanza, con la speranza ora di scaricarli allegramente sui consumatori finali, mentre a) il resto del mondo allegramente se ne strasbatte, e accetta volentieri le produzioni industriali che noi espelliamo e b) avremmo potuto investirli per consumare meno con esiti infinitamente migliori, anche e SOPRATTUTTO dal punto di vista ambientale.
per noi italiani la condanna è duplice, vista la posizione di preminenza che la nostra industria ha (aveva?) nel settore dei componenti tradizionali ad alta efficienza, e che facciamo di tutto per ostacolare e comprimere nei fatturati.

adesso sentiamo cosa c'è di buono nella politica europea secondo lantschner (o erlacher? o klammsteiner? ah, ecco, lantschner) :wink:
girondone
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da girondone »

Cacchio ket.
Sono salito anche io
Ero con mat
mat
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da mat »

Ronin ha scritto:adesso sentiamo cosa c'è di buono nella politica europea secondo lantschner (o erlacher? o klammsteiner? ah, ecco, lantschner)
Se ti interessa (non so quanto, visto che mi sembri abbastanza prevenuto) puoi scaricare da qui http://www.loex.it/en/newsletterprompt/?no_cache=1 gli atti del convegno; sicuramente non saprei riportarti meglio i suoi concetti.
Per inciso, il discorso riguardava in generale la necessità di liberarsi dal consumo (realisticamente, ridurlo di molto) di combustibili fossili, indipendentemente dal fatto che questi vengano utilizzati direttamente dai singoli impianti termici o dalle centrali elettriche che poi alimentano pdc.
Ronin
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da Ronin »

mat ha scritto: Se ti interessa (non so quanto, visto che mi sembri abbastanza prevenuto) ... non saprei riportarti meglio i suoi concetti.
a me sembra di essere abbastanza... documentato. comunque sul sito c'è un riassunto sul quale concordo in pieno (a parte il fatto che parla di un mondo dove si costruiscono ancora nuovi edifici, che non sembra essere il mondo in cui viviamo). alcuni dei concetti chiave espressi dal riassunto:
1) Ogni rincaro dell’energia implica un impoverimento della popolazione.
2) Questo vale anche per gli stati come l’Italia che... dipendono quasi esclusivamente dalle importazioni
3) i costi per acquistare carbone, gas e petrolio finiscono all'estero...regaliamo giorno per giorno all'estero parte della nostra ricchezza e del nostro benessere
4) Malgrado questo negli ultimi venti anni le emissioni di CO2 sono cresciute più del 50%
5) L’energia più intelligente è l’energia non consumata
6) ogni giorno vengono emesse in atmosfera 100 milioni di tonnellate di CO2

come vedi siamo perfettamente d'accordo. infatti:
1) negli ultimi 10 anni non abbiamo fatto altro che caricarci sopra costi che non ci andavano, e con cui i poveri (che non potevano permettersi le rinnovabili) hanno finanziato i ricchi (che potevano andare in banca, permettersele, e lucrare l'incentivo)
2-3) infatti più del 60% del valore del settore FV è stato importato dall'estero (dato polimi), e per l'eolico va anche peggio. mentre i costi per importare i fossili sono "solo" il 15% del valore dei fossili stessi. perfino nel settore della biomassa importiamo oltre il 70% (dato coldiretti: siamo il primo importatore mondiale, nonostante una superficie forestale in continua crescita). perciò erogando incentivi all'acquisto, invece che alla ricerca e alla costituzione di industrie abbiamo peggiorato la situazione, invece di migliorarla
4) quale migliore certificazione del fallimento totale delle politiche in materia?
5) invece noi abbiamo erogato i 9/10 degli incentivi (ben 250 miliardi) alla PRODUZIONE

c'è perfetta congruenza nei fatti, anche se abbiamo ottiche differenti (chi guarda il problema solo dal punto di vista residenziale ne comprende solo il 20%, chi lo guarda dal punto di vista industriale, terziario compreso, ne vede anche l'80% residuo).
mat ha scritto: in generale la necessità di liberarsi dal consumo (realisticamente, ridurlo di molto) di combustibili fossili
questi sono i numeri (italiani, derivati da calcoli dati di ISPRA, ENEA, TERNA e GSE) ottenuti negli ultimi 13 anni (2000-2012), con riferimento all'obiettivo che dici:
riduzione di CO2 da ammodernamento CCGT -28,34 Mton CO2
riduzione di CO2 da 55% -2,53 Mton CO2
riduzione di CO2 da TEE -36,21 Mton CO2
riduzione di CO2 da FER elettriche -18,63 Mton CO2

ora considera che mentre la prima voce non ha ricevuto nulla (solamente facilitazioni autorizzative), e la seconda si ripaga sostanzialmente da sé con il maggior gettito, la terza ci costa circa 540 milioni l'anno mentre la quarta la bellezza di 11,2 miliardi all'anno (alla data del calcolo, fine 2013). nota inoltre che ogni progresso nella 4a voce comporta una riduzione della voce n. 1 (perché la produzione da rinnovabile toglie spazio ai cicli combinati). il candidato indichi quale tra le quattro righe può essere classificata sotto la voce "disastro" :mrgreen:

e ora il punto 6: nota che la somma di tutte quante le voci (riduzioni annuali) fa MENO del valore di cui al punto 6), e l'italia vale il 2,8% del PIL mondiale, ed è il paese che in proporzione ha ottenuto più risultati in europa. funziona la strategia attuale? vedi un po' te :wink:
mat
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da mat »

Ronin, io in realtà mi riferivo allo spirito delle direttive EPBD e 2009/28/CE (perlomeno, la parte che riguarda l'edilizia, sul resto non tocco palla). Tu fai riferimento a strategie intraprese dai singoli stati, non so quanto direttamente conseguenti a queste od altre direttive. Poi magari mi sbaglio.
Peraltro l'esposizione di Lanstchner non era volta ad applaudire le attuali strategie europee, ma semplicemente a promuovere un certo tipo di "buone intenzioni" che, in teoria, sono quelle che muovono la Comunità Europea nello sviluppare le direttive di cui sopra.
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tutor7
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da tutor7 »

Interessante, quindi per il rendimento l'impianto che ho postato è a posto sembra.

Ennesima figura di cacca per imparare qualcosa, e così va bene!
Ronin
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da Ronin »

@tutor7: non lo so. però non è così improbabile che venga effettivamente tale, visto che il calcolo è per convenzione distorto da questi fattori.

@mat: io faccio riferimento al complesso della politica europea nota come "202020".
non è facile valutare i risultati a livello europeo di tale politica, perché non sono disponibili dati disaggregati pubblicati dalla UE stessa, o almeno io non li ho trovati, e il sito di eurostat fa riferimento a dati vecchi, in molti casi per l'italia superati dalle pubblicazioni dell'ISPRA (ogni stato pubblica l'inventario nazionale delle emissioni, in italia questo compito ce lo ha l'ispra).
dati sui soldi spesi per le incentivazioni, e sull'impatto in bolletta poi, sono ancora più difficili da reperire: il lavoro andrebbe fatto stato per stato, ci vorrebbe un centro studi con alcuni ricercatori dedicati.

perciò per valutare le politiche UE, al cittadino non rimane che:
a) esaminare gli effetti globali, mediando i dati generali che risultano dai vari report delle fonti attendibili (IEA, Legambiente, ispra, CGIA, enea, ecc.)
b) vedere gli effetti che tali politiche generano in italia, dove sono disponibili invece i dati disaggregati dalle fonti ufficiali primarie, con un reperimento alla portata del singolo

chiaramente per capire che una direttiva è contraria alla realtà fisica (come la famosa % rinnovabile da allegato 3), non serve invece un grande sforzo bibliografico.
ma poi bisogna domandarsi perché si nega tanto apertamente una realtà fisica tanto ovvia. la motivazione emerge con chiarezza dall'analisi di cui sopra.
la politica energetica (e più in generale industriale) della UE non è affatto mossa da "buone intenzioni", bensì da "intenzioni tedesche", proprio come la politica agricola è mossa da "intenzioni francesi".
capire per quale motivo l'italia volontariamente si autodistrugga per seguire (anzi, precedere!) il fiero alleaten su un terreno che va totalmente all'opposto dei propri interessi è del tutto fuori dalla mia capacità di analisi (a meno di non credere che sia per ignoranza dei numeri; ma se si può credere all'ignoranza del cittadino, riesce difficile farlo con la classe dirigente).

ma questa politica oramai mostra la corda anche a livello globalmente europeo, non soltanto guardata con gli occhiali inevitabilmente parziali di casa nostra.
con un gap di emissioni che supera il 30% tra la nostra (europea media) unità di PIL e quella indocinese, l'ambiente si difende trattenendo qui da noi la produzione industriale, per quanto energivora ed inquinante possa essere, e non facendola fuggire in asia (quanta parte del conteggio di "riduzione" delle emissioni di CO2 dell'europa è in realtà un semplice trasferimento delle stesse dal mix elettrico europeo a quello indocinese, dove il carbone pesa tra l'altro assai di più? non è dato sapere, ma si tratta di una percentuale certamente a due cifre, di cui la prima non è di certo "1").
a livello europeo le rinnovabili oggi (fine 2012) coprono il 14,5% dei consumi. nel 2001 coprivano l'8,5% dei consumi. 1% in più ogni due anni (con da detrarre il contributo invisibile dell'efficienza) è una "rivoluzione energetica"? a me sembra piuttosto di star lavorando su un infinitesimo di due ordini di grandezza inferiore al risultato voluto, cioè sul nulla, a livello europa. riportato alla dimensione mondiale il risultato va esaminato con la meccanica quantistica...

la visione "casalinga" del problema energetico (in casa l'energia si consuma senza produrre nulla, in impresa si usa per produrre qualcosa che vale 5-100 volte di più) compromette la possibilità di capire che le politiche di riduzione dei consumi, sul medio periodo sono politiche recessive (dimostrazione banale: se ho un tempo di rientro di X anni dell'investimento, vuol dire che in X*2 anni ho dimezzato il PIL): queste politiche sono sostenibili solamente se rendono più efficienti le produzioni industriali (anche di servizi, non solo di beni) o se liberano risorse economiche che vengono reinvestite a questo scopo, in modo da generare effetti opposti, che fanno recuperare la depressione del PIL che vi è associata.
solo in questo modo si preserva l'ambiente (1 kWh trasferito dal gas a ciclo combinato italiano al carbone cinese comporta la triplicazione delle emissioni), l'economia e la società, raggiungendo una sostenibilità reale, e non soltanto "buona intenzione".

l'effetto della politica europea è stato invece quello di catalizzare investimenti dal settore della produzione di beni/servizi con un valore di mercato, all'incasso di incentivi e rendite varie: in questo modo la produzione industriale è tracollata, sotto la doppia spinta di investimenti ridotti e costi crescenti.
le emissioni si sono di conseguenza ridotte in apparenza, ma in realtà solamente trasferite all'estero.
non siamo cioè diventati più efficienti, ma soltanto più poveri.
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gararic
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da gararic »

tutor7 ha scritto:Interessante, quindi per il rendimento l'impianto che ho postato è a posto sembra.

Ennesima figura di cacca per imparare qualcosa, e così va bene!
ma no, dai . . .
nel tuo caso mica avevi 100 fantastilioni di kwh fotovoltaici!
è molto più probabile che con una telefonata ala centro assistenza edilclima tu riesca facilmente a scoprire l'inghippo, riportando il rendimento a valori credibili
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Ronin
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da Ronin »

gararic ha scritto:mica avevi 100 fantastilioni di kwh fotovoltaici!
eh, però se il rendimento di generazione è venuto 0%, il sospetto che sia tutto coperto da FV è forte.
Esa
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da Esa »

ronin: "come vedi siamo perfettamente d'accordo. infatti ...".
Condivido le tue considerazioni. Ma come tradurle in proposte ? Mi riferisco, ovviamente, non ai massimi sistemi, ma, molto più banalmente, al livello di proposte che possiamo fare noi: diciamo comunale o regionale.
Cambiare i regolamenti ? Cambiare la struttura dirigenziale ?
Tieni conto che, nella mia regione, il 15 % delle delibere / decreti, ecc. è assunto a livello politico e l'85% è, di fatto, deciso dalla struttura (Dirigenti) attraverso circolari, linee guida, ecc.
Quindi, orientare i politici ad intervenire non è proprio semplice, vista la massa di sollecitazioni che ricevono (dalla caccia, alle strade, alle scuole, alla sanità, ai diritti civili, alle sagre paesane, agli insediamenti commerciali, all'obbligo di installare valvole termostatiche, ecc. ecc.) e le persone con cui hanno a che fare.
Ma è preferibile non arrendersi. L'importante è essere concisi ed efficaci: chi è stato eletto ed è onesto (ce ne sono ancora tanti, a dispetto dell'opinione corrente) certe volte non è in grado di distinguere tra sollecitazioni disinteressate e sollecitazioni che nascondono un secondo file. Anche se questa incapacità non è propriamente apprezzabile, esiste comunque un margine per poter proporre in positivo.
PS Ti stai convertendo all'elettrico?
Ronin
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da Ronin »

è difficile influire a livello locale su un corpus normativo che proviene in buona parte direttamente dal recepimento delle normative europee: dovrebbe prima di tutto esserci azione "lobbystica" adeguata al parlamento europeo, ed in secondo luogo saggezza nei decreti di recepimento.
a livello locale resto dell'idea che la cosa più utile sarebbe non fare nulla: nel devastante quadro delle autonomie che moltiplicano per 20 gli enti inutili, il virtuoso è colui che nulla ha aggiunto alla normativa nazionale. se i regolamenti comunali semplicemente non ci fossero, avremmo risparmiato 8000*4000=32 milioni di pagine inutili (lo ripeto sempre: nei paesi civili fanno così, in germania il regolamento di berlino è di 4 pagine, un foglio A3 fronte retro, appeso in bacheca del comune: e se domandi come mai così corto, ti dicono: tanto c'è la legge nazionale, perchè stare a ripetere due volte un lavoro già fatto? poi ci stupiamo se ci affondano al primo colpo).

però mi rendo anche conto che operazioni come quella fatta dalla regione emilia romagna tutto sommato sono il male minore: inserisci delle norme locali che consentono a chi non deve fare una villetta ma un edificio destinato ad un uso diverso di puntare sull'efficienza vera, e non sulle rinnovabili teoriche.
sono sempre norme in più, e saranno comunque criticabili, ma almeno sono norme di autodifesa.
sul resto si può far poco perchè dovrebbe pensarci il governo nazionale (da un certo punto di vista è un bene che ci siano cose che il livello locale non può alterare neanche volendolo: almeno siamo ancora una nazione); in realtà un po' lo si sta facendo, anche se in modo criticabile a sua volta (avrete avuto notizia della querelle di questi giorni sulla rimodulazione retroattiva degli incentivi FV e dell'introduzione di oneri sull'energia autoconsumata), e senza toccare i veri nodi che foraggiano i grandi potentati.

la difesa migliore resta a quella a livello di singolo utente, che più ti spingono a consumare elettricità, e più ti autoproduci quella di cui hai bisogno: per quanto i governi sotto la pressione delle utility comincino a colpirla, più di tanto non possono penalizzare la generazione distribuita, perché così gettano la maschera.

PS: no, affatto, resto allergico a tutte le "fedi". il 28 vado a bologna a spiegare come con le tecnologie efficienti a gas si facciano a pezzi tutte le presunte evoluzioni dell'uso dell'elettricità.
io mi ritengo un laico sostenitore dell'efficienza: ci sono applicazioni dove l'entità dei consumi energetici giustifica l'intervento, e altre dove l'intervento non è giustificato perchè il risparmio è risibile.

la (giustissima) crescente attenzione ai fenomeni dei cambiamenti climatici, e la (giustissima) copertura mediatica hanno creato secondo me dei fenomeni di irragionevolezza, come sempre accade nei momenti di "conversione" (quasi tutti gli atei più irriducibili dei tempi antichi hanno studiato dai gesuiti...): poichè le emissioni di CO2 sono il male, bisogna eliminare le emissioni di CO2 costi quello che costi.
è un approccio che ho sempre trovato troppo estremo e privo di senso: al contrario poichè le risorse sono limitate, il bene dell'ambiente si fa investendo dove la riduzione della CO2 si accompagna al ritorno economico che libera risorse da reinvestire, invece di immobilizzarle per 10 o 20 anni in attesa che si rigenerino.

nelle direttive UE questa cosa ci sarebbe anche scritta, ma poi non sempre da enunciato diviene pratica: io sono contrario sia alla libertà di spreco per chi ha i soldi, sia all'obbligo di LCA quarantennale per tutti.
uno degli architetti che mi hanno più colpito nelle mie peregrinazioni online (non ricordo il nome ma è famoso per le sue opere destinate a paesi poverissimi), spiega nelle sue lezioni che le sue capanne sono più durevoli di tanti edifici sostenibili, autoalimentati e resilienti, come va di moda dire oggi, perchè pensati per il "core business" degli edifici, che è quello di ospitare le persone, e non di non consumare energia nel farlo.

a questo a livello europeo si aggiunge il fatto che oramai, siccome hanno capito tutti che ad essere efficienti si risparmiano soldi, ci sono sempre più lobby impegnate a dire: costringiamo gli utenti ad essere più efficienti del ragionevole, così questi soldi che vengono risparmiati glieli ripreleviamo (immobilizzandoli in investimenti con PBT irragionevoli) per finanziare i nostri margini.
saranno anche azioni legittime di politica industriale, ma proprio non mi riesce di condannare l'utente che si difende da questo tipo di approccio.
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tutor7
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Re: Rendimento impianto

Messaggio da tutor7 »

Oggi mi son dato una rinfrescata alla norma ed effettivamente se c'è parecchio fotovoltaico il rendimento teorico è infinito...

Ad ogni modo restano sbagliati gli altri!
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