mi sono riletto la discussione. lì sostenevo:
Ronin 6 mesi fa ha scritto:mediamente le pdc sono una buona scelta se:
a) ho le detrazioni
b) ho l'obbligo di montare pdc
se non c'è questo "boost" (e cioè in tutti i campi al di fuori del residenziale e dei nuovi edifici), le pompe di calore elettriche sono un sistema da cui tenersi alla larga. e non perchè non convengano, ma perchè l'azzoppamento che subiscono per via del cosiddetto rapporto elettrotermico (dei prezzi unitari, in questo caso) ne distrugge la pur superiore efficienza energetica, sicchè sul mercato si trovano alternative più convenienti per realizzare l'efficienza
...
una tecnologia che avrebbe enormi applicazioni, con benefici energetici esaltanti, è quindi sostanzialmente confinata nel ghetto degli edifici residenziali
qui invece ho scritto:
Ronin oggi ha scritto:l'impiego di tecnologie elettriche porta in molti contesti a un bagno di sangue economico (il kWh termico di una caldaia a condensazione alimentata con metano con accisa industriale costa il 20% in meno di quello prodotto da una pompa di calore a COP=4 alimentata in bT).
in tali contesti la dimostrazione di impossibilità tecnica è la strada più giusta, e giustamente viene prevista dal decreto/direttiva.
mi sembra di essere abbastanza allineato con il Ronin dell'epoca: le pompe di calore elettriche possono essere una buona scelta nelle applicazioni con costo del gas di tipo civile, mentre nell'industriale sono automaticamente fuori gioco. anche nelle applicazioni civili, ovviamente, la penalizzazione tariffaria fa sì che per ripagarsi debbano lavorare il più possibile, e quindi l'impianto ibrido è la scelta migliore, se la dimensione lo permette.
anche nella discussione dell'epoca avevo parlato di soluzioni "innovative" (senza dettagliarle), che permettono alle pdc di essere più competitive della sostituzione integrale di generatore di calore.
oggi che ho approfondito l'argomento, ho in mano un portfolio di soluzioni con rendimenti economici non esaltanti, ma comunque adeguati (PBT<5 anni), tra cui: recupero termodinamico sul trattamento aria con polivalenti acqua/acqua o aria/acqua, recupero dai fumi e dall'intercooler dei motori cogenerativi con pdc ad assorbimento BrLi (oppure a compressione di NH3), taglio dello zoccolo (integrazione in CT di pompe di calore per la quota di fabbisogno presente almeno per 3000 ore invernali).
si tratta di applicazioni che diventano più competitive al crescere della taglia (giacchè l'unico incentivo raggiungibile sono i TEE).
quindi ho riflettuto più a fondo, ma senza cambiare idea
per amor di verità avevo anche scritto:
Ronin ha scritto:teleriscaldamento (sistema con cui si produce a bassa efficienza elettricità da immettere in rete che senza gli incentivi non sarebbe conveniente giammai, e il calore che resta lo si vende a prezzi da capogiro ai poveri utenti finali che non possono farci niente; e magari lo si fa pure bruciando rifiuti e raccontando che fa bene all'ambiente).
il che dimostra che anch'io sul TLR ho idee contrastate e non definitive, e quindi talvolta mi contraddico sul tema. ma è perché "teleriscaldamento" è una dizione troppo vasta, che comprende impianti troppo differenti tra loro: bisognerebbe astenersi dal generalizzare, ma qualche volta preferisco farlo comunque, per non appesantire troppo un pensiero (la citazione in questione confrontava la cogenerazione con il TLR: inevitabile mettere in risalto i pregi della prima, mentre confrontando il TLR con le caldaiette emergono i pregi del secondo).
mat ha scritto: Non ho capito questo passaggio: la N non sta per near?
sta per "net" (almeno credo, l'hanno cambiato tre-quattro volte
): cioè si intende che l'edificio raggiunge lo zero energy grazie alla rete, in cui immette un surplus nei periodi favorevoli, e da cui lo ripreleva nei periodi sfavorevoli alla produzione da rinnovabili: che è l'unico modo di essere zero con le rinnovabili, visto che la loro produzione è incostante.
chiaramente tale meccanismo impone che la rete sia quella elettrica, al massimo affiancata dal teleriscaldamento (perché la rete del gas, salvo casi comunque estranei agli edifici, eroga soltanto).
ora, un conto è la direttiva, e un conto la realtà.
la direttiva si pone come obiettivo lo switch da gas ad elettrico, per risolvere il problema della sovracapacità da rinnovabili.
l'italia lo abbraccia in pieno (d'altro canto, è il paese con più sovracapacità elettrica di tutti): il PAN rinnovabili prevede 850 kTEP di crescita dei consumi elettrici legati allo switch da gas a pompa di calore elettrica legati al residenziale (circa 3 GSm3 di metano) e addirittura 2000 kTEP legati al terziario (oltre 7 GSm3).
se i primi sono forse in qualche maniera raggiungibili (visto che con un corretto dimensionamento, la convenienza economica nel residenziale ci può essere), i secondi sono secondo me assolutamente illusori, visti gli attuali rapporti tariffari (per la cronaca, la forchetta si è ampliata, come avevo previsto, perché il gas è calato mentre l'elettricità è rimasta circa costante).
la direttiva quindi punta ad un obiettivo che dal punto di vista economico non si raggiunge spontaneamente, e che in molte situazioni corrisponde non solo a non guadagnare abbastanza, ma addirittura a rimetterci dei soldi: ecco perché impone questi obblighi cogenti, perché è l'unico maniera di avvicinarcisi (gli incentivi non basterebbero a ribaltare fondamentali economici che vi si oppongono).
il modo per guadagnarci comunque o almeno rimetterci meno soldi possibile, non può quindi essere che quello di incunearsi nelle maglie della rete cogente: nelle applicazioni non critiche rispettare gli obblighi sì, ma solo quelli (con impianti ibridi per la copertura dei picchi), e nelle applicazioni critiche chiamare in causa l'impossibilità tecnica, aumentando l'efficienza invece che la produzione da rinnovabili.
SuperP ha scritto:Vieni al MCE, vieni. Ti porto a vantarti
dai, su, non te la prendere per una battuta.
ad MCE non ho ancora deciso che giorno andare, ma se si riesce un bicchiere di vino al bar lo offro volentieri a tutti e due (a te passito, ovviamente
).